come attesta il Cancelliere aggiunto dell’Ufficio generale del
Registro per lo stato dell’Australia del Sud, e, più recentemente,
dell’Assemblea Spirituale Nazionale dei Bahá’í delle
Isole Britanniche, nell’agosto del 1939, come società a responsabilità
illimitata senza scopo di lucro, secondo la Legge
sulle società del 1929, com’è certificato dall’Assistente cancelliere
delle Società della City di Londra.
19 Contemporaneamente al riconoscimento legale di queste кредит без справки о доходах
Assemblee Nazionali, seguendo l’esempio dato
dall’Assemblea di Chicago nel febbraio 1932, un numero
molto più grande di Assemblee locali bahá’í ottennero similmente
il riconoscimento legale in paesi disparati come gli Stati
Uniti d’America, l’India, il Messico, la Germania, il Canada,
l’Australia, la Nuova Zelanda, la Birmania, il Costa Rica, il
Belucistan e le isole Hawaii. Le Assemblee Spirituali dei Bahá’í
di Esslingen in Germania, di Città del Messico nel Messico,
di San Josè in Costa Rica, di Sydney e Adelaide in Australia,
di Auckland nella Nuova Zelanda, di Delhi, Bombay,
Karachi, Poona, Calcutta, Secunderabad, Bangalore, Vellore,
Ahmedabad, Serampore, Andheri e Baroda in India, di Tuetta
nel Belucistan, di Rangoon, Mandalay e Daidanow-Kalazoo in
Birmania, di Montreal e Vancouver in Canada, di Honolulu
nelle isole Hawaii e di Chicago, New York, Washington D. C., кредит без справки о доходах
Boston, San Francisco, Philadelphia, Kenosha, Teaneck, Racine,
Detroit, Cleveland, Los Angeles, Milwaukee, Minneapolis,
Cincinnati, Winnetka, Phoenix, Columbus, Lima, Portland,
Jersey City, Wilmette, Peoria, Seattle, Binghamton,
Helena, Richmond Highlands, Miami, Pasadena, Oakland,
Indianapolis, St. Paul, Berkeley, Urbana, Springfield e Flint
negli Stati Uniti d’America – tutte queste Assemblee riuscirono,
gradualmente e dopo aver sottoposto alle autorità civili
dei rispettivi stati o province testi quasi identici di costituzioni
locali bahá’í, a costituirsi in società ed enti morali riconosciuti
NASCITA E INSEDIAMENTO DELL’ORDINE AMMINISTRATIVO
465
dalla legge e protetti dai regolamenti civili operanti nei rispettivi
paesi.
20 Come la formulazione delle costituzioni bahá’í aveva
fornito alle Assemblee Spirituali la base per l’acquisizione
dello stato giuridico, così il riconoscimento che autorità
nazionali e locali accordarono ai rappresentanti eletti delle
comunità bahá’í aprì la strada all’istituzione di proprietà
bahá’í nazionali e locali, una storica impresa che, com’era
accaduto per altre precedenti importanti conquiste, la
comunità bahá’í americana affrontò per prima. In molti casi
le proprietà, per il loro carattere religioso, sono state esentate
dalle tasse governative e municipali, in seguito a
istanze presentate alle autorità civili da istituzioni bahá’í
legalmente riconosciute, sebbene, in molti paesi, il valore
delle proprietà ammontasse a somme considerevoli.
21 Negli Stati Uniti d’America le proprietà nazionali della
Fede, che già ammontavano a un milione e settecento
cinquantamila dollari ed erano state istituite con una serie
di Accordi consorziali (Indentures of Trust), create nel
1928, ’29, ’35, ’38, ’39, ’41 e ’42 dall’Assemblea Spirituale
Nazionale del paese in qualità di Fiduciaria della
Comunità bahá’í americana, comprendono ora il terreno e
le strutture del Mashriqu’l-Adhkár e la villetta del suo custode
a Wilmette, Illinois, l’adiacente Ḥaẓíratu’l-Quds
(Sede nazionale bahá’í) e i suoi uffici amministrativi supplementari,
la Foresteria, la Casa dell’amicizia, la Sala
bahá’í, lo Studio delle arti e mestieri, una fattoria, numerose
villette, parecchi appezzamenti di terreno, fra i quali la
tenuta di Montsalvat, benedetta dai passi di ‘Abdu’l-Bahá a
Green Acre, nello Stato del Maine, Casa Bosch, la Sala
bahá’í, un frutteto, Redwood Grove, un dormitorio e i
fabbricati del Ranch a Geyserville, California, Casa Wilhelm,
Evergreen Cabin, una pineta e sette lotti con fabDIO
PASSA NEL MONDO
466
bricati a West Englewood, New Jersey, dove si svolse la
memorabile Festa dell’unità offerta da ‘Abdu’l-Bahá nel
giugno 1912 ai bahá’í del distretto metropolitano di New
York, Casa Wilson, benedetta dalla Sua presenza, e alcuni
terreni a Madeln, Massachussetts, Casa Mathews e gli edifici
del Ranch a Pine Valley, Colorado, terreni a Muskegon,
Michigan, e un lotto per un cimitero a Portsmouth,
New Hampshire.
22 Di importanza ancor più grande e, nel loro insieme, di
valore di gran lunga superiore alle proprietà nazionali della
comunità bahá’í americana sono i beni che la Fede possiede
nella sua terra d’origine, anche se i titoli di proprietà sono
amministrati fiduciariamente da individui per l’impossibilità in
cui si trova la comunità bahá’í persiana di ottenere il riconoscimento
legale delle sue Assemblee nazionale e locali. Alla
Casa del Báb a Shíráz e alla Casa avita di Bahá’u’lláh a Tákur
nel Mázindarán, proprietà della comunità già nei giorni del
ministero di ‘Abdu’l-Bahá, dopo la Sua ascensione si sono
aggiunti estesi possedimenti nei dintorni della capitale, situati
sulle pendici del monte Elburz in posizione dominante sulla
città natale di Bahá’u’lláh, che comprendono una fattoria, un
giardino e una vigna e un’area di oltre tre milioni e mezzo di
metri quadrati destinata alla futura sede del primo Mashriqu’l-
Adhkár in Persia. Altre acquisizioni hanno notevolmente
ampliato le dimensioni delle proprietà bahá’í del paese: la casa
in cui Bahá’u’lláh nacque a Teheran, numerosi edifici adiacenti
la casa del Báb a Shíráz, fra cui la casa di Suo zio materno,
l’Ḥaẓíratu’l-Quds di Teheran, il negozio di cui il Báb Si servì
negli anni in cui faceva il mercante a Búshihr, un quartiere del
villaggio di Chihríq dove fu confinato, la casa di Ḥájí Mírzá
Jání dove sostò mentre Si recava a Tabríz, il bagno pubblico
che frequentava a Shíráz e alcune case adiacenti, metà della
casa di Vaḥíd a Nayríz e parte della casa di proprietà di Ḥujjat
NASCITA E INSEDIAMENTO DELL’ORDINE AMMINISTRATIVO
467
a Zanján, i tre giardini presi in affitto da Bahá’u’lláh nel borgo
di Badasht, il luogo dove è sepolto Quddús a Bárfurush, la
casa del Kalántar di Teheran dove fu confinata Ṭáhirih, il
bagno pubblico visitato dal Báb quando era a Urúmíyyih
nell’Azerbaigian, la casa di proprietà di Mírzá
Ḥusayn-‘Alíy-i-Núr dove furono nascosti i resti del Báb, la
Bábíyyih, la casa di proprietà di Mullá Ḥusayn a Mashhad, la
residenza del Sulṭánu’sh-Shuhadá (Re dei martiri) e del
Maḥbúbu’sh-Shuhadá (Benamato dei martiri) a Iṣfáhán,
nonché un gran numero di luoghi e di case, fra i quali anche
tombe, associate a eroi e martiri della Fede. Questi possedimenti
che, salvo poche eccezioni, sono stati recentemente
acquistati in Persia, vengono ora preservati, di anno in anno
aumentati e, quando è necessario, accuratamente restaurati,
grazie all’assiduo impegno di un comitato nazionale appositamente
nominato, che opera sotto la costante supervisione
generale dei rappresentanti eletti dei credenti persiani.
23 Non si può omettere un accenno alle varie e sempre più
numerose proprietà nazionali che, fin dall’inizio dell’Ordine
Amministrativo della Fede di Bahá’u’lláh, sono state costantemente
acquistate in altre nazioni come l’India, la Birmania, le
Isole Britanniche, la Germania, l’Iraq, l’Egitto, l’Australia, la
Transgiordania e la Siria. Fra queste vanno menzionate specificamente
le Ḥaẓíratu’l-Quds dei bahá’í dell’Iraq,
dell’Egitto, dell’India e dell’Australia, la Casa bahá’í di Esslingen,
la Casa editrice dei bahá’í delle Isole Britanniche, la
Casa dei pellegrini bahá’í a Baghdad e i cimiteri bahá’í nelle
capitali della Persia, dell’Egitto e del Turchestan. Queste
proprietà, sparse dappertutto, siano terreni, scuole, sedi amministrative,
segretariati, biblioteche, cimiteri, ostelli o case
editrici, in parte registrate a nome di Assemblee Nazionali
dotate di personalità giuridica, in parte amministrate fiduciariamente
da credenti riconosciuti, hanno contribuito
DIO PASSA NEL MONDO
468
all’ininterrotta espansione delle proprietà nazionali bahá’í negli
ultimi anni e al consolidamento delle loro basi. Di vitale importanza,
anche se di minor significato, sono state le proprietà
locali che hanno integrato i patrimoni nazionali della Fede e
che, dopo l’acquisizione di personalità giuridica da parte di
Assemblee locali, sono state legalmente costituite e protette in
vari paesi in Oriente e in Occidente. Particolarmente in Persia
questi beni, siano essi terreni, edifici amministrativi, scuole o
altre istituzioni, hanno notevolmente arricchito e ampliato
l’ambito delle proprietà locali della comunità mondiale bahá’í.
24 Contemporaneamente all’istituzione e al riconoscimento
legale di Assemblee bahá’í locali e nazionali, alla
formazione dei rispettivi comitati, alla formulazione delle
costituzioni bahá’í locali e nazionali e all’istituzione di
proprietà bahá’í, queste Assemblee recentemente fondate
hanno intrapreso iniziative di grande importanza istituzionale,
tra le quali l’istituzione dell’Ḥaẓíratu’l-Quds, sede
dell’Assemblea Nazionale Bahá’í e perno di tutta la futura
attività amministrativa, deve essere considerata una delle
più importanti. Nata inizialmente in Persia, ora universalmente
conosciuta con il caratteristico nome ufficiale che
significa «sacro Ovile», segno di un notevole progresso
nell’evoluzione di un processo i cui inizi si possono ricondurre
alle riunioni clandestine che i perseguitati seguaci
della Fede di quel paese tenevano, talvolta in luoghi sotterranei
e nel cuore della notte, questa istituzione, ancora
nei primi stadi del suo sviluppo, ha già contribuito al
consolidamento delle funzioni interne dell’organica comunità
bahá’í e fornito un’ulteriore visibile prova della sua
costante crescita e del suo sorgente potere. Complementare
nelle funzioni al Mashriqu’l-Adhkár, edificio riservato
esclusivamente al culto bahá’í, questa istituzione, locale o
nazionale, man mano che le sue parti componenti, come il
NASCITA E INSEDIAMENTO DELL’ORDINE AMMINISTRATIVO
469
Segretariato, la Tesoreria, gli Archivi, la Biblioteca,
l’Ufficio editoriale, la Sala assembleare, la Camera del
consiglio, l’Ostello dei pellegrini saranno concentrate e
opereranno in un unico luogo, sarà sempre più considerata
il punto focale di tutta l’attività amministrativa bahá’í e
simboleggerà degnamente l’ideale di servizio che anima la
comunità nei confronti tanto della Fede quanto
dell’umanità in generale.
25 Dal Mashriqu’l-Adhkár, che Bahá’u’lláh nel Kitáb-
i-Aqdas decreta essere casa di culto, i rappresentanti
nazionali e locali delle comunità bahá’í con i membri dei
rispettivi comitati, riunendosi ogni giorno all’alba dentro
le sue mura, trarranno la necessaria ispirazione che
permetterà loro di svolgere i loro compiti e di far fronte
alle loro responsabilità, nel corso delle loro quotidiane
attività nell’Ḥaẓíratu’l-Quds, sede del lavoro amministrativo,
come si conviene agli amministratori scelti della
Sua Fede.
26 Sulle sponde del lago Michigan nei pressi del primo
centro bahá’í installato sul continente americano e
all’ombra del primo Mashriqu’l-Adhkár dell’Occidente,
nella capitale della Persia culla della Fede, in prossimità
della Più Grande Casa di Baghdad, nella città di ‘Ishqábad
accanto al primo Mashriqu’l-Adhkár del mondo bahá’í,
nella capitale egiziana centro del mondo arabo e islamico, a
Dehli capitale dell’India, persino a Sydney nella lontanissima
Australia sono già stati fatti i primi passi che alla fine
culmineranno nell’insediamento delle sedi amministrative
nazionali delle comunità bahá’í fondate in quei paesi, nel
pieno dello splendore e del potere.
27 Inoltre, localmente, nei paesi sopra elencati e in molti
altri, misure preliminari per la fondazione di questa istituzione
nella forma di una casa di proprietà o presa in affitto,
DIO PASSA NEL MONDO
470
sono state adottate dalle comunità locali bahá’í, prime fra
tutte i numerosi edifici amministrativi che i credenti, malgrado
le limitazioni cui sono soggetti, sono riusciti ad acquistare
o costruire in varie province della Persia.
28 Altrettanto importante per l’evoluzione dell’Ordine
Amministrativo è stato il notevole progresso conseguito,
specialmente negli Stati Uniti d’America, dall’istituzione
delle scuole estive destinate a promuovere lo spirito di
cameratismo in un’atmosfera spiccatamente bahá’í, a
consentire la necessaria formazione degli insegnanti bahá’í
e a fornire agevolazioni per lo studio della storia e degli
insegnamenti della Fede e per una migliore comprensione
dei suoi rapporti con le altre religioni e con la società
umana in generale.
29 Installati in tre centri regionali per i tre maggiori
distretti del continente nordamericano, a Geyserville sulle
colline californiane (1927), a Green Acre sulle rive del
Piscataqua nello stato del Maine (1929) e a Louhelen
Ranch, presso Davison, nel Michigan (1931) e recentemente
rafforzati dalla Scuola internazionale, fondata a Pine
Valley, Colorado Springs, dedicata alla formazione degli
insegnanti bahá’í che vogliono servire in altri paesi, e in
particolare in America Latina, questi tre istituti educativi
bahá’í embrionali, con la costante espansione dei loro
programmi, hanno dato un esempio degno d’essere emulato
da altre comunità bahá’í in Oriente e in Occidente.
Promuovendo lo studio intensivo degli Scritti bahá’í e della
storia degli albori della Fede, organizzando corsi sulle
dottrine e sulla storia dell’Islam, convegni per la promozione
dell’amicizia tra le razze, corsi pratici destinati a far
conoscere ai partecipanti i processi dell’Ordine Amministrativo
bahá’í, speciali sessioni dedicate all’educazione dei
giovani e dei fanciulli, corsi per imparare a parlare in pubNASCITA
E INSEDIAMENTO DELL’ORDINE AMMINISTRATIVO
471
blico, conferenze di Religione comparata, discussioni di
gruppo sui molteplici aspetti della Fede, aprendo biblioteche,
organizzando classi di insegnamento, corsi di etica
bahá’í e sull’America Latina, introducendo sessioni invernali
aggiuntive, discussioni pubbliche e riunioni devozionali,
spettacoli e rappresentazioni, picnic e altre attività
ricreative, queste scuole, aperte a bahá’í e non bahá’í,
hanno dato un esempio così nobile da ispirare altre comunità
in Persia, nelle Isole Britanniche, in Germania, Australia,
Nuova Zelanda, India, Iraq ed Egitto a intraprendere
i passi iniziali necessari a metterle in grado di fondare,
seguendo gli stessi orientamenti, istituzioni che promettono
di trasformarsi nelle future università bahá’í.
30 Fra gli altri fattori che hanno contribuito all’espansione
e all’affermazione dell’Ordine Amministrativo si possono
citare le attività organizzate dei giovani bahá’í, già molto
avanzate in Persia e negli Stati Uniti d’America e più recentemente
avviate in India, nelle Isole Britanniche, in
Germania, Iraq, Egitto, Australia, Bulgaria, isole Hawaii,
Ungheria e Avana. Queste attività comprendono annuali
Simposi mondiali della gioventù bahá’í, sessioni giovanili
delle scuole estive bahá’í, bollettini e riviste per giovani, un
Ufficio internazionale di corrispondenza, agevolazioni per
la registrazione dei giovani che desiderano abbracciare la
Fede, pubblicazione di schemi e riferimenti per lo studio
degli insegnamenti e l’organizzazione di un gruppo di studio
bahá’í fra le attività ufficiali di una delle principali università
americane. Tali attività includono inoltre «giornate
di studio» in case e centri bahá’í, classi per lo studio
dell’esperanto e di altre lingue, l’organizzazione di biblioteche
bahá’í, l’apertura di sale di lettura, la produzione di
spettacoli e rappresentazioni bahá’í, l’organizzazione di
gare di oratoria, l’educazione degli orfani, l’organizzazione
DIO PASSA NEL MONDO
472
di classi per imparare a parlare in pubblico, di riunioni per
perpetuare la memoria di personaggi storici bahá’í, di
conferenze regionali fra gruppi e di sessioni per i giovani in
concomitanza con le convenzioni annuali.
31 Ulteriori fattori che hanno promosso lo sviluppo di
quell’Ordine e contribuito al suo consolidamento sono
l’istituzione sistematica della Festa del diciannovesimo
giorno, funzionante nella maggior parte delle comunità
bahá’í in Oriente e in Occidente, con un triplice accento
sugli aspetti devozionale, amministrativo e sociale della
vita comunitaria bahá’í, l’avvio di attività destinate a preparare
un censimento dei bambini bahá’í e a mettere a loro
disposizione corsi pratici, libri di preghiera e letteratura
elementare, la stesura e la pubblicazione di una raccolta di
autorevoli dichiarazioni sul carattere non politico della
Fede, sulla partecipazione a organismi religiosi non bahá’í,
sui metodi d’insegnamento, sull’atteggiamento bahá’í nei
confronti della guerra, sulle istituzioni della Convenzione
annuale, della Assemblea Spirituale bahá’í, della Festa del
diciannovesimo giorno e del Fondo nazionale. Si devono
inoltre menzionare la costituzione di Archivi nazionali per
l’autenticazione, la raccolta, la traduzione, la catalogazione
e la conservazione delle Tavole di Bahá’u’lláh e di ‘Abdu’l-
Bahá e per la preservazione di sacre reliquie e documenti
storici, la verifica e la trascrizione delle Tavole originali
del Báb, di Bahá’u’lláh e ‘Abdu’l-Bahá di proprietà
di credenti orientali, la compilazione di una dettagliata
storia della Fede dagli inizi ad oggi, l’apertura di un Ufficio
internazionale bahá’í a Ginevra, l’organizzazione di convenzioni
distrettuali, l’acquisizione di siti storici, la fondazione
di biblioteche commemorative bahá’í e l’apertura di
una fiorente Cassa di Risparmio per i bambini in Persia.
NASCITA E INSEDIAMENTO DELL’ORDINE AMMINISTRATIVO
473
32 Non si può omettere un accenno alla partecipazione
ufficiale e ufficiosa di rappresentanti di queste comunità
nazionali bahá’í di nuova fondazione alle attività e ai lavori
di una grande varietà di congressi, associazioni, convenzioni
e convegni tenuti in vari paesi europei, asiatici e americani
per la promozione dell’unità religiosa, della pace,
dell’istruzione, della cooperazione internazionale,
dell’amicizia fra le razze e di altri scopi umanitari. Con
organismi come il Convegno di alcune religioni viventi
nell’Impero britannico, svoltosi a Londra nel 1924, e il
Sodalizio mondiale delle fedi svoltosi nella stessa città nel
1936, con i Congressi universali degli esperantisti tenuti
annualmente in varie capitali europee, con l’Istituto per la
cooperazione intellettuale, con la Mostra del secolo del
progresso di Chicago nel 1933, con la Fiera mondiale di
New York nel 1938 e 1939, con l’Esposizione internazionale
del Golden Gate di San Francisco del 1939, con la
prima convenzione del Congresso religioso svoltasi a
Calcutta, con il secondo Convegno culturale panindiano
nella stessa città, con la convenzione dell’Associazione di
tutte le fedi a Indore, con i convegni Arya Samaj e Brahmo
Samaj nonché con i convegni della Società teosofica e con i
Convegni femminili panasiatici in varie città dell’India, con
il Concilio mondiale della gioventù, con il Congresso delle
donne orientali a Teheran, con il Convegno delle donne del
Pacifico a Honolulu, con la Lega femminile internazionale
per la pace e con il Convegno dei popoli a Buenos Aires in
Argentina – con questi e altri convegni sono state coltivate,
in una forma o in un’altra, relazioni che sono servite al
duplice scopo di dimostrare l’universalità e la comprensività
della Fede di Bahá’u’lláh e ad allacciare importanti e
durevoli legami fra loro e le istituzioni dell’Ordine Amministrativo
sparse per il mondo.
DIO PASSA NEL MONDO
474
33 Né si possono ignorare o sottovalutare i contatti
stabiliti fra queste istituzioni e alcune delle più alte autorità
di governo in Oriente e in Occidente, nonché con i capi
dell’Islam in Persia, con la Società delle nazioni e persino
con sovrani, allo scopo di difendere i diritti dei seguaci
della Fede, di presentarne la letteratura o di spiegarne i fini
e gli scopi nei loro incessanti sforzi per difendere la causa di
un Ordine Amministrativo neonato. Le comunicazioni indirizzate
dai membri dell’Assemblea Spirituale Nazionale
dei Bahá’í degli Stati Uniti e del Canada, i campioni costruttori
di quell’Ordine, all’Alto commissario per la Palestina
per ottenere la restituzione delle chiavi della Tomba di
Bahá’u’lláh al suo custode, allo Scià di Persia, in quattro
occasioni, per chiedere giustizia per i loro confratelli perseguitati
nei suoi domini, al Primo ministro persiano sullo
stesso argomento, alla regina Maria di Romania esprimendo
gratitudine per i suoi storici omaggi alla Fede bahá’í,
ai capi dell’Islam in Persia per invocare armonia e pace
fra le religioni, al re Feisal dell’Iraq per ottenere la protezione
della Più Grande Casa di Baghdad, alle autorità sovietiche
a nome delle comunità bahá’í russe, alle autorità
tedesche sulle limitazioni di cui soffrivano i loro confratelli
del posto, al governo egiziano per l’emancipazione dei loro
correligionari dal giogo dell’ortodossia islamica, al Gabinetto
persiano in seguito alla chiusura degli istituti di educazione
bahá’í del paese, al Dipartimento di stato del
governo degli Stati Uniti, all’ambasciatore turco a Washington
e al Gabinetto turco di Ankara in difesa degli interessi
della Fede in Turchia, allo stesso Dipartimento di
stato per facilitare il trasferimento dei resti di Lua Getsinger
dal cimitero protestante del Cairo al primo cimitero
bahá’í costituito in Egitto, al Ministro persiano a Washington
sulla missione di Keith Ransom-Kehler, al re d’Egitto
NASCITA E INSEDIAMENTO DELL’ORDINE AMMINISTRATIVO
475
con acclusa letteratura bahá’í, ai governi degli Stati Uniti e
del Canada per esporre gli insegnamenti bahá’í sulla Pace
universale, al Ministro romeno a Washington, a nome dei
bahá’í americani, in occasione della morte della regina
Maria di Romania, al presidente Franklin D. Roosevelt per
fargli conoscere l’invito ai presidenti delle Repubbliche
americane proferito da Bahá’u’lláh nel Kitáb-i-Aqdas e
alcune preghiere rivelate da ‘Abdu’l-Bahá, tutte queste
comunicazioni costituiscono di per sé un notevole e illuminante
capitolo della storia dello sviluppo dell’Ordine
Amministrativo.
34 A queste vanno aggiunte le comunicazioni indirizzate dal
centro mondiale della Fede e da assemblee locali e nazionali
bahá’í, per telegrafo o per lettera, all’Alto commissario per la
Palestina per chiedere la restituzione delle chiavi della Tomba
di Bahá’u’lláh al suo custode originario, gli appelli rivolti da
centri bahá’í in Oriente e in Occidente alle autorità irachene
per la restituzione della Casa di Bahá’u’lláh a Baghdad, il
successivo appello al Segretario di stato britannico per le colonie
in seguito al verdetto della Corte d’appello di Baghdad a
questo proposito, i messaggi di apprezzamento alla Società
delle nazioni, a nome di comunità bahá’í in Oriente e in Occidente,
per la dichiarazione ufficiale del Consiglio della Società
a favore delle richieste presentate dagli instanti bahá’í, lo
scambio di numerose lettere fra il Centro internazionale della
Fede e Martha Root, archetipo degli insegnanti bahá’í, e la
regina Maria di Romania dopo la pubblicazione dei suoi storici
apprezzamenti sulla Fede, i messaggi di condoglianze indirizzati
alla regina Maria di Jugoslavia, a nome della Comunità
mondiale bahá’í, in occasione del trapasso della madre, e alla
Duchessa di Kent dopo la tragica morte del marito.
35 Meritano inoltre una speciale menzione la petizione
presentata dall’Assemblea Spirituale Nazionale dei Bahá’í
DIO PASSA NEL MONDO
476
dell’Iraq alla Commissione dei territori sotto mandato della
Società delle nazioni in seguito al sequestro della Casa di
Bahá’u’lláh a Baghdad, i messaggi inviati dalla medesima
Assemblea al re Ghází I dell’Iraq dopo la morte del padre e
in occasione del suo matrimonio, le condoglianze da essa
presentate per iscritto all’attuale reggente dell’Iraq al
momento dell’improvvisa morte del re, le comunicazioni
dell’Assemblea Spirituale Nazionale dei Bahá’í dell’Egitto
presentate al Primo ministro, al Ministro dell’interno e al
Ministro della giustizia, dopo il verdetto della Corte ecclesiastica
musulmana in Egitto, le lettere indirizzate
dall’Assemblea Spirituale Nazionale dei Bahá’í della Persia
allo Scià e al Gabinetto persiano in occasione della chiusura
delle scuole bahá’í e del bando imposto nel paese alla letteratura
bahá’í. Si possono inoltre menzionare i messaggi
scritti inviati dall’Assemblea Spirituale Nazionale dei Bahá’í
della Persia al Re di Romania e alla famiglia reale, in
occasione della morte della regina madre Maria,
all’Ambasciatore turco a Teheran, con acclusa la contribuzione
dei credenti persiani per le vittime del terremoto in
Turchia, le lettere di Martha Root al defunto presidente
von Hindenburg e al dottor Streseman, ministro degli esteri
tedesco, per accompagnare e presentare la letteratura bahá’í,
le sette petizioni indirizzate l’una dopo l’altra allo Scià
di Persia da Keith Ransom-Kehler e le sue numerose comunicazioni
a vari ministri e alti dignitari del regno durante
la sua memorabile visita in quella terra.
36 Accanto a queste prime mosse dell’Ordine Amministrativo
e contemporaneamente alla nascita delle comunità
nazionali bahá’í e alla formazione delle loro agenzie amministrative,
educative e d’insegnamento, si stava irresistibilmente
svolgendo l’imponente processo messo in moto
in Terra Santa, cuore e centro nevralgico dell’Ordine
NASCITA E INSEDIAMENTO DELL’ORDINE AMMINISTRATIVO
477
Amministrativo, nelle memorabili occasioni in cui Bahá’u’lláh
aveva rivelato la Tavola del Carmelo e visitato il
luogo del futuro sepolcro del Báb. Questo processo aveva
ricevuto uno straordinario impulso dall’acquisizione di
quel terreno poco dopo l’ascensione di Bahá’u’lláh, dal
successivo trasferimento delle spoglie del Báb da Teheran
ad ’Akká, dalla costruzione del sepolcro negli anni più
dolorosi della carcerazione di ‘Abdu’l-Bahá e infine dalla
definitiva tumulazione di quelle spoglie nelle viscere del
monte Carmelo, dalla costruzione di un ostello per i pellegrini
nelle immediate vicinanze del sepolcro e dalla selezione
del terreno della futura prima istituzione educativa
bahá’í su quel monte.
37 Approfittando della libertà concessa al centro mondiale
della Fede di Bahá’u’lláh dopo l’ignominiosa disfatta del
decrepito impero ottomano nella guerra del ’14-18, le forze
sprigionate dall’inizio del prodigioso Piano concepito da
Bahá’u’lláh potevano ora riversarsi incontrollate, sotto il
benefico influsso di un regime ben disposto, verso canali
destinati a rivelare a tutto il mondo i poteri di cui esso era
stato dotato. La tumulazione dello stesso ‘Abdu’l-Bahá in
una cripta del mausoleo del Báb che accresceva ulteriormente
la sacralità del monte, l’installazione d’un impianto
elettrico, il primo del genere nella città di Haifa, che inondava
di luce la Tomba di Colui al Quale, secondo le Sue
stesse parole, era stato negato persino «un lume acceso»
nella fortezza-prigione dell’Azerbaigian, la costruzione di
tre stanze supplementari adiacenti il Suo sepolcro a completamento
del piano di ‘Abdu’l-Bahá per il primo blocco
dell’Edificio, il notevole ampliamento, malgrado le macchinazioni
dei violatori del Patto, delle proprietà che circondano
quel sepolcro, che si estendono dal dorsale del
monte Carmelo fino alla colonia dei Templari situata ai suoi
DIO PASSA NEL MONDO
478
piedi e rappresentano un patrimonio valutato oltre quattrocentomila
sterline, l’acquisizione di quattro appezzamenti
di terreno destinati ai Santuari bahá’í e situati nella
piana di ‘Akká a nord, nel distretto di Beersheba a sud e
nella vallata del Giordano a est, per un totale di circa seicento
acri, la sistemazione di una serie di terrazze che,
secondo i progetti di ‘Abdu’l-Bahá, devono consentire il
diretto accesso alla Tomba del Báb dalla città che si stende
sotto la sua ombra, l’abbellimento dei suoi recinti con la
sistemazione di parchi e giardini aperti al pubblico tutti i
giorni che attraggono ai suoi cancelli turisti e residenti,
tutto ciò può essere considerato un segno iniziale della
meravigliosa espansione delle istituzioni e delle proprietà
internazionali della Fede nel centro mondiale. Particolare
significato ha avuto, inoltre, l’esenzione da aggravi fiscali
concessa dall’Alto commissario per la Palestina all’intero
appezzamento di terreno che circonda e ospita il Mausoleo
del Báb, alle adiacenti proprietà della scuola e degli archivi,
all’ostello dei pellegrini occidentali situato nelle vicinanze e
a luoghi di importanza storica come la Magione di Bahjí, la
Casa di Bahá’u’lláh in ‘Akká e il giardino di Riḍván a est
della città, l’insediamento delle succursali palestinesi delle
Assemblee Spirituali Nazionali americana e indiana sotto
forma di associazioni religiose legalmente riconosciute in
Palestina, per effetto di due formali istanze presentate alle
autorità civili (alla quale seguirà, per scopi di consolidamento
interno, l’analogo riconoscimento giuridico di
succursali di altre Assemblee Spirituali Nazionali del
mondo bahá’í) e il trasferimento alla succursale
dell’Assemblea Spirituale Nazionale americana, grazie a
una serie di non meno di trenta transazioni, di proprietà
destinate alla Tomba del Báb che nel complesso ammontano
a circa cinquantamila metri quadrati, la maggior parte
NASCITA E INSEDIAMENTO DELL’ORDINE AMMINISTRATIVO
479
dei cui titoli di proprietà portano la firma del figlio
dell’arciviolatore del Patto di Bahá’u’lláh, in qualità di
Cancelliere del catasto di Haifa.
38 Altrettanto significativa è stata la costruzione sul monte
Carmelo di due Archivi internazionali, uno adiacente il
Mausoleo del Báb, l’altro nelle immediate vicinanze della
tomba della Più Grande Santa Foglia, dove, per la prima
volta nella storia bahá’í, preziosissimi tesori finora dispersi
e spesso custoditi in luoghi nascosti, sono stati raccolti e
sono ora esposti ai pellegrini in visita. Fra questi tesori vi
sono i ritratti del Báb e di Bahá’u’lláh, reliquie personali
come capelli, le ceneri e indumenti del Báb, ciocche di
capelli e sangue di Bahá’u’lláh, oggetti di Sua proprietà
come un portapenne, abiti, táj di broccato (copricapi), il
kashkúl dei giorni di Sulaymáníyyih, un orologio e un
Corano, manoscritti e Tavole di inestimabile valore, alcuni
miniati, come una parte delle Parole Celate manoscritte da
Bahá’u’lláh, il Bayán persiano trascritto da Siyyid Ḥusayn,
amanuense del Báb, gli originali delle Tavole alle Lettere
del Vivente scritte a penna dal Báb e il manoscritto delle
Lezioni di San Giovanni d’Acri. Questa preziosa raccolta
comprende inoltre oggetti ed effetti personali di ‘Abdu’l-
Bahá, il vestito insanguinato del Ramo Più Puro,
l’anello di Quddús, la spada di Mullá Ḥusayn, i sigilli del
Visir, il padre di Bahá’u’lláh, la spilla regalata dalla Regina
di Romania a Martha Root, gli originali delle lettere scritte
dalla Regina a Martha Root e ad altre persone e dei suoi
ferventi elogi della Fede e una ventina di volumi di preghiere
e Tavole rivelate dai Fondatori della Fede, autenticati
e trascritti da Assemblee bahá’í in Oriente, ad arricchire
la già vasta raccolta dei loro scritti pubblicati.
39 Inoltre, a ulteriore testimonianza del maestoso sviluppo
e del progressivo consolidamento della colossale impresa
DIO PASSA NEL MONDO
480
iniziata da Bahá’u’lláh su quella santa montagna, si può
accennare alla selezione di una parte della proprietà della
scuola situata nelle vicinanze del Mausoleo del Báb quale
permanente sepoltura della Più Grande Santa Foglia, «amatissima
» sorella di ‘Abdu’l-Bahá, la «foglia germogliata
» dalla «Radice preesistente», «fragranza» del «fulgido
manto» di Bahá’u’lláh, da Lui innalzata a «uno stadio
che nessun’altra donna ha superato» e paragonabile per
rango a immortali eroine come Sara, Ásíyih, la Vergine
Maria, Fáṭimih e Ṭáhirih, ciascuna delle quali ha eclissato
tutte le altre donne nelle rispettive Dispensazioni. E infine
si deve menzionare, come ulteriore prova delle benedizioni
scaturite dal Piano Divino, il trasferimento, pochi anni
dopo, nello stesso santificato luogo, dopo una separazione
nella morte di oltre mezzo secolo e malgrado le proteste del
fratello e luogotenente dell’arciviolatore del Patto di Bahá’u’lláh,
dei resti del Ramo Più Puro, il figlio martire di
Bahá’u’lláh, «creato dalla luce di Bahá», «Pegno di Dio»
e Suo «Tesoro» in Terra Santa, offerto dal Padre come
«pegno di riscatto» per la rigenerazione del mondo e
l’unificazione dei suoi popoli. Nello stesso luogo di sepoltura
e nello stesso giorno in cui furono tumulati i resti
del Ramo Più Puro, fu trasferita anche la salma di sua
madre, la santa Navváb, colei delle cui atroci afflizioni,
come ‘Abdu’l-Bahá attesta in una Tavola, il LIV capitolo
di Isaia ha reso piena testimonianza, il cui «Sposo», secondo
le parole del Profeta, è «il Signore degli eserciti», la
cui «discendenza entrerà in possesso delle nazioni» e che
Bahá’u’lláh, nelle Sue Tavole, ha destinato essere Sua
«consorte in ciascuno dei Suoi mondi».
40 Il congiungimento di queste tre tombe all’ombra della
Tomba del Báb, strette al cuore del Carmelo, di rimpetto
alla candida città che sorge al di là della baia di ‘Akká, la
NASCITA E INSEDIAMENTO DELL’ORDINE AMMINISTRATIVO
481
Qiblih del mondo bahá’í, situate in un giardino di squisita
bellezza, rafforza, se ne leggiamo correttamente il significato,
le potenzialità spirituali di un luogo destinato da
Bahá’u’lláh a essere la sede del trono di Dio. Segna altresì
un’ulteriore pietra miliare sulla strada che alla fine porterà
all’insediamento di quel permanente Centro Amministrativo
mondiale della futura Confederazione bahá’í destinato
a non essere mai separato dal Centro spirituale della Fede e
a funzionare nelle sue vicinanze, in una terra già riverita e
considerata sacra dagli aderenti di tre fra i principali sistemi
religiosi del mondo.
41 Altrettanto significativi sono stati l’erezione della
sovrastruttura e il completamento delle decorazioni esterne
del primo Mashriqu’l-Adhkár dell’Occidente, la più nobile
delle imprese che hanno immortalato i servizi resi dalla
comunità bahá’í americana alla Causa di Bahá’u’lláh. Realizzata
per opera di un Ordine Amministrativo, pienamente
funzionante e recentemente stabilito, questa impresa ha
notevolmente accresciuto il prestigio, consolidato la forza
e ampliato le istituzioni sussidiarie della comunità che ne
hanno reso possibile la costruzione.
42 Concepita quarantun anni or sono, nata dalla spontanea
richiesta indirizzata nel marzo del 1903 ad ‘Abdu’l-Bahá
dalla «Casa di spiritualità» dei bahá’í di Chicago, il primo
centro bahá’í installato nel mondo occidentale, i cui membri,
ispirati dall’esempio dei costruttori del Mashriqu’l-
Adhkár di ‘Ishqábád, avevano chiesto il permesso di
costruire un Tempio simile in America, benedetta dalla Sua
approvazione e dal Suo alto encomio in una Tavola da Lui
rivelata nel giugno dello stesso anno, varata dai delegati di
varie Assemblee americane riuniti a Chicago nel novembre
del 1907 per scegliere il terreno del Tempio, posta su una
base nazionale tramite una corporazione religiosa nota
DIO PASSA NEL MONDO
482
come «Unità del Tempio bahá’í» che fu legalmente riconosciuta
poco dopo la prima Convenzione bahá’í americana
tenutasi nella stessa città nel marzo del 1909, onorata
dalla presenza di ‘Abdu’l-Bahá Che presiedette alla cerimonia
della posa della prima pietra in occasione della Sua
visita al terreno nel maggio 1912, quest’impresa, il massimo
successo dell’Ordine Amministrativo della Fede di
Bahá’u’lláh nel primo secolo bahá’í, aveva continuato
dopo quella memorabile occasione a progredire in modo
discontinuo fino al momento in cui, saldamente poste le
fondamenta di quell’Ordine nel continente nordamericano,
la comunità bahá’í americana non fu in grado di utilizzare
gli strumenti che aveva forgiato per l’efficiente prosecuzione
del suo compito.
43 Durante la Convenzione bahá’í americana del 1914
l’acquisto della proprietà del Tempio era stato perfezionato.
La Convenzione del 1920, tenutasi a New York, che era stata
preventivamente incaricata da ‘Abdu’l-Bahá di scegliere il
progetto del Tempio, tra numerosi disegni presentati a concorso
scelse quello di Louis J. Bourgeois, architetto franco-
canadese, una scelta che fu poi approvata da ‘Abdu’l-
Bahá. I contratti per lo scavo dei nove grandi cassoni di
fondazione che sorreggono la parte centrale del fabbricato,
profondi 120 piedi sotto il livello del suolo, e quelli per la costruzione
della struttura del basamento furono poi aggiudicati
nel dicembre del 1920 e nell’agosto del 1921. Nell’agosto del
1930, malgrado la prevalente crisi economica e in un periodo
di disoccupazione senza precedenti nella storia americana, fu
concluso un altro contratto, con altri ventiquattro subcontratti,
per l’erezione della sovrastruttura. I lavori furono completati
per il 1° maggio 1931, giorno in cui nel nuovo edificio fu celebrato
il primo servizio devozionale in concomitanza col diciannovesimo
anniversario della consacrazione del terreno da
NASCITA E INSEDIAMENTO DELL’ORDINE AMMINISTRATIVO
483
parte di ‘Abdu’l-Bahá. La decorazione della cupola fu iniziata
nel giugno 1932 e terminata nel gennaio del 1934. La decorazione
del lucernario fu ultimata nel luglio del 1935 e quella
del sottostante blocco della galleria, nel novembre del 1938.
La decorazione del piano principale, malgrado lo scoppio di
questa guerra, fu iniziata nell’aprile del 1940 e completata nel
luglio del 1942, mentre i diciotto gradini circolari furono messi
in posa entro il dicembre del 1942, diciassette mesi prima della
celebrazione del centenario della Fede, il periodo entro il quale
era previsto il completamento dell’esterno del Tempio e
quarant’anni dopo che i credenti di Chicago avevano sottoposto
ad ‘Abdu’l-Bahá la loro richiesta e ricevuto la Sua approvazione.
44 Questo incomparabile edificio, il primo frutto di un
Ordine Amministrativo che stava lentamente maturando, la
più nobile struttura costruita nel primo secolo bahá’í,
simbolo e precursore di una futura civiltà mondiale, si erge
nel cuore del continente nordamericano, sulla riva occidentale
del lago Michigan ed è circondato da un terreno di
proprietà di poco meno di sette acri. È stato finanziato, per
un costo di oltre un milione di dollari, dalla comunità bahá’í
americana, aiutata di tanto in tanto da contributi volontari
di credenti dichiarati in Oriente e in Occidente di origine
cristiana, musulmana, ebrea, indù, buddhista e zoroastriana.
Nella fase iniziale è stato associato ad ‘Abdu’l-Bahá e
negli stadi conclusivi della sua costruzione alla memoria
della Più Grande Santa Foglia, del Ramo Più Puro e della
loro madre. La sua struttura, un candido edificio a nove
lati, di disegno originale e incomparabile, s’innalza da una
fuga di bianchi gradini che ne circondano la base ed è
sormontata da una maestosa cupola di squisite proporzioni
che sorregge nove costoloni affusolati disposti simmetricamente,
di significato decorativo e strutturale, che si
DIO PASSA NEL MONDO
484
slanciano verso l’apice e infine convergono in un unico
blocco puntato verso il cielo. La struttura portante è
d’acciaio ricoperto di cemento armato e il materiale delle
decorazioni è una combinazione di quarzo cristallino,
quarzo opaco e cemento bianco di Portland: ne risulta un
composto di colore chiaro, solido e duraturo come pietra,
resistente alle intemperie, lavorato secondo un disegno
delicato come un merletto. S’innalza per 191 piedi dal pavimento
della base al culmine dei costoloni che abbracciano
la cupola emisferica alta 49 piedi e larga al diametro esterno
90, la cui superficie è per un terzo traforata in modo da
lasciar entrare la luce durante il giorno e da diffonderla
durante la notte. È sorretto da pilastri alti 45 piedi e al di
sopra delle nove porte, una delle quali guarda verso ‘Akká,
riporta nove frasi selezionate dagli scritti di Bahá’u’lláh,
nonché il Più Grande Nome al centro di ciascuno degli
archi che sovrastano le porte. È consacrato esclusivamente
al culto, senza riti o cerimonie ed è dotato di un auditorium
che può accogliere 1600 persone a sedere e dovrà essere
completato da istituzioni accessorie di utilità sociale che
dovranno sorgere nelle vicinanze: un orfanotrofio, un ospedale,
un dispensario per i poveri, un ricovero per gli
invalidi, un ostello per i viaggiatori e un istituto superiore
per lo studio delle arti e delle scienze. Già molto tempo
prima della sua costruzione, e ancor più oggi, sebbene la
decorazione interna non sia stata ancora iniziata, ha evocato
ed evoca, nella stampa, nei giornali tecnici e nelle riviste
degli Stati Uniti e di altri Paesi, tanto interesse e tali
commenti da giustificare le speranze e le aspettative nutrite
da ‘Abdu’l-Bahá. Il suo modello è stato esposto in centri
d’arte, gallerie, fiere regionali ed esposizioni nazionali, tra
cui si può ricordare l’Esposizione del secolo del progresso
tenuta a Chicago nel 1933, dove non meno di diecimila
NASCITA E INSEDIAMENTO DELL’ORDINE AMMINISTRATIVO
485
persone al giorno devono averlo visto attraversando la Sala
delle religioni e una copia fa ora parte della mostra permanente
del Museo della scienza e dell’industria di Chicago.
Le sue porte sono ora gremite da visitatori provenienti
da vicino e da lontano, in rappresentanza di quasi
tutti i paesi del mondo, il cui numero nel periodo giugno
1932 - ottobre 1941 ha superato le centotrentamila persone.
Si può dire con certezza che questo grande «silenzioso
insegnante» della Fede di Bahá’u’lláh ha contribuito
alla diffusione della conoscenza della Sua Fede e dei Suoi
insegnamenti in una misura alla quale nessun altra agenzia
operante nella struttura del suo Ordine Amministrativo si è
mai, neanche lontanamente, avvicinata.
45 «Quando saranno poste le fondamenta del Mashriqu’l-
Adhkár in America», ha predetto ‘Abdu’l-Bahá, «e
questo divino Edificio sarà completato, nel mondo
dell’esistenza comparirà un mirabilissimo entusiasmante
moto… Da quel punto di luce lo spirito dell’insegnamento,
della diffusione della Causa di Dio e della promozione
degli insegnamenti di Dio permeerà tutte le parti del
mondo». «Senza dubbio, da questo Mashriqu’l-Adhkár»,
ha affermato nelle Tavole del Piano Divino, «ne nasceranno
altre migliaia». «Esso segna», ha scritto ancora,
«l’inizio del Regno di Dio sulla terra». E inoltre: «È lo
stendardo evidente che garrisce al centro di quel grande
continente». «Migliaia di Mashriqu’l-Adhkár… saranno
costruiti in Oriente e in Occidente», ha dichiarato mentre
consacrava il terreno del Tempio, «ma questo, essendo il
primo eretto in Occidente, ha grande importanza».
«Questa organizzazione del Mashriqu’l-Adhkár», ha dichiarato
inoltre riferendoSi a quell’edificio, «sarà un modello
per i secoli avvenire e acquisterà lo stadio di madre
».
DIO PASSA NEL MONDO
486
46 «L’idea iniziale», ha testimoniato l’architetto del
Tempio, «non era umana, perché, come i musicisti, gli artisti,
i poeti ricevono ispirazione da un altro reame, così
l’architetto del Tempio, in tutti gli anni del suo lavoro, ha
sempre saputo che Bahá’u’lláh era il creatore dell’edificio
che doveva essere eretto per glorificarLo». «In questo
nuovo progetto», ha anche scritto, «… è intessuto in forma
simbolica il grande insegnamento bahá’í dell’unità, l’unità
di tutte le religioni e di tutta l’umanità. Vi sono combinazioni
di linee matematiche simboleggianti quelle
dell’universo e nel loro intricato fondersi di cerchio in
cerchio, e cerchio dentro cerchio, si vede il fondersi di tutte
le religioni in una sola». E ancora: «Un cerchio di gradini,
diciotto in tutto, circonderà all’esterno la struttura e condurrà
al piano dell’auditorio. I diciotto gradini rappresentano
i primi diciotto discepoli del Báb e la porta alla quale
essi conducono rappresenta il Báb». «Poiché l’essenza dei
puri insegnamenti originari delle religioni storiche è la
stessa… nel Tempio bahá’í è usata un’architettura composita
che ne esprime l’essenza nella linea di ciascuno dei
grandi stili architettonici, armonizzandoli in un unico insieme
».
47 «È la prima idea nuova nell’architettura dopo il XIII
secolo», dichiarò il famoso architetto H. Van Buren Magonigle,
presidente dell’Ordine degli architetti, dopo aver
visto il modello in gesso del Tempio esposto nel palazzo
delle Società costruttrici di New York nel giugno del 1920.
«L’architetto», disse inoltre, «ha concepito un Tempio di
luce, nel quale le strutture, come usualmente s’intendono,
restano nascoste, i supporti visibili sono eliminati quanto
possibile e l’intera costruzione assume la aerea consistenza
di un sogno. È un involucro di merletto che racchiude
un’idea, l’idea della luce, un asilo fatto di tela di ragno inNASCITA
E INSEDIAMENTO DELL’ORDINE AMMINISTRATIVO
487
terposto fra terra e cielo, trapassato da parte a parte dalla
luce, una luce che in parte ne consuma le forme facendone
un oggetto di fiaba».
48 «Nelle forme geometriche dell’ornamentazione», ha
scritto un redattore nella notissima pubblicazione «Architectural
Record», «che ricoprono le colonne e circondano
le finestre e le porte del Tempio, si decifrano tutti i simboli
religiosi del mondo. Ci sono la svastica, il cerchio, la croce,
il triangolo, il doppio triangolo o stella a sei punte (sigillo di
Salomone) e, oltre a questi, il nobile simbolo dell’orbe
spirituale… la stella a cinque punte, la croce greca, la croce
romana e, suprema su tutto, la meravigliosa stella a nove
punte, raffigurata nella stessa pianta del Tempio, che ripetutamente
riaffiora nella decorazione a rappresentare la
gloria spirituale nel mondo di oggi».
49 «La più grande creazione dopo il periodo gotico», è
l’attestazione di George Grey Barnard, uno dei più noti
scultori degli Stati Uniti d’America, «e la più bella ch’io
abbia mai visto».
50 «È una nuova creazione», ha dichiarato Luigi Quaglino,
ex professore di architettura a Torino, dopo averne visto il
modello, «che rivoluzionerà l’architettura nel mondo ed è
la più bella ch’io abbia mai visto. Senza dubbio avrà una
parte duratura nella storia. È una rivelazione da un altro
mondo».
51 «Gli Americani», scrisse Shervin Cody nel supplemento
illustrato del New York Times, a proposito del modello del
Tempio, quando fu esposto nella Galleria Kevorkian di
New York, «dovranno soffermarsi abbastanza a lungo da
scoprire che un artista ha inserito in questo edificio il
concetto di una Società delle nazioni religiosa». E, per finire,
il tributo reso alle linee di questo Tempio, la più sacra
Casa di Culto del mondo bahá’í ora e nel futuro, e agli
DIO PASSA NEL MONDO
488
ideali in esso incorporati dal dottor Rexford Newcomb,
Preside del Collegio di belle arti e arti applicate
dell’Università dell’Illinois: «Questo “Tempio di luce” apre
sul terreno dell’esperienza umana nove grandi porte
d’accesso che invitano uomini e donne di ogni razza e
clima, di ogni fede e convinzione, in condizione di libertà o
di asservimento, a entrarvi per riconoscervi quella affinità e
quella fratellanza senza le quali il mondo moderno potrebbe
fare ben pochi ulteriori progressi… La cupola, di forma
appuntita, tesa verso cose più alte e migliori con la stessa
sicurezza delle linee ascendenti delle cattedrali medievali,
raggiunge, non solo nel simbolismo, ma anche nella proprietà
della struttura e nella pura leggiadria delle forme, una
bellezza ineguagliata sin dai tempi della costruzione della
michelangiolesca cupola della Basilica di San Pietro a
Roma».
CAPITOLO XXIII
Attacchi contro le istituzioni bahá’í
1 Le istituzioni che segnano l’ascesa e l’insediamento
dell’Ordine Amministrativo della Fede di Bahá’u’lláh non
restarono immuni (come la storia del loro sviluppo dimostra
abbondantemente) dagli assalti e dalle persecuzioni alle
quali la Fede, progenitrice di quell’Ordine, era stata sottoposta
per oltre settant’anni e di cui sta ancora soffrendo.
La comparsa di una comunità compatta, che si vantava di
essere una religione mondiale con ramificazioni estese nei
cinque continenti e rappresentanti una grande varietà di
razze, linguaggi, classi sociali e tradizioni religiose, fornita
di una letteratura diffusa sulla superficie della terra, che
esponeva la sua dottrina in molte lingue, di chiare vedute,
intrepida, vigile e determinata a conseguire il suo scopo a
costo di qualunque sacrificio, strutturalmente unita grazie
all’apparato di un Ordine Amministrativo divinamente
preordinato, non settaria né politica, fedele agli obblighi
civili e tuttavia di carattere sopranazionale, tenace
nell’aderenza alle leggi e alle ordinanze che regolano la sua
vita comunitaria – la comparsa di questa comunità, in un
mondo imbevuto di pregiudizi, adoratore di falsi idoli, lacerato
da divisioni interne e ciecamente aggrappato a dottrine
obsolescenti e a modelli imperfetti, era inevitabile che
presto o tardi scatenasse crisi altrettanto gravi, anche se
meno spettacolari, quanto le persecuzioni che in altri tempi
avevano imperversato attorno ai Fondatori della comunità
e ai Loro primi discepoli. Assalito da nemici interni che si
erano ribellati alla sua autorità conferita da Dio o avevano
completamente rinnegato la loro fede, o da avversari esterni
politici ed ecclesiastici, l’ancor giovane Ordine che
DIO PASSA NEL MONDO
492
s’identifica con questa comunità, ha duramente risentito,
fin dall’inizio e in tutti i vari stadi della sua evoluzione,
l’urto delle forze che hanno inutilmente tentato di soffocare
la sua sbocciante vita o di oscurare il suo scopo.
2 A questi attacchi, destinati a crescere di dimensioni e
gravità e a scatenare un tumulto che sarebbe riecheggiato per
tutto il mondo, ‘Abdu’l-Bahá aveva già significativamente
alluso, nel periodo in cui aveva tracciato i contorni di quel
divino Ordine nel Suo Testamento: «Presto si udranno da
lontano e da vicino i clamori delle moltitudini di tutta l’Africa
e di tutta l’America, le grida degli Europei e dei Turchi, i
gemiti dell’India e della Cina. Essi si solleveranno con tutte
le loro forze per opporsi alla Sua Causa. Allora si ergeranno
i cavalieri del Signore…. rafforzati dalle legioni del Patto,
paleseranno la verità del versetto: “Guardate la confusione
che ha colto le tribù degli sconfitti”».
3 Già in più di un paese i fiduciari e i rappresentanti eletti
di questo indistruttibile Ordine che abbraccia il mondo sono
stati convocati da autorità civili o tribunali ecclesiastici,
ignari dei suoi titoli, o ostili ai suoi principi, o timorosi della
sua emergente forza, perché ne difendessero la causa, o
rinunciassero a essergli fedeli, o ne riducessero il raggio di
azione. Già una mano aggressiva, immemore della collera
vendicatrice di Dio, si è protesa contro i suoi santuari e i
suoi edifici. Già in alcuni paesi i suoi difensori e campioni
sono stati dichiarati eretici, o stigmatizzati come sovvertitori
della legge e dell’ordine, o marchiati come visionari,
anti-patriottici e incuranti dei doveri e delle responsabilità
civili, o hanno ricevuto l’ordine perentorio di sospendere le
attività e sciogliere le istituzioni.
4 In Terra Santa, sede mondiale del Sistema, ove pulsa il
suo cuore, riposano le ceneri dei suoi Fondatori, si originano
i processi che ne svelano i fini, ne stimolano la vita e
ATTACCHI CONTRO LE ISTITUZIONI BAHÁ’Í
493
ne forgiano i destini, si abbatté, proprio nel momento del
suo inizio, il primo colpo che servì a proclamare a potenti e
umili la solidità delle fondamenta su cui esso è stato costruito.
I violatori del Patto, ora ridotti a una manciata,
istigati da Mírzá Muḥammad-‘Alí, l’arciribelle le cui sopite
speranze erano state rinfocolate dall’improvvisa ascensione
di ‘Abdu’l-Bahá, e capeggiati dall’arrogante Mírzá Badí‘
u’lláh, s’impadronirono con la forza delle chiavi della
Tomba di Bahá’u’lláh, ne scacciarono il custode, il coraggioso
Abu’l-Qásim-i-Khurásání, e chiesero che il loro capo
avesse dalle autorità il riconoscimento di legale custode del
Santuario. Sordi alla lezione del loro misero fallimento,
attestato dalla risoluta azione delle autorità della Palestina
che, dopo lunghe indagini, disposero che il funzionario
britannico ad ‘Akká consegnasse le chiavi nelle mani del
medesimo custode, ricorsero ad altri metodi nella speranza
di produrre una scissione nei ranghi degli addolorati ma
risoluti discepoli di ‘Abdu’l-Bahá e di scalzare, infine, le
fondamenta delle istituzioni che i Suoi seguaci
s’adoperavano a creare. Con le loro malefiche mistificazioni
degli ideali che animavano i costruttori dell’Ordine
Amministrativo, mantenendo, per quanto non più nella
misura iniziale, una corrispondenza sovversiva con individui
la cui lealtà speravano di poter logorare, con deliberate
distorsioni della verità nei loro contatti con funzionari
e notabili che riuscivano ad avvicinare, mediante tentativi
compiuti con la corruzione e l’intimidazione d’acquistare
una parte della Magione di Bahá’u’lláh, con sforzi intesi a
impedire alla comunità bahá’í di acquisire certe proprietà
situate nelle vicinanze della Tomba del Báb e a vanificare il
progetto di consolidare la fondazione di alcune di quelle
proprietà, trasferendone i titoli ad assemblee bahá’í legalmente
riconosciute, per molti anni essi continuarono a
DIO PASSA NEL MONDO
494
darsi periodicamente da fare finché l’estinzione della vita
dell’arciviolatore del Patto non sigillò di fatto la loro fine.
5 L’evacuazione della Magione di Bahá’u’lláh da questi
violatori del Patto che l’avevano occupata indisturbati fin
dalla Sua ascensione, una Magione che per la loro assoluta
negligenza era caduta in un triste stato di abbandono, il suo
successivo completo restauro in adempimento di un desiderio
a lungo accarezzato da ‘Abdu’l-Bahá, la sua illuminazione
grazie a un impianto elettrico appositamente installato
da un credente americano, il rinnovo
dell’arredamento di tutte le sue stanze che erano state
completamente spogliate dai precedenti inquilini di tutte le
preziose reliquie che contenevano eccetto un candeliere
nella stanza in cui Bahá’u’lláh era asceso, la raccolta entro
le sue mura di documenti storici bahá’í, di reliquie e più di
cinquemila volumi di letteratura bahá’í in una quarantina di
lingue, l’estensione ad essa dell’esenzione dalle tasse governative
già concessa ad altre istituzioni e proprietà bahá’í
ad ‘Akká e sul monte Carmelo e infine la sua trasformazione
da residenza privata a centro di pellegrinaggio visitato
da bahá’í e non bahá’í – tutto questo valse a infrangere
ulteriormente le speranze di coloro che ancora tentavano
disperatamente di spegnere la luce del Patto di Bahá’u’lláh.
Inoltre, il successo ottenuto in seguito con l’acquisizione e
la tutela dell’area che forma i recinti dell’estrema dimora
del Báb sul monte Carmelo e il trasferimento dei titoli di
alcune di queste proprietà alla succursale palestinese legalmente
costituita della Assemblea Spirituale Nazionale
bahá’í americana, nonché le circostanze che accompagnarono
la morte di colui ch’era stato il primo promotore
del dissenso durante il ministero di ‘Abdu’l-Bahá, dimostrarono
a questi nemici la futilità dei loro sforzi e
l’irrealizzabilità della loro causa.
ATTACCHI CONTRO LE ISTITUZIONI BAHÁ’Í
495
6 Di natura più grave e foriera di ripercussioni ancor
maggiori fu l’illecita occupazione da parte degli sciiti iracheni,
circa nello stesso periodo in cui i violatori del Patto
sottraevano al custode le chiavi della tomba di Bahá’u’lláh,
di un altro Santuario bahá’í, la Casa occupata da Bahá’u’lláh
per quasi l’intero periodo del Suo esilio iracheno,
che Egli aveva acquistata decretando poi che fosse un
centro di pellegrinaggio e che, sin dalla Sua partenza da
Baghdad, era ininterrottamente rimasta indiscussa proprietà
dei Suoi seguaci. Questa crisi, incominciata circa un
anno prima dell’ascensione di ‘Abdu’l-Bahá e precipitata
dopo il cambiamento di regime in Iraq a causa delle misure
prese secondo le Sue istruzioni per la sua ricostruzione,
sollevò sviluppandosi un crescente scalpore. Divenne oggetto
dell’esame di successivi tribunali, prima del tribunale
locale sciita ja‘faríyyih di Baghdad, successivamente del
tribunale di pace, poi del tribunale di prima istanza, poi
della Corte d’appello irachena e infine della Società delle
nazioni, il massimo organismo internazionale che sia mai
esistito, dotato del potere di supervisione e controllo su
tutti i territori sotto mandato. Pur tuttora irrisolta per un
concorso di cause religiose e politiche, questa crisi ha già
straordinariamente realizzato la predizione di Bahá’u’lláh
e, al momento stabilito, quando i mezzi per la sua risoluzione
saranno provvidenzialmente creati, realizzerà gli alti
destini da Lui decretati per quella Casa nelle Sue Tavole.
Molto tempo prima che fanatici nemici che non avevano su
di essa alcun diritto possibile e immaginabile la confiscassero,
Egli aveva profetizzato che «sarà tanto oltraggiata in
avvenire, da far lacrimare copiosamente ogni occhio
veggente».
7 L’Assemblea Spirituale dei Bahá’í di Baghdad, privata
dell’uso di quella sacra proprietà da una decisione sfavoDIO
PASSA NEL MONDO
496
revole presa a maggioranza di voti dalla Corte d’appello,
che aveva annullato la sentenza del tribunale di livello inferiore
aggiudicando la proprietà agli sciiti, scossa da una
successiva azione degli sciiti che, poco dopo l’esecuzione
della sentenza della corte, trasformarono l’edificio in una
proprietà waqf (fondazione pia) chiamandola
«Ḥusayníyyih», per consolidarne la acquisizione, si rese
conto dell’inutilità dei tre anni di negoziati che aveva
condotto con le autorità civili di Baghdad per la riparazione
del torto subito. Pertanto, nella loro qualità di rappresentanti
nazionali dei bahá’í in Iraq, l’11 settembre 1928 essi
interpellarono tramite l’Alto commissario per l’Iraq e in
base alle clausole dell’articolo 22 del Patto della Società
delle nazioni, la Commissione permanente per i territori
sotto mandato incaricata della supervisione
dell’amministrazione di tutti i territori sotto mandato e
presentarono una petizione che essa accolse e approvò nel
novembre del 1928. Un memorandum che faceva riferimento
alla petizione, presentato alla medesima Commissione
dalla Potenza mandataria, attestava inequivocabilmente
che gli sciiti «non avevano alcun diritto possibile e
immaginabile» sulla Casa, che la decisione del giudice del
tribunale ja‘faríyyih era «sicuramente scorretta», «ingiusta»
e «indubbiamente motivata da pregiudizi religiosi», che il
conseguente esproprio dei bahá’í era «illegale», che
l’azione delle autorità era stata «molto irregolare» e che
c’era il sospetto che il verdetto della Corte d’appello non
fosse «libero dall’influenza di considerazioni politiche».
8 «La Commissione» dichiara il Rapporto da essa sottoposto
al Consiglio della Società e pubblicato nei Verbali della
quattordicesima sessione della Commissione permanente per i
territori sotto mandato, che ebbe luogo a Ginevra nell’autunno
del 1928, e successivamente tradotto in arabo e pubblicato in
ATTACCHI CONTRO LE ISTITUZIONI BAHÁ’Í
497
Iraq «richiama l’attenzione del Consiglio sulle considerazioni e
sulle conclusioni ad essa suggerite dall’esame della petizione…
Raccomanda che il Consiglio chieda al Governo britannico
di protestare presso il Governo iracheno allo scopo di
ottenere immediata soddisfazione per il rifiuto di giustizia che
gli instanti hanno subito».
9 Il rappresentante britannico accreditato presente alle
sessioni della Commissione dichiarò inoltre che «la Potenza
mandataria aveva riconosciuto che i bahá’í avevano subito
un’ingiustizia» e, nel corso della sessione, si era accennato
al fatto che l’azione degli sciiti costituiva un’infrazione alla
costituzione e alla Legge costituzionale irachena. Il rappresentante
finlandese, inoltre, nel suo rapporto al Consiglio,
dichiarò che «questa ingiustizia doveva essere attribuita
esclusivamente a passione religiosa» e chiese che i
«torti subiti dagli instanti fossero riparati».
10 Il Consiglio della Società, da parte sua, considerato
questo rapporto e le accluse osservazioni e conclusioni
della Commissione, il 4 marzo 1929 adottò all’unanimità
una risoluzione, poi tradotta e pubblicata nei giornali di
Baghdad, che ordinava alla Potenza mandataria «di protestare
presso il Governo iracheno allo scopo di ottenere
l’immediata riparazione dell’ingiustizia subita dagli Instanti
». Dava, perciò, istruzioni al Segretario generale di
informare la Potenza mandataria e gli instanti in questione
delle conclusioni cui la Commissione era giunta, istruzioni
che il Governo britannico debitamente trasmise al Governo
iracheno tramite il suo Alto Commissario.
11 Una lettera datata 12 gennaio 1931, scritta a nome del
Ministro degli esteri britannico, signor Arthur Henderson,
indirizzata al Segretariato della Società, dichiarava che le
conclusioni raggiunte dal Consiglio avevano «ricevuta la
più attenta considerazione da parte del Governo iracheno»
DIO PASSA NEL MONDO
498
che aveva «finalmente deciso di formare uno speciale comitato…
per prendere in esame le opinioni espresse dalla
Comunità bahá’í riguardo una certa casa di Baghdad e fare
le sue raccomandazioni per un equo accomodamento della
questione». La lettera faceva inoltre notare che il Comitato
aveva presentato il suo rapporto nell’agosto del 1930, che
esso era stato accettato dal Governo, che la Comunità
bahá’í «aveva accettato in via di principio» le raccomandazioni
e che le autorità di Baghdad avevano dato disposizioni
perché fossero «preparati piani dettagliati e stime
nell’intento di porre in effetto quelle raccomandazioni nel
corso del successivo anno finanziario».
12 Non merita soffermarsi sulle successive vicende di
questo importante caso: i negoziati tirati per le lunghe, i
ritardi e le complicazioni che seguirono, le consultazioni,
«oltre un centinaio», alle quali presero parte il re, i ministri
e i consiglieri, le espressioni di «rammarico», «sorpresa» e
«preoccupazione» registrate nelle successive sessioni della
Commissione per i territori sotto mandato, svoltesi a Ginevra
nel 1929, ’30, ’31, ’32, e ’33, la condanna dello
«spirito di intolleranza» che animava la Comunità sciita,
della «parzialità» dei tribunali iracheni, della «debolezza»
delle autorità civili e delle «passioni religiose che erano la
causa reale di questa ingiustizia», espressa dai membri della
Commissione, la loro attestazione degli «atteggiamenti
estremamente concilianti» degli instanti, il loro «dubbio»
sull’adeguatezza delle proposte e il loro riconoscimento
della «gravità» della situazione che si era creata, del «flagrante
rifiuto di giustizia» che i bahá’í avevano subito e del
«debito morale» che il Governo iracheno aveva contratto,
un debito che, comunque fosse cambiato il suo status nazionale,
era suo preciso dovere onorare.
ATTACCHI CONTRO LE ISTITUZIONI BAHÁ’Í
499
13 Né sembra necessario dilungarsi sulle incresciose
conseguenze della prematura morte dell’Alto commissario
britannico e del Primo ministro iracheno, sull’ammissione
dell’Iraq fra i membri della Società e la conseguente conclusione
del Mandato esercitato dalla Gran Bretagna, sulla
tragica e inaspettata morte dello stesso Re, sulle difficoltà
insorte a causa dell’esistenza di un piano regolatore cittadino,
sull’assicurazione scritta inoltrata all’Alto commissario
dal Primo ministro ad interim in una lettera del gennaio
del 1932, sull’impegno preso dal Re prima della sua
morte alla presenza del Ministro degli esteri nel febbraio del
1933, che la Casa sarebbe stata espropriata e la necessaria
somma stanziata nella primavera dell’anno seguente, sulla
categorica dichiarazione fatta dal Ministro degli esteri che
il Primo ministro aveva dato le necessarie assicurazioni che
la promessa già fatta dal Primo ministro ad interim sarebbe
stata rispettata o sulle esplicite dichiarazioni fatte dallo
stesso Ministro degli esteri e dal suo collega Ministro delle
finanze in rappresentanza del loro paese, nella sessione
dell’Assemblea della Società a Ginevra, che la promessa
fatta dal defunto Sovrano sarebbe stata pienamente onorata.
14 Basti dire che, malgrado questi interminabili ritardi,
proteste e pretesti e nonostante l’evidente inadempienza
delle Autorità interessate all’obbligo di mettere in atto le
raccomandazioni fatte dal Consiglio della Società e dalla
Commissione permanente per i territori sotto mandato, la
pubblicità fatta alla Fede da questa memorabile vertenza e
la difesa della sua causa, la causa della verità e della giustizia,
da parte del massimo tribunale del mondo sono state
tali da suscitare l’ammirazione dei suoi amici e riempire di
costernazione i suoi nemici. Dalla nascita dell’Età formativa
della Fede di Bahá’u’lláh, pochi episodi, se qualcuno
DIO PASSA NEL MONDO
500
ve ne fu, hanno avuto in alto loco ripercussioni paragonabili
all’effetto prodotto su governi e cancellerie da questo
violento assalto non provocato mosso da nemici inveterati
contro uno dei suoi più sacri santuari.
15 «Non affliggerti, o Casa di Dio», ha significativamente
scritto Bahá’u’lláh, «se il velo della tua santità sarà
strappato dagli infedeli. Dio ti ha adornata, nel mondo
della creazione, della gemma del ricordo di Lui. Nessuno
potrà mai profanare un simile ornamento. Gli occhi del
tuo Signore si volgeranno verso di te in qualsiasi circostanza
». «A tempo debito il Signore», ha profetizzato in un
altro passo che si riferisce alla stessa Casa, «pel potere
della verità, la esalterà agli occhi degli uomini. Egli farà
sì che divenga lo Stendardo del Suo Regno, il Santuario
attorno al quale circoleranno le coorti dei fedeli».
16 All’impudente, furioso attacco mosso dai violatori del
Patto di Bahá’u’lláh nei loro sforzi concertati per assicurarsi
la custodia della Sua santa Tomba e all’arbitraria requisizione
da parte della comunità irachena sciita della Sua
santa Casa a Baghdad, si doveva aggiungere pochi anni
dopo un altro grave assalto sferrato da un avversario ancor
più potente, diretto contro la struttura dell’Ordine Amministrativo
eretta da due da lungo tempo fiorenti comunità
bahá’í orientali, che culminò con la virtuale distruzione di
quelle comunità e la confisca del primo Mashriqu’l-Adhkár
del mondo bahá’í e delle poche istituzioni accessorie già
edificategli intorno.
17 Il coraggio, il fervore e la vitalità spirituale dimostrati
da quelle comunità, le loro istituzioni amministrative altamente
organizzate, le agevolazioni messe a disposizione
per l’educazione religiosa e la formazione dei giovani, la
conversione di un numerosi cittadini russi di mente aperta
permeati d’idee strettamente legate alle dottrine della Fede,
ATTACCHI CONTRO LE ISTITUZIONI BAHÁ’Í
501
la crescente percezione delle implicazioni di questi principi
con il loro accento sulla religione, sulla santità della vita
familiare, sull’istituzione della proprietà privata, sul rifiuto
di qualsiasi discriminazione fra le classi sociali e della dottrina
dell’assoluta eguaglianza degli uomini, tutto questo
contribuì a suscitare il sospetto e poi la feroce opposizione
delle autorità di governo e a scatenare una delle più gravi
crisi della storia del primo secolo bahá’í.
18 La crisi si sviluppò e interessò anche i centri più
periferici del Turchestan e del Caucaso, sfociando gradualmente
nell’imposizione di restrizioni che limitavano la
libertà delle comunità, nell’interrogatorio e nell’arresto dei
loro rappresentanti eletti, nello scioglimento delle Assemblee
locali e dei rispettivi comitati a Mosca, ‘Ishqabad,
Bákú e altre località delle province già citate e nella sospensione
di tutte le attività dei giovani bahá’í. La crisi
comportò inoltre la chiusura di scuole, asili, biblioteche e
pubbliche sale di lettura bahá’í, l’intercettazione di tutte le
comunicazioni con i centri bahá’í all’estero, il sequestro di
stampe, libri e documenti, la proibizione di tutte le attività
d’insegnamento, l’abrogazione della costituzione bahá’í,
l’abolizione di tutti i fondi nazionali e locali e il divieto della
partecipazione di non credenti alle riunioni bahá’í.
19 Alla metà del 1928 la legge di esproprio degli edifici
religiosi fu applicata al Mashriqu’l-Adhkár di ‘Ishqábád.
L’uso dell’edificio come casa di culto, tuttavia, proseguì
con un contratto d’affitto quinquennale, rinnovato dalle
autorità locali nel 1933 per un uguale periodo. Nel 1938 la
situazione nel Turchestan e nel Caucaso precipitò e portò
all’imprigionamento di oltre cinquecento credenti, molti
dei quali morirono, fra cui molte donne, e alla confisca delle
loro proprietà, seguita dall’esilio di molti eminenti membri
di quelle comunità in Siberia, nelle foreste polari e in altri
DIO PASSA NEL MONDO
502
luoghi in prossimità dell’Oceano Artico, dalla successiva
deportazione della maggior parte dei superstiti di queste
comunità in Persia, per il fatto ch’erano di nazionalità
persiana, e infine dalla completa espropriazione del Tempio
e dalla sua trasformazione in galleria d’arte.
20 Anche in Germania l’ascesa e l’insediamento
dell’Ordine Amministrativo della Fede, alla cui espansione
e al cui consolidamento i credenti tedeschi stavano
notevolmente e sempre più contribuendo, furono presto
seguite da misure repressive che, pur meno pesanti delle
afflizioni subite dai bahá’í del Turchestan e del Caucaso,
comportarono, negli anni immediatamente precedenti
l’attuale conflitto, la virtuale cessazione di tutte le attività
bahá’í organizzate nel paese. L’insegnamento pubblico
della Fede con il suo esplicito accento sulla pace e
l’universalità e il suo ripudio del razzismo fu ufficialmente
vietato, le Assemblee e i comitati furono sciolti, fu
proibito tenere le convenzioni bahá’í, gli Archivi
dell’Assemblea Spirituale Nazionale furono requisiti, la
scuola estiva fu abolita e fu sospesa la pubblicazione di
qualsiasi tipo di letteratura bahá’í.
21 Inoltre, in Persia, oltre a sporadiche esplosioni di
persecuzioni in luoghi come Shíráz, Ábádih, Ardibíl,
Iṣfáhán e in alcuni distretti dell’Azerbaigian e del Khurásán,
esplosioni già molto ridotte di numero e violenza, grazie al
notevole declino delle fortune del già potente clero sciita, le
istituzioni dell’Ordine Amministrativo che era stato fondato
di recente e non si era ancora consolidato furono
assoggettate dalle autorità civili della capitale e delle province
a restrizioni intese a circoscriverne il raggio d’azione,
limitarne la libertà e indebolirne le fondamenta.
22 La graduale e del tutto inattesa emersione dall’oscurità di
una comunità nazionale compatta, addestrata nell’avversità e
ATTACCHI CONTRO LE ISTITUZIONI BAHÁ’Í
503
indomita nello spirito, con centri installati in ogni provincia del
paese, nonostante le successive ondate di inumane persecuzioni
che per tre quarti di secolo l’avevano squassata senza
tuttavia travolgerla, la determinazione dei suoi membri di
diffondere lo spirito e i principi della loro Fede, divulgarne la
letteratura, applicarne le leggi e gli ordinamenti, punire chi li
avesse trasgrediti, tenersi costantemente in contatto con i
confratelli di terre straniere ed erigere gli edifici e le istituzioni
del suo Ordine Amministrativo, non poteva non suscitare le
apprensioni e l’ostilità di coloro che detenevano l’autorità che
o fraintesero gli scopi di quella comunità o erano decisi a
soffocarne la vita. La perseveranza dei suoi membri, pur obbedienti
in tutte le questioni puramente amministrative alle
leggi civili del paese, nell’aderire ai principi, ai precetti e alle
leggi spirituali rivelati da Bahá’u’lláh, che prescrivevano, fra
l’altro, di attenersi strettamente alla sincerità, di non dissimulare
la propria fede, di osservare le ordinanze prescritte per il
matrimonio e il divorzio e di sospendere ogni tipo di lavoro nei
Giorni sacri da Lui decretati, prima o poi li portava in conflitto
col regime che, dato il suo formale riconoscimento dell’Islam
come religione di stato in Persia, si rifiutava di concedere
qualsiasi riconoscimento a coloro che gli esponenti ufficiali di
quella religione avevano già condannato come eretici.
23 La chiusura di tutte le scuole appartenenti alla
comunità bahá’í del paese, in seguito al rifiuto dei rappresentanti
della comunità di permettere che istituzioni
ufficiali bahá’í, da loro possedute ed esclusivamente da
loro controllate, trasgredissero alla legge chiaramente
rivelata che esigeva la sospensione del lavoro nei Giorni
sacri bahá’í, la ricusa di tutti i certificati di matrimonio
bahá’í e il rifiuto di registrarli presso gli Uffici licenze del
governo, il divieto di far stampare e circolare tutta la
letteratura bahá’í, nonché di farla entrare nel paese, la
DIO PASSA NEL MONDO
504
confisca, in vari centri, di documenti, libri e reliquie
bahá’í, la chiusura delle Ḥaẓíratu’l-Quds in alcune province
e il sequestro del loro mobilio in certe località, la
proibizione di tutte le manifestazioni, i convegni e le
convenzioni bahá’í, la rigorosa censura sulle comunicazioni
fra i centri bahá’í in Persia e fra questi e le comunità
in terre straniere e la loro frequente mancata consegna, il
rifiuto di certificati di buona condotta a cittadini leali e
rispettosi delle leggi per la loro dichiarata appartenenza
alla Fede, il licenziamento di impiegati governativi, la
retrocessione e il congedo di ufficiali dell’esercito,
l’arresto, l’interrogatorio, la detenzione e la comminazione
di multe o altre pene a numerosi credenti che si
rifiutavano o di ignorare l’obbligo morale di aderire ai
principi della Fede, o di compiere qualunque azione
potesse essere in contrasto con il suo carattere universale
e non politico, tutte queste cose possono essere
considerate tentativi iniziali fatti nel paese il cui suolo era
già stato intriso del sangue di innumerevoli martiri bahá’í
per opporsi all’ascesa e vanificare la lotta per
l’emancipazione del nascente Ordine Amministrativo, le
cui radici avevano tratto la loro forza da quell’eroico
sacrificio.
CAPITOLO XXIV
Emancipazione e riconoscimento della Fede
e delle sue istituzioni
1 Mentre i seguaci della Fede di Bahá’u’lláh in Oriente e
in Occidente intraprendevano contemporaneamente i primi
passi per la costruzione della struttura dell’Ordine Amministrativo,
in un oscuro villaggio egiziano, su un pugno di
credenti che tentavano di stabilirvi una delle istituzioni
primarie di quell’Ordine si scatenò un feroce attacco, un
attacco che, visto nella prospettiva della storia, sarà acclamato
dalle future generazioni come una pietra miliare
non solo del Periodo Formativo della Fede, ma della storia
del primo secolo bahá’í. In verità il seguito di questo assalto
si può dire abbia aperto un nuovo capitolo
nell’evoluzione della Fede, un’evoluzione che, portandola
attraverso i successivi stadi della repressione,
dell’emancipazione e del riconoscimento come Rivelazione
indipendente e religione di Stato, deve sfociare
nell’instaurazione dello Stato bahá’í e culminare nella nascita
della Confederazione mondiale bahá’í.
2 Originatosi in un paese che può giustamente vantarsi di
essere il centro riconosciuto dei mondi arabo e musulmano,
precipitato dall’azione intrapresa di loro iniziativa dai
rappresentanti ecclesiastici della più grande comunità islamica,
conseguenza diretta di una serie di disordini istigati
da alcuni membri di quella comunione nell’intento di
sopprimere le attività di certi seguaci della Fede che avevano
svolto funzioni sacerdotali fra loro, questo importante
sviluppo nelle sorti di una comunità in lotta per emergere
ha direttamente e notevolmente contribuito a consolidare e
accrescere il prestigio dell’Ordine Amministrativo ch’essa
DIO PASSA NEL MONDO
506
aveva incominciato a erigere. Inoltre, quando le sue ripercussioni
si diffonderanno più ampiamente in altri paesi
islamici e il suo immenso significato sarà meglio compreso
dal Cristianesimo e dall’Islam, esso affretterà la fine del
periodo di transizione che la Fede, ora nello stadio formativo
della sua crescita, sta attraversando.
3 Fu nel villaggio di Kawmu’ṣ-Ṣa‘áyidih nel distretto di
Beba della provincia di Beni Suef nell’Alto Egitto che, a
causa del fanatismo religioso che la formazione di
un’assemblea bahá’í aveva acceso nel petto del capo del
villaggio e delle gravi accuse da lui sporte all’Ufficiale del
Distretto di polizia e al Governatore della Provincia – accuse
che trascinarono i maomettani a tal punto di eccitazione
da indurli a perpetrare atti ignobili contro le loro
vittime – l’azione fu iniziata dal notaio del villaggio, nella
sua qualità di querelante religioso autorizzato dal Ministro
della giustizia, contro tre bahá’í residenti, con la richiesta
che le loro mogli musulmane divorziassero da loro per il
fatto che i mariti avevano abbandonato l’Islam dopo essersi
legalmente sposati come musulmani.
4 Il Parere e il Verdetto della Corte d’appello religiosa di
Beba, emessi il 10 maggio 1925, successivamente ratificati
dalle supreme autorità ecclesiastiche del Cairo e da loro
considerati definitivi, pubblicati e fatti circolare dalle stesse
autorità musulmane, annullavano il matrimonio contratto
dai tre imputati bahá’í e li condannavano come eretici per
aver violato le leggi e le ordinanze dell’Islam. Il verdetto
giungeva perfino al punto di fare l’esplicita, sorprendente e
veramente storica affermazione che la Fede abbracciata
dagli eretici doveva essere considerata una religione distinta,
del tutto indipendente dai sistemi religiosi che
l’avevano preceduta – un’affermazione che fino ad allora i
RICONOSCIMENTO DELLA FEDE
507
nemici della Fede in Oriente e in Occidente avevano messa
in discussione o deliberatamente ignorata.
5 Dopo aver spiegato le fondamentali dottrine e ordinanze
islamiche e fornito una dettagliata esposizione degli
insegnamenti bahá’í, confortata da varie citazioni dal Kitáb-
i-Aqdas, dagli scritti di ‘Abdu’l-Bahá e di Mírzá Abu’l-
Faḍl, con speciale riferimento ad alcune leggi bahá’í, e
dopo aver dimostrato, alla luce di quelle dichiarazioni, che
gli imputati avevano abiurato la Fede di Muḥammad, il
verdetto formale dichiara nei termini più inequivocabili:
«La Fede bahá’í è una nuova religione, del tutto indipendente,
con credenze, principi e leggi proprie che differiscono
dalle credenze, dai principi e dalle leggi dell’Islam
con le quali sono in assoluto contrasto. Pertanto nessun
bahá’í può essere considerato musulmano o viceversa, così
come nessun buddhista, bramino o cristiano può essere
considerato musulmano o viceversa». Ordinando lo scioglimento
dei contratti matrimoniali delle parti in giudizio e
la «separazione» dei mariti dalle rispettive mogli, questo
memorabile pronunciamento ufficiale conclude con le seguenti
parole: «Se uno di loro (mariti) si pente, crede, riconosce
e confessa tutto ciò che… Muḥammad, l’Apostolo
di Dio… ha portato da Dio… e ritorna all’augusta Fede
dell’Islam… e attesta che… Muḥammad… è il Suggello
dei Profeti e Messaggeri, che nessuna religione succederà
alla Sua, che nessuna legge abrogherà la Sua, che il Corano
è l’ultimo dei Libri di Dio e la Sua ultima rivelazione ai Suoi
Profeti e Messaggeri… sarà accettato e avrà il diritto di
rinnovare il contratto di matrimonio…».
6 Questa dichiarazione di portentoso significato, sostenuta
da prove incontrovertibili addotte dagli stessi nemici
dichiarati della Fede di Bahá’u’lláh in un paese che aspira
alla guida dell’Islam attraverso la restaurazione del califDIO
PASSA NEL MONDO
508
fato, che ha ricevuto la sanzione delle massime autorità
ecclesiastiche del paese, questa testimonianza ufficiale che i
capi dell’Islam sciita in Persia e in Iraq, per un intero secolo,
hanno assiduamente evitato di formulare e che riduce
al silenzio, una volta per tutte, quei detrattori, compresi gli
ecclesiastici cristiani occidentali, che in passato hanno
stigmatizzato la Fede come culto, setta bábí e ramo
dell’Islam, o l’hanno descritta come una sintesi di religioni,
questa dichiarazione fu acclamata da tutte le comunità
bahá’í in Oriente e in Occidente come il primo Documento
dell’emancipazione della Causa di Bahá’u’lláh dai ceppi
dell’ortodossia islamica, il primo storico passo compiuto
non dai suoi aderenti, come sarebbe stato logico aspettarsi,
ma dai suoi avversari sulla strada che conduce al suo definitivo
riconoscimento in tutto il mondo.
7 Questo verdetto, carico di incalcolabili possibilità, fu
immediatamente riconosciuto come una potente sfida che i
costruttori dell’Ordine Amministrativo della Fede di Bahá’u’lláh
non tardarono ad affrontare e accettare. Esso
imponeva loro un sacro obbligo che essi si sentivano pronti
ad assolvere. Destinato dai suoi autori a impedire ai loro
avversari di accedere ai tribunali musulmani e a porli perciò
in una situazione di confusione e di imbarazzo, divenne una
leva che la comunità bahá’í egiziana, seguita poi dalle
comunità consorelle, prontamente utilizzò per affermare
l’indipendenza della sua Fede e chiederne il riconoscimento
del governo. Tradotto in molte lingue, circolò fra le comunità
bahá’í in Oriente e in Occidente, aprì gradualmente
la strada all’avvio di negoziati tra i rappresentanti eletti di
queste comunità e le autorità civili in Egitto, in Terra Santa,
in Persia e persino negli Stati Uniti d’America, allo scopo di
assicurare alla Fede, da parte di quelle autorità, il riconoscimento
ufficiale di religione indipendente.
RICONOSCIMENTO DELLA FEDE
509
8 In Egitto fu lo spunto per l’adozione di una serie di
provvedimenti che nel loro effetto complessivo hanno
molto facilitato l’estensione di tale riconoscimento da parte
di un governo che è tuttora formalmente legato alla religione
islamica e accetta che le sue leggi e i suoi regolamenti
siano per buona parte concepiti secondo le opinioni e le
dichiarazioni dei suoi capi ecclesiastici. L’inflessibile determinazione
dei credenti egiziani di non deviare d’un capello
dalle dottrine della loro Fede, evitando qualunque
rapporto con i tribunali ecclesiastici musulmani del paese e
rifiutando qualunque carica ecclesiastica fosse loro offerta,
la codificazione e la pubblicazione delle leggi fondamentali
del Kitáb-i-Aqdas relative alle questioni di stato giuridico
personale, come il matrimonio, il divorzio, l’eredità e la
sepoltura, e la presentazione di queste leggi al Consiglio dei
ministri egiziano, l’emissione di certificati di matrimonio e
di divorzio da parte dell’Assemblea Spirituale Nazionale
egiziana, l’assunzione, da parte di questa Assemblea, di
tutti i doveri e le responsabilità connessi alla celebrazione
dei matrimoni e dei divorzi bahá’í e alla sepoltura dei defunti,
l’osservanza da parte di tutti i membri della comunità
dei nove Giorni sacri durante i quali si deve sospendere
completamente il lavoro come prescritto dagli insegnamenti
bahá’í, la presentazione, con acclusa copia del verdetto
della Corte, della Costituzione e dei regolamenti nazionali
bahá’í, da parte dei rappresentanti nazionali eletti
della comunità al Primo ministro egiziano, al Ministro
dell’interno e al Ministro della giustizia, di una petizione
(confortata da un’analoga comunicazione indirizzata
dall’Assemblea Spirituale Nazionale americana al governo
egiziano) che chiedeva il riconoscimento della loro Assemblea
come ente qualificato a esercitare le funzioni di un
tribunale indipendente e autorizzato ad applicare, in tutte le
DIO PASSA NEL MONDO
510
questioni riguardanti lo stato giuridico personale, le leggi e
le ordinanze rivelate dall’Autore della loro Fede – queste
sono le prime conseguenze di uno storico pronunciamento
che, prima o poi, porterà la Fede a stabilirsi su basi di assoluta
parità con le religioni sue consorelle in quella terra.
9 Corollario di quella storica dichiarazione e diretta conseguenza
dei periodici disordini istigati da un volgo fanatico a
Porto Said e Ismailia in occasione dei funerali di certi membri
della comunità bahá’í, fu il non meno importante fatvá (giudizio)
ufficiale emesso, per richiesta del Ministro della giustizia,
dal Gran muftì d’Egitto. Poco dopo essere stato pronunziato
fu pubblicato dalla stampa egiziana e contribuì a rafforzare
ulteriormente lo status indipendente della Fede. Seguì ai
tumulti che scoppiarono con straordinaria furia a Ismailia
quando una folla inferocita circondò il corteo funebre di
Muḥammad Sulaymán, eminente bahá’í residente nella città,
creando un tale trambusto che dovette intervenire la polizia.
Recuperata la salma e riportatala a casa del defunto, si fu costretti
a trasportarla di notte, senza accompagnamento, ai
margini del deserto e a seppellirvela.
10 La sentenza fu approvata in seguito alla richiesta scritta
il 24 gennaio 1939 dal Ministero dell’interno egiziano al
Ministero della giustizia, con acclusa una copia della
compilazione delle leggi bahá’í relative alle questioni di
stato giuridico personale pubblicata dall’Assemblea Spirituale
Nazionale egiziana, che chiedeva un pronunciamento
del Muftì sulla petizione rivolta da quella Assemblea al
Governo egiziano per l’assegnazione di quattro appezzamenti
di terreno a uso cimiteriale per le comunità bahá’í del
Cairo, Alessandria, Porto Said e Ismailia. Il Muftì, nella sua
risposta dell’11 marzo 1939 alla comunicazione inviatagli
dal Ministero di giustizia, scrisse: «Riceviamo la vostra
lettera… del 21 febbraio 1939, con gli allegati… dove
RICONOSCIMENTO DELLA FEDE
511
chiedete se sia o non sia lecito seppellire defunti bahá’í nei
cimiteri musulmani. Dichiariamo che questa Comunità non
dev’essere considerata musulmana, come è dimostrato dal
credo che professa. L’attento esame di ciò che essi chiamano
“Leggi bahá’í riguardanti le questioni di stato giuridico
personale”, che accompagna le carte, ne è ritenuta
prova sufficiente. Chiunque fra i suoi membri sia stato
precedentemente musulmano, ha, in virtù del suo credo
nelle pretese di questa comunità, rinunciato all’Islam, è
considerato fuori dai suoi confini ed è soggetto alle leggi
riguardanti l’apostasia stabilite nella giusta Fede dell’Islam.
Dato che questa comunità non è musulmana, sarebbe illegale
seppellire i suoi morti nei cimiteri musulmani, siano
essi stati originariamente musulmani o altro…».
11 In seguito a questa definitiva, autorevole condanna così
chiaramente formulata dal massimo esponente della Legge
islamica in Egitto e dopo lunghi negoziati che in un primo
momento sfociarono nell’assegnazione alla comunità bahá’í
cairota di un lotto di cimitero nella zona destinata ai
liberi pensatori residenti nella città, il Governo egiziano
acconsentì di concedere a quella comunità e ai bahá’í di
Ismailia due appezzamenti di terreno da adibire a cimitero
per i loro defunti, un atto di significato storico che fu assai
gradito dai membri delle comunità duramente oppresse e
pazienti e valse a dimostrare ancor meglio l’indipendenza
della loro Fede e ad allargare la sfera di giurisdizione delle
istituzioni che le rappresentavano.
12 Nel primo dei due cimiteri ufficialmente designati, per
decisione dell’Assemblea Spirituale Nazionale bahá’í egiziana,
aiutata dall’Assemblea consorella persiana, furono
trasferite le spoglie dell’illustre Mírzá Abu’l-Faḍl, che vi
trovarono una sepoltura adeguata alla sua elevata posizione,
degna inaugurazione della prima istituzione bahá’í
DIO PASSA NEL MONDO
512
ufficiale di questo tipo instaurata in Oriente. Questa impresa
fu, poco dopo, rafforzata dall’esumazione da un cimitero
cristiano del Cairo della salma della famosissima
insegnante madre dell’Occidente, la signora E. Getsinger, e
dalla sua tumulazione, con l’assistenza offerta
dall’Assemblea Nazionale bahá’í americana e dal Dipartimento
di stato di Washington, nel cuore del cimitero, accanto
all’estrema dimora di quell’eminente scrittore e
campione della Fede.
13 In Terra Santa, dove era stato istituito un cimitero
bahá’í ancor prima di questi pronunciamenti durante il ministero
di ‘Abdu’l-Bahá, fu presa la storica decisione di
seppellire i defunti bahá’í rivolti verso la Qiblih di ‘Akká,
un provvedimento il cui significato fu rafforzato dalla decisione
di non ricorrere più, come si era fatto in passato, a
tribunali musulmani per tutte le questioni riguardanti i
matrimoni e i divorzi e di espletare, integralmente e senza
alcuna dissimulazione, i riti prescritti da Bahá’u’lláh per la
preparazione e la sepoltura dei defunti. A ciò seguì, poco
dopo, la presentazione di una petizione formale datata 4
maggio 1929, indirizzata dai rappresentanti della Comunità
locale bahá’í di Haifa alle Autorità palestinesi, nella quale si
chiedeva che, in attesa dell’adozione di una legge civile
uniforme riguardante lo stato giuridico personale applicabile
a tutti i residenti del paese indipendentemente dal credo
religioso, la comunità fosse da loro ufficialmente riconosciuta
e le fossero concessi «i pieni poteri d’amministrare i
propri affari di cui ora godono le altre comunità religiose in
Palestina».
14 All’accoglimento di questa petizione, un atto di enorme
importanza e assolutamente nuovo nella storia della Fede in
qualunque paese, che accordava il riconoscimento ufficiale
delle autorità civili ai certificati di matrimonio rilasciati dai
RICONOSCIMENTO DELLA FEDE
513
rappresentanti della comunità locale, la cui validità il funzionario
rappresentante il Governo persiano in Palestina ha
tacitamente riconosciuto, fecero seguito una serie di decisioni
che esentavano dalle tasse governative tutte le proprietà
e le istituzioni considerate dalla comunità bahá’í
luoghi santi, o dedicate alle Tombe dei suoi Fondatori al
centro mondiale. Inoltre, in virtù di queste decisioni, tutti
gli oggetti che servivano per ornare o arredare i Santuari
bahá’í furono esentati dalle imposte doganali e le succursali
delle Assemblee Spirituali Nazionali americana e indiana
furono autorizzate a espletare le funzioni delle «associazioni
religiose» secondo le leggi del paese e a possedere e
amministrare proprietà come rappresentanti di quelle Assemblee.
15 In Persia, dove una comunità molto più grande, già
numericamente superiore alle minoranze cristiane, ebree e
zoroastriane residenti nel paese, era riuscita, nonostante
l’atteggiamento tradizionalmente ostile delle autorità civili
ed ecclesiastiche, a erigere le strutture delle sue istituzioni
amministrative, la reazione a una dichiarazione di sì grande
importanza fu tale da ispirare i suoi membri e indurli a
sfruttare, nel miglior modo possibile, gli enormi vantaggi
che questa certificazione del tutto inaspettata aveva loro
arrecato. Sopravvissuta alle feroci ordalie cui i crudeli,
arroganti e implacabili capi di un clero onnipotente, adesso
miseramente umiliato, l’avevano sottoposta, la trionfante
comunità, che stava appena emergendo dall’oscurità, era
più che mai decisa a far valere, entro i limiti prescritti dai
Fondatori, il suo diritto d’essere considerata un’entità religiosa
indipendente e a salvaguardare, con ogni mezzo
possibile, la sua integrità, la solidarietà fra i suoi membri e
la solidità delle sue istituzioni elettive. Ora che i suoi avversari
dichiarati, in un paese simile, con quel linguaggio e
DIO PASSA NEL MONDO
514
su un tema tanto importante avevano fatto una dichiarazione
così solenne e travolgente e avevano squarciato il
velo che per tanto tempo aveva nascosto le verità peculiari
che costituiscono il nocciolo della sua dottrina, non poteva
più starsene in silenzio o tollerare senza proteste
l’imposizione di restrizioni calcolate per circoscrivere i suoi
poteri, soffocare la sua vita comunitaria e negarle il diritto
di essere posta su un piede di assoluta parità con le altre
comunità religiose della nazione.
16 Inflessibilmente risoluti a non lasciarsi più classificare
come musulmani, ebrei, cristiani o zoroastriani, i membri di
questa comunità decisero, come primo passo, di adottare
misure che dimostrassero inconfutabilmente la posizione
peculiare proclamata per la loro religione dai suoi nemici
dichiarati. Memori del loro chiaro, sacro e imprescindibile
dovere di obbedire senza riserve alle leggi del paese in tutte
le questioni di carattere puramente amministrativo, ma
fermamente determinati a dichiarare e dimostrare, con ogni
mezzo legittimo a loro disposizione, l’indipendenza della
loro Fede, formularono una linea di condotta e si lanciarono
in imprese destinate a portarli avanti di uno stadio
verso la mèta che si erano proposti di raggiungere.
17 L’incrollabile decisione di non dissimulare la loro fede,
qualunque sacrificio ciò potesse comportare,
l’atteggiamento intransigente di non deferire a nessun tribunale
musulmano, cristiano, rabbinico o zoroastriano
questioni attinenti il loro stato giuridico personale, il rifiuto
d’affiliarsi a organismi legati a una qualunque delle religioni
riconosciute nel paese o d’accettare da esse posti ecclesiastici,
l’osservanza universale delle leggi prescritte nel
Kitáb-i-Aqdas riguardanti le preghiere obbligatorie, il digiuno,
il matrimonio, il divorzio, l’eredità, la sepoltura e
l’uso dell’oppio o delle bevande alcoliche, l’emissione e la
RICONOSCIMENTO DELLA FEDE
515
circolazione di certificati di nascita, morte, matrimonio e
divorzio, per direttiva di Assemblee bahá’í riconosciute e
con il loro sigillo, la traduzione in persiano delle «Leggi
bahá’í riguardanti questioni di stato giuridico personale»
già pubblicate dall’Assemblea Nazionale bahá’í egiziana, la
sospensione del lavoro in tutti i Giorni sacri bahá’í,
l’istituzione di cimiteri bahá’í nella capitale e nelle provincie
per avere un unico luogo di sepoltura per tutti i fedeli,
qualunque fosse la loro estrazione religiosa, la pretesa di
non essere più registrati come musulmani, cristiani, ebrei o
zoroastriani sulle carte d’identità, nei certificati di matrimonio,
nei passaporti e in altri documenti ufficiali, il rilievo
dato all’istituzione della Festa del diciannovesimo giorno
stabilita da Bahá’u’lláh nel Libro Santissimo, l’imposizione
di sanzioni da parte delle Assemblee elettive bahá’í, che
assumevano ora i compiti e le funzioni di tribunali religiosi,
a carico di membri recalcitranti della comunità, negando
loro il diritto di votare e di essere membro di Assemblee e
comitati – tutto questo deve essere associato ai primi moti
di una comunità che aveva eretto la struttura del suo Ordine
Amministrativo e ora, sotto la spinta della storica
sentenza giudiziaria approvata in Egitto, era decisa a ottenere
dalle autorità civili, non con la forza, ma con la
persuasione, il riconoscimento dello status cui i suoi avversari
ecclesiastici avevano reso così solennemente testimonianza.
18 Che il suo tentativo iniziale abbia riscosso un successo
parziale, che talvolta abbia insospettito le autorità al governo
o sia stato grossolanamente mistificato dai suoi vigili
nemici non è motivo di sorpresa. Ebbe successo sotto certi
aspetti nei negoziati con le autorità civili, come
nell’ottenere il decreto governativo che sopprimeva dai
passaporti rilasciati ai sudditi persiani ogni riferimento
DIO PASSA NEL MONDO
516
all’appartenenza religiosa, e nel tacito permesso accordato
ai membri della comunità, in alcune zone, di non riempire le
colonne riguardanti la religione in certi documenti di stato,
ma di registrare presso le loro Assemblee i certificati di
matrimonio, divorzio, nascita e morte e di celebrare i funerali
secondo i loro riti religiosi. Sotto altri aspetti, tuttavia,
la comunità fu assoggettata a gravi impedimenti: le
scuole, fondate, possedute e controllate esclusivamente
dalla comunità bahá’í furono chiuse d’autorità perché si
rifiutarono di restare aperte nei Giorni sacri bahá’í, i suoi
membri, uomini e donne, furono portati in giudizio, coloro
che ricoprivano incarichi civili o militari furono, in alcuni
casi, congedati, fu posto il divieto all’importazione, alla
stampa e alla circolazione della letteratura e furono proibite
tutte le riunioni pubbliche bahá’í.
19 A tutte le regole amministrative che le autorità civili di
tanto in tanto hanno emanato o che in futuro emaneranno in
quella terra, come in tutti gli altri paesi, la comunità bahá’í,
fedele ai suoi sacri obblighi nei confronti del governo e conscia
dei doveri civili, ha prestato e continuerà a prestare incondizionata
obbedienza. La sua immediata chiusura delle proprie
scuole in Persia ne è una prova. Tuttavia, a quegli ordini che
equivalgano a una ritrattazione della fede da parte dei suoi
membri, o che costituiscano un atto di slealtà verso i suoi
principi e precetti basilari, spirituali e provenienti da Dio, si
rifiuterà risolutamente d’inchinarsi, preferendo la prigionia, la
deportazione e ogni forma di persecuzione, compresa la morte
– che è già stata patita da ventimila martiri i quali hanno offerto
la vita sul sentiero dei Fondatori – piuttosto che seguire i
dettami di un’autorità temporale che le chiedesse di rinunziare
alla fedeltà alla sua causa.
20 «Anche se ci fate a pezzi, uomini, donne e bambini,
dell’intero distretto di Ábádih», è stato il memorabile
RICONOSCIMENTO DELLA FEDE
517
messaggio inviato dagli intrepidi discendenti dei martiri di
quel turbolento centro al governatore di Fárs che voleva
costringerli a dichiararsi musulmani, «non ci assoggetteremo
mai ai vostri desideri». Il messaggio, consegnato
all’insolente governatore, lo indusse subito a desistere
dall’insistere ulteriormente.
21 Negli Stati Uniti d’America, la comunità bahá’í, che
aveva già dato un ispirante esempio erigendo e completando
l’apparato del suo Ordine Amministrativo, fu sensibile
alle conseguenze d’ampia portata della sentenza approvata
dal tribunale musulmano in Egitto e al significato
della reazione che aveva provocato in Terra Santa e fu
stimolata dalla coraggiosa tenacia dimostrata dalla comunità
persiana sua consorella. Essa decise di aggiungere alle
sue notevoli imprese ulteriori atti intesi a mettere maggiormente
in rilievo lo status raggiunto dalla Fede di Bahá’u’lláh
nel continente nordamericano. Era numericamente
inferiore alla comunità dei credenti persiani. A causa
della molteplicità delle leggi che regolavano gli Stati
nell’ambito dell’Unione, si trovò, nelle questioni riguardanti
lo stato giuridico personale dei suoi membri, di fronte
a una situazione radicalmente diversa da quella con cui
avevano a che fare i credenti in Oriente e molto più complessa.
Ma conscia della sua responsabilità di dare, una
volta ancora, un potente impulso allo sviluppo di un Ordine
di origine divina, si assunse audacemente l’impegno di iniziare
misure che mettessero in evidenza il carattere indipendente
della Rivelazione per cui si erano già così nobilmente
battuti.
22 Il riconoscimento della sua Assemblea Spirituale
Nazionale da parte delle autorità federali come corpo religioso
avente diritto di possedere fiduciariamente proprietà
dedicate agli interessi della Fede, la costituzione di dotaDIO
PASSA NEL MONDO
518
zioni bahá’í e la loro esenzione dalle tasse da parte delle
autorità civili in quanto proprietà possedute e amministrate
a esclusivo beneficio di una comunità puramente religiosa
stavano ora per essere integrati da decisioni e provvedimenti
destinati a dare ulteriore rilievo alla natura dei legami
che univano i suoi membri. Lo speciale accento posto su
alcune delle leggi fondamentali contenute nel Kitáb-
i-Aqdas riguardanti le preghiere obbligatorie,
l’osservanza del digiuno, il consenso dei genitori come
requisito per il matrimonio, la separazione di un anno tra
marito e moglie come condizione indispensabile per il divorzio,
l’astinenza da tutte le bevande alcoliche,
l’importanza attribuita alla Festa del diciannovesimo giorno
decretata da Bahá’u’lláh nello stesso Libro, l’abbandono
dell’appartenenza e dell’affiliazione a organizzazioni ecclesiastiche
di qualunque tipo e il rifiuto di accettare qualunque
carica ecclesiastica – tutto ciò è servito a sottolineare
con forza il carattere distintivo della Fratellanza bahá’í
e a dissociarla, agli occhi del pubblico, dai riti, dalle
cerimonie e dalle istituzioni opera d’uomo che
s’identificano coi sistemi religiosi del passato.
23 Di particolare e storica importanza è stata la richiesta
fatta dall’Assemblea Spirituale bahá’í di Chicago – il primo
centro installato nel continente nordamericano, la prima a
ottenere il riconoscimento legale fra tutte le Assemblee sue
consorelle, la prima a prendere l’iniziativa di preparare la
strada per la costruzione di un Tempio bahá’í in Occidente
– alle autorità civili dello stato dell’Illinois per ottenere il
riconoscimento del diritto di celebrare matrimoni legali
secondo le regole del Kitáb-i-Aqdas e di registrarne i certificati
che avessero in precedenza ricevuto la sanzione ufficiale
dell’Assemblea. L’accoglimento di questa petizione
da parte delle autorità, che richiedeva un emendamento del
RICONOSCIMENTO DELLA FEDE
519
regolamento di tutte le Assemblee locali per abilitarle a
celebrare matrimoni legali e conferiva al presidente o al
segretario dell’Assemblea di Chicago il potere di rappresentare
questo organo nella celebrazione di tutti i matrimoni
bahá’í, l’emissione, il 22 settembre 1939, della prima
Licenza matrimoniale bahá’í da parte dello stato
dell’Illinois che autorizzava l’Assemblea a celebrare matrimoni
e a rilasciare certificati matrimoniali bahá’í, le
successive misure felicemente prese da Assemblee in altri
stati dell’Unione, come lo stato di New York, il New
Jersey, il Wisconsin e l’Ohio, per ottenere gli stessi privilegi
hanno contribuito anch’essi a dare maggiore rilievo allo
status di religione indipendente della Fede. A tutto ciò bisogna
aggiungere un riconoscimento altrettanto significativo
concesso, dopo lo scoppio del presente conflitto, dal
Dipartimento della guerra degli Stati Uniti – come dimostra
la comunicazione del Quartiermastro generale di quel Dipartimento
del 14 agosto 1942 all’Assemblea Spirituale
Nazionale americana – che approva l’uso del simbolo del
Più Grande Nome sulle pietre tombali dei Bahá’í uccisi in
guerra e sepolti in cimiteri militari o privati, distinguendo
così quelle tombe da quelle con la croce latina o con la
stella di Davide assegnati rispettivamente agli appartenenti
alle Fedi cristiana ed ebraica.
24 Merita inoltre citare la richiesta, ugualmente coronata
da successo, presentata dall’Assemblea Spirituale Nazionale
bahá’í americana all’Ufficio amministrazione prezzi,
Washington D. C., per chiedere che ai presidenti e ai segretari
delle Assemblee locali, nella loro qualità di funzionari
addetti alla direzione di riunioni religiose e, in taluni
Stati, autorizzati a celebrare matrimoni, fosse riconosciuto
il diritto all’indennità di percorso privilegiato secondo
quanto disposto dalla Sezione Indennità Stradali PrivileDIO
PASSA NEL MONDO
520
giate del Regolamento della Benzina, allo scopo di andare
incontro ai bisogni religiosi delle località da loro servite.
25 Anche le comunità bahá’í di altri paesi come l’India,
l’Iraq, la Gran Bretagna e l’Australia, hanno subito valutato
i vantaggi derivanti dalla pubblicazione dello storico
verdetto e hanno utilizzato, ciascuna secondo la propria
capacità ed entro i limiti imposti dalle circostanze generali,
le opportunità fornite da quelle pubbliche testimonianze per
dimostrare ulteriormente l’indipendenza della Fede di cui
avevano già eretta la struttura amministrativa. Applicando,
nella misura che ritenevano fattibile, le leggi prescritte nel
Libro Santissimo, sciogliendo ogni vincolo di affiliazione o
partecipazione a qualsiasi istituzione ecclesiastica di qualsivoglia
denominazione, formulando linee di condotta introdotte
con l’unico scopo di dare ulteriore pubblicità a
questa importante questione che segna una grande svolta
nell’evoluzione della Fede e di facilitarne la definitivo soluzione,
queste comunità, e in verità tutti gli organismi
bahá’í in Oriente e in Occidente, per quanto isolata la loro
posizione o immaturo il loro stadio di sviluppo, consci della
loro solidarietà e perfettamente consapevoli delle gloriose
prospettive che si aprivano davanti a loro, sono sorti per
proclamare all’unisono l’indipendenza della religione di
Bahá’u’lláh e per preparare la strada alla sua emancipazione
da ogni sorta di vincoli, ecclesiastici o di altro genere,
che potessero impedire o ritardare il suo definitivo riconoscimento
in tutto il mondo.
26 Allo status già conseguito dalla loro Fede, in gran parte
per merito dei loro compiuti sforzi e dei successi conseguiti
senza alcun aiuto, hanno reso omaggio osservatori di varia
provenienza professionale, la cui testimonianza i Bahá’í
hanno gradito e considerano un ulteriore incentivo
RICONOSCIMENTO DELLA FEDE
521
all’azione nella loro ripida e faticosa ascesa verso le vette
che dovranno infine espugnare.
27 «La Palestina», testimonia il professor Norman Bentwich,
già Procuratore generale del Governo palestinese, «può veramente
essere considerata adesso la terra non di tre ma di
quattro Fedi, perché il credo bahá’í che ha ora il proprio centro
di fede e pellegrinaggio ad ‘Akká e Haifa sta assumendo il
carattere di una religione mondiale. Quanto alla sua influenza
nel paese, essa è un importante fattore che contribuisce alla
comprensione internazionale e interreligiosa». L’eminente
scienziato e psichiatra svizzero, Auguste Forel, nel suo testamento
dichiara: «Nel 1920 ho conosciuto a Karlsruhe la
religione mondiale e sopraconfessionale bahá’í, fondata in
Oriente settant’anni fa da un persiano, Bahá’u’lláh. Questa è la
vera religione del “Benessere sociale” senza dogmi o preti, che
unisce tutti gli uomini di questo nostro piccolo globo terrestre.
Sono diventato bahá’í. Possa questa religione vivere e prosperare
per il bene dell’umanità! Questo è il mio più ardente
desiderio». «È necessario», egli ha ancora dichiarato, «che vi
siano uno stato mondiale, una lingua universale e una religione
universale. Il movimento bahá’í per l’unità dell’umanità è, a
mio parere, il più grande movimento che oggi operi per la pace
e per la fratellanza universali». Un’altra testimonianza è quella
della defunta regina Maria di Romania: «Una religione che
unisce tutti i credi… una religione basata sull’intimo spirito di
Dio… Insegna che tutti gli odi, gli intrighi, i sospetti, le male
parole, persino ogni aggressivo patriottismo, sono estranei
all’unica, essenziale legge di Dio e che i credi particolari non
sono che la superficie delle cose mentre il cuore che pulsa di
divino amore non conosce tribù o razze».
CAPITOLO XXV
Espansione internazionale delle attività d’insegnamento
1 Mentre la struttura dell’Ordine Amministrativo della
Fede di Bahá’u’lláh stava gradualmente sorgendo e, grazie
all’influenza di forze inaspettate, l’indipendenza della Fede
era sempre più riconosciuta dai suoi nemici e dimostrata dai
suoi amici, veniva contemporaneamente messo in moto un
altro sviluppo, non meno gravido di conseguenze. Il suo
scopo era d’estendere i confini della Fede, aumentando il
numero dei suoi sostenitori dichiarati e dei suoi centri
amministrativi, e di dare un nuovo e sempre maggiore
impulso all’arricchimento, all’espansione e alla diversificazione
della sua letteratura e al compito di diffonderla
sempre più lontano. Infatti l’esperienza dimostrava che, a
parte gli altri suoi caratteri distintivi, il modello dell’Ordine
Amministrativo certamente incoraggiava l’efficienza e la
celerità nel lavoro d’insegnamento e i suoi costruttori, man
mano che la Fede procedeva verso un’emancipazione
sempre più completa, si sentivano continuamente stimolati
nel loro zelo e sempre più rafforzati nel loro ardore missionario.
2 E non avevano dimenticato le esortazioni, gli appelli e le
promesse dei Fondatori della loro Fede che, per tre quarti di
secolo, ciascuno a Proprio modo e nei limiti ben definiti delle
Proprie attività, avevano lavorato tanto eroicamente per diffondere
la fama della Causa i cui destini l’onnipotente Provvidenza
aveva Loro ordinato di plasmare.
3 L’Araldo della loro Fede aveva comandato agli stessi
sovrani della terra di levarsi per insegnare la Sua Causa,
scrivendo nel Qayyúmu’l-Asmá’: «O consesso di re! Divulgate
secondo verità e in gran fretta i versetti che inESPANSIONE
DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
523
viammo ai popoli di Turchia e d’India e inoltre… ai paesi
d’Oriente e d’Occidente». «Uscite dalle vostre città o
popoli d’Occidente», aveva inoltre scritto nello stesso Libro,
«e aiutate Dio…». «In verità, vi osserviamo dal Nostro
regno di gloria», Bahá’u’lláh Si era così rivolto ai Suoi
seguaci nel Kitáb-i-Aqdas, «e aiuteremo chiunque si leverà
per il trionfo della Nostra Causa con le schiere delle legioni
superne e una corte dei Nostri angeli prediletti».
«…Insegnate la Causa di Dio, o genti di Bahá!», ha scritto
inoltre. «Poiché Dio ha imposto ad ognuno il dovere di
proclamare il Suo Messaggio e ritiene questa la più meritevole
di tutte le azioni». «Se un uomo, solo», ha anche
chiaramente affermato, «sorge nel nome di Bahá e indossa
l’armatura del Suo amore, l’Onnipotente lo renderà vittorioso,
si schierassero contro di lui le forze del cielo e
della terra». «Dovesse qualcuno levarsi per il trionfo della
Nostra Causa», ha inoltre dichiarato, «Dio lo renderebbe
vittorioso, fossero pure decine di migliaia di nemici uniti
in lega contro di lui». E ancora: «Accentrate le vostre
energie nella propagazione della Fede di Dio. Chiunque
sia degno di sì alto appello, si levi a promuoverla.
Chiunque non ne sia in grado, è suo dovere indichi chi, in
sua vece, proclami questa Rivelazione…». «Coloro che
hanno abbandonato il loro paese», promette, «allo scopo
d’insegnare la Nostra Causa, questi saranno fortificati col
potere dello Spirito Fedele… tale servizio è, invero, il
sovrano di tutte le buone azioni e l’ornamento di ogni atto
virtuoso». «Oggi», ha scritto ‘Abdu’l-Bahá nel Suo Testamento,
«la più importante di tutte le cose è la guida
delle nazioni e dei popoli del mondo. L’insegnamento
della Causa è della massima importanza, perché costituisce
la pietra angolare delle sue stesse fondamenta». «I
discepoli di Cristo», ha dichiarato nello stesso Documento,
DIO PASSA NEL MONDO
524
«dimenticarono se stessi e tutte le cose terrene, trascurarono
tutti i loro interessi e i loro averi, si purificarono
dall’egoismo e dalla passione e, con distacco assoluto, si
sparsero dappertutto e si dedicarono a richiamare i popoli
della terra alla Guida Divina, finché fecero del mondo un
altro mondo, illuminarono la superficie della terra e fino
all’ultima ora si dimostrarono pronti al sacrificio sul
sentiero di quel Benamato di Dio. Infine, in terre diverse,
subirono un glorioso martirio. Gli uomini d’azione seguano
le loro orme!» «Quando verrà l’ora», ha solennemente
dichiarato nel medesimo Testamento, «in cui
quest’uccello oppresso e dalle ali spezzate spiccherà il
volo verso la Celeste Assemblea… gli amici e i diletti, tutti
quanti, dovranno mettersi all’opera e levarsi con tutto il
cuore, con tutta l’anima e in pieno accordo… ad insegnare
la Sua Causa e promuovere la Sua Fede. Essi non
dovranno fermarsi nemmeno un istante, né cercare riposo.
Dovranno recarsi in ogni terra… e viaggiare per tutte le
contrade. Alacri, instancabili e tenaci dovranno innalzare
dappertutto il trionfale grido di “Yá Bahá’u’l-Abhá” (O
Gloria delle Glorie)… che in Oriente e in Occidente
un’immensa folla si riunisca all’ombra della Parola di
Dio, che i dolci aromi della santità siano diffusi, che i volti
brillino raggianti e le anime divengano celestiali!»
4 Obbedienti a queste ripetute ingiunzioni, memori di
queste ardenti promesse, consci della sublimità del loro
appello, spronati dall’esempio dello stesso ‘Abdu’l-Bahá,
non intimoriti malgrado il Suo improvviso allontanamento
da loro, imperterriti di fronte agli attacchi sferrati dai loro
avversari interni ed esterni, i Suoi seguaci in Oriente e in
Occidente si accinsero con tutta la forza della loro solidarietà
a promuovere più energicamente che mai l’espansione
internazionale della loro Fede, un’espansione che doveva
ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
525
ora assumere proporzioni tali da meritare di essere considerata
uno degli eventi più significativi della storia del
primo secolo bahá’í.
5 Lanciate in ogni continente del globo, dapprima
saltuarie, casuali e non organizzate, poi in seguito
all’emersione e al lento sviluppo dell’Ordine Amministrativo,
condotte con sistematicità, dirette dal centro ed efficientemente
perseguite, le attività di insegnamento intraprese
dai seguaci di Bahá’u’lláh in molti territori, ma soprattutto
in America, e perseguite da persone di tutte le età
e di entrambi i sessi, neofiti e veterani, insegnanti viaggianti
e residenti, costituiscono, in virtù della loro ampiezza e
delle benedizioni che ne sono scaturite, un fulgido episodio
che non è secondo a nessuno, esclusi quelli associati alle
gesta che hanno immortalato i primi anni dell’età primitiva
della Dispensazione bahá’í.
6 La luce della Fede, che nei nove anni della Dispensazione
bábí aveva illuminato la Persia ed era stata riverberata
sull’adiacente territorio iracheno, che nel corso dei trentanove
anni del ministero di Bahá’u’lláh aveva irradiato il
suo splendore sull’India, sull’Egitto, la Turchia, il Caucaso,
il Turchestan, il Sudan, la Palestina, la Siria, il Libano e la
Birmania e che poi, grazie all’impulso di un Patto
d’istituzione divina, era giunta fino agli Stati Uniti
d’America, al Canada, alla Francia, alla Gran Bretagna, alla
Germania, all’Austria, alla Russia, all’Italia, all’Olanda,
all’Ungheria, alla Svizzera, all’Arabia, alla Tunisia, alla
Cina, al Giappone, alle isole Hawaii, al Sud Africa, al
Brasile e all’Australia, ora, entro la fine del primo secolo
bahá’í, sarebbe stata portata a illuminare ben trentaquattro
nazioni indipendenti e molti possedimenti situati nei continenti
americano, asiatico e africano, nel Golfo Persico e
negli oceani Atlantico e Pacifico. Dopo il trapasso di
DIO PASSA NEL MONDO
526
‘Abdu’l-Bahá, le insegne della Rivelazione di Bahá’u’lláh
sono state innalzate in Norvegia, Svezia, Danimarca, Belgio,
Finlandia, Irlanda, Polonia, Cecoslovacchia, Romania,
Jugoslavia, Bulgaria, Albania, Afganistan, Abissinia,
Nuova Zelanda e in diciannove repubbliche latino-
americane, e in molte di esse sono già state installate le
basi strutturali dell’Ordine Amministrativo della Sua Fede.
Inoltre, i portatori del nuovo Vangelo hanno preso residenza
in numerosi possedimenti in Oriente e in Occidente,
compresa l’Alaska, l’Islanda, Giamaica, Porto Rico, l’isola
di Solano nelle Filippine, Giava, Tasmania, le isole Bahrayn
e Tahiti, il Belucistan, la Rodesia del Sud e il Congo Belga,
e stanno ora facendo ogni sforzo per costruirvi una base
inespugnabile per le sue istituzioni.
7 Queste cospicue vittorie sono state conseguite negli
ultimi decenni del primo secolo bahá’í grazie a conferenze e
convegni, attraverso la stampa e la radio, con
l’organizzazione di classi di studio e di fire-side, la partecipazione
alle attività di società, club e istituti animati da
ideali affini ai principi della Fede, la diffusione della letteratura
bahá’í, con varie mostre, con l’istituzione di classi di
formazione per insegnanti, attraverso contatti con uomini
di stato, studiosi, pubblicisti, filantropi e altre personalità,
cose che per lo più sono state compiute grazie alla intraprendenza
dei membri della comunità americana che si
sono assunti la diretta responsabilità della conquista spirituale
della stragrande maggioranza dei paesi e dei possedimenti,
e, soprattutto, grazie all’inflessibile determinazione
e all’incrollabile fedeltà dei pionieri che hanno partecipato
a queste crociate, in qualità di insegnanti viaggianti
o residenti.
8 Non si può omettere un accenno alle attività di insegnamento
internazionale dei seguaci occidentali della Fede
ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
527
di Bahá’u’lláh e, particolarmente, della valorosa comunità
americana, i quali, cogliendo ogni occasione che si presentasse,
con l’esempio, con la parola e con la distribuzione
di letteratura, hanno portato la Fede in terreni vergini,
spargendo semi che, alla fine, germoglieranno e produrranno
una messe tanto rilevante quanto quella già raccolta
nei paesi sopra menzionati. Grazie a questi sforzi le vivificanti
brezze della Rivelazione di Dio hanno soffiato sui
più remoti angoli della terra, portando il germe d’una
nuova vita spirituale in climi distanti e regioni inospitali
quali la Lapponia, l’isola Spitzbergen, l’insediamento più
settentrionale del mondo, Hammerfest in Norvegia e nella
Terra del Fuoco nell’estremità del Cile, le città, rispettivamente,
più a nord e più a sud del globo, Pago Pago e le
Figi, nell’Oceano Pacifico, Chichen Itza, nella provincia
dello Yucatàn, le isole Bahamas, Trinidad e Barbados nelle
Indie Occidentali, l’isola di Bali e il Borneo Britannico nelle
Indie Orientali, la Patagonia, la Guyana Britannica, le isole
Seychelles, la Nuova Guinea e Ceylon.
9 E non possiamo fare a meno di segnalare gli speciali
sforzi fatti da individui e Assemblee per prendere contatto
con gruppi e razze minoritarie in varie parti del mondo:
Ebrei e Negri negli Stati Uniti d’America, Eschimesi in
Alaska, Indiani patagoni in Argentina, Indiani messicani in
Messico, Indiani incas in Perù, Indiani cherokee nella Carolina
del Nord, Indiani oneida nel Wisconsin, Maya nello
Yucatàn, Lapponi nella Scandinavia del Nord e Maori in
Rotorua, Nuova Zelanda.
10 Di speciale e valido aiuto è stata l’istituzione di un
Ufficio internazionale bahá’í a Ginevra, un centro destinato
soprattutto a facilitare l’espansione delle attività
d’insegnamento della Fede nel continente europeo, che,
come organismo ausiliario del centro amministrativo
DIO PASSA NEL MONDO
528
mondiale in Terra Santa, si è tenuto in contatto con le
comunità bahá’í in Oriente e in Occidente. Utilizzato come
ufficio d’informazione della Fede e centro di distribuzione
della sua letteratura, grazie a una sala di lettura aperta al
pubblico, a una biblioteca circolante, all’ospitalità offerta a
insegnanti viaggianti e a credenti in visita e ai contatti con
varie società, esso ha dato un non piccolo contributo al
consolidamento delle iniziative di insegnamento degli individui
e delle Assemblee Nazionali bahá’í.
11 Grazie a queste attività d’insegnamento, alcune iniziate
da singoli credenti, altre svolte in base a piani varati da
Assemblee organizzate, la Fede, che durante la vita di
Bahá’u’lláh contava nelle sue file persiani, arabi, turchi,
russi, curdi, indiani, birmani e negri e, più tardi, nei giorni di
‘Abdu’l-Bahá, era stata rafforzata dalla conversione di
americani, britannici, tedeschi, francesi, italiani, giapponesi,
cinesi e armeni, poteva ora vantarsi d’aver arruolato tra i
suoi sostenitori dichiarati rappresentanti di gruppi etnici e
nazionalità lontanissimi fra loro: ungheresi, olandesi, irlandesi,
scandinavi, sudanesi, cecoslovacchi, bulgari, finlandesi,
etiopi, albanesi, polacchi, eschimesi, indiani americani,
jugoslavi, latino-americani e maori.
12 Un così notevole ampliamento dei confini della Fede,
una tanto sorprendente diversificazione degli elementi in
essa inclusi, fu accompagnato da un’enorme aumento del
volume e della diffusione della letteratura, un aumento che
contrastava nettamente con le prime iniziative prese per la
stampa delle poche edizioni degli scritti di Bahá’u’lláh che
furono pubblicate durante gli ultimi anni del Suo ministero.
L’assortimento della letteratura bahá’í, che per mezzo
secolo, nei giorni del Báb e di Bahá’u’lláh, restò limitato
alle due lingue in cui i Loro insegnamenti erano stati originariamente
rivelati e che poi, durante la vita di ‘AbESPANSIONE
DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
529
du’l-Bahá, fu esteso a includere edizioni in inglese, francese,
tedesco, turco, russo e birmano, dopo il Suo trapasso
fu notevolmente ampliato grazie a una notevole proliferazione
di libri, trattati, opuscoli e volantini stampati e diffusi
in altre ventinove lingue. Grazie sopra tutto a iniziative
personali e in parte con la mediazione di Assemblee bahá’í,
furono pubblicati e poi largamente distribuiti e donati a
biblioteche private e pubbliche, in Oriente e in Occidente
libri in spagnolo e portoghese, in tre lingue scandinave, in
finlandese e islandese, in olandese, italiano, ceco, polacco,
ungherese, rumeno, serbo, bulgaro, greco e albanese, in
ebraico ed esperanto, in armeno, curdo e amarico, in cinese
e giapponese e in cinque lingue indiane, cioè urdu, gujrati,
bengali, hindi e sindhi. Inoltre, la letteratura della Fede è
attualmente in corso di traduzione in lettone, lituano, ucraino,
tamil, maharatti, pashto, telugu, kinarese, singalese,
malese, oriya, panjabi e rajasthani.
13 Altrettanto rimarchevole è stato l’assortimento della
letteratura prodotta e messa a disposizione del pubblico in
tutti i continenti del globo e portata da risoluti e infaticabili
pionieri fino agli estremi confini della terra, un’impresa
nella quale ancora una volta si sono distinti i membri della
comunità bahá’í americana. Ad attestare la varietà delle
pubblicazioni bahá’í, così strettamente collegata alla loro
diffusione sulla superficie del globo, vi sono la pubblicazione
di un’edizione inglese che comprende una selezione
di passi tratti dai più importanti fra gli scritti di Bahá’u’lláh
che non erano ancora stati tradotti, nonché la versione inglese
dell’«Epistola al Figlio del Lupo» e di una compilazione,
nella stessa lingua, di «Preghiere e Meditazioni»
rivelate dalla Sua penna, la traduzione e la pubblicazione,
rispettivamente in otto, sette e sei lingue, delle «Parole
Celate», del «Kitáb-i-Íqán» e delle «Lezioni di San GioDIO
PASSA NEL MONDO
530
vanni d’Acri» di ‘Abdu’l-Bahá, la compilazione del terzo
volume delle Tavole di ‘Abdu’l-Bahá tradotte in inglese, la
pubblicazione di libri e trattati relativi ai principi del credo
bahá’í e all’origine e allo sviluppo dell’Ordine Amministrativo
della Fede, la traduzione inglese della Narrazione
dei primi giorni della Rivelazione bahá’í, scritta dal cronista
e poeta Nabíl-i-Zarandí, successivamente pubblicata in
arabo e tradotta in tedesco e in esperanto, commentari ed
esposizioni degli insegnamenti bahá’í, delle istituzioni
amministrative e di argomenti affini, come la federazione
mondiale, l’unità delle razze e la religione comparata scritti
da autori occidentali e da ex ministri della Chiesa. Hanno
inoltre contribuito ad accrescere la produzione e aumentare
la varietà della letteratura bahá’í la pubblicazione di documenti
relativi alle leggi del Kitáb-i-Aqdas, di libri e opuscoli
che trattano le profezie bibliche, di edizioni rivedute
di alcuni scritti di Bahá’u’lláh, ‘Abdu’l-Bahá e di
numerosi autori bahá’í, di guide e programmi di studio per
una vasta gamma di libri e temi bahá’í, di lezioni di Amministrazione
bahá’í, di indici di libri e periodici bahá’í, di
cartoline per anniversari e calendari, di poesie, canzoni,
lavori teatrali e rappresentazioni, di guide allo studio e di
un libro di preghiere per l’educazione dei bambini bahá’í e
di notiziari, bollettini e periodici, in inglese, persiano, tedesco,
esperanto, arabo, francese, urdu, birmano e portoghese.
14 Di particolare valore e significato è stata la produzione,
per un periodo di molti anni, di una serie di volumi di un
annuario biennale internazionale delle attività bahá’í, ampiamente
illustrato e pienamente documentato, che comprende,
fra le altre cose, una dichiarazione sui fini e gli
scopi della Fede e dell’Ordine Amministrativo, una selezione
dalle sue scritture, un panorama delle sue attività, una
ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
531
lista dei suoi centri nei cinque continenti, una bibliografia
della sua letteratura, apprezzamenti scritti da eminenti
uomini e donne orientali e occidentali per i suoi ideali e i
suoi successi e articoli riguardanti le sue relazioni con i
problemi del giorno.
15 Il panorama della letteratura prodotta negli ultimi
decenni del primo secolo della Fede non può essere
considerato completo senza una speciale menzione della
pubblicazione e della vasta influenza esercitata dalla
splendida, autorevole e ampia introduzione alla storia e
agli insegnamenti bahá’í scritta da J. E. Esslemont,
immortale, immacolato promotore della Fede, che è già
stata pubblicata in trentasette lingue e sta per essere
tradotta in almeno altre tredici, la cui versione inglese è
stata stampata in decine di migliaia di copie e ha avuto
nove ristampe negli Stati Uniti d’America, le cui versioni
in esperanto, giapponese e inglese sono state trascritte in
braille, che un personaggio regale ha elogiato definendolo
«uno splendido libro d’amore e di bontà, di forza e
di bellezza», raccomandandolo a tutti e affermando che
«nessuno può non essere migliore per merito di questo
Libro».
16 Meritano inoltre una speciale menzione la costituzione
da parte dell’Assemblea Spirituale Nazionale britannica di
una Casa Editrice, registrata come «The Bahá’í Publishing
Co.» che pubblica letteratura bahá’í e ne è l’esclusiva distributrice
nelle Isole britanniche, la compilazione, da parte
di varie Assemblee bahá’í in Oriente, di almeno quaranta
volumi manoscritti di opere autentiche inedite del Báb, di
Bahá’u’lláh e ‘Abdu’l-Bahá, la traduzione inglese
dell’Appendice del Kitáb-i-Aqdas intitolata «Domande e
risposte» e la pubblicazione in arabo e in persiano, a cura
delle Assemblee Spirituali Nazionali bahá’í egiziana e inDIO
PASSA NEL MONDO
532
diana, di «Elementi delle Leggi bahá’í in materia di stato
giuridico personale» e di un breve schema, da parte della
seconda, sulle leggi relative alla sepoltura dei defunti e la
traduzione di un opuscolo in maori fatta da un bahá’í maori
neozelandese. Si devono inoltre menzionare la raccolta e la
pubblicazione da parte dell’Assemblea di Teherán di un
considerevole numero di discorsi pronunciati da ‘Abdu’l-
Bahá nel corso dei Suoi viaggi in Occidente, la redazione
in persiano di una dettagliata storia della Fede, la
stampa di certificati di matrimonio e divorzio bahá’í in
persiano e in arabo a cura di un certo numero di Assemblee
Spirituali Nazionali in Oriente, l’emissione, da parte
dell’Assemblea Spirituale Nazionale persiana, di certificati
di nascita e di decesso, la preparazione di moduli per lasciti
ad uso dei credenti che desiderino lasciare legati alla Fede,
la compilazione realizzata dall’Assemblea Spirituale Nazionale
americana di un considerevole numero di Tavole
inedite di ‘Abdu’l-Bahá, la traduzione in esperanto di parecchi
libri bahá’í, compresi alcuni dei più importanti scritti
di Bahá’u’lláh e di ‘Abdu’l-Bahá, intrapresa dalla figlia del
famoso Zamenhof, anche lei convertita alla Fede, la traduzione
in serbo da parte di uno dei più eminenti studiosi
dell’Università di Belgrado, il professor Bogdan Popovic,
di un libretto bahá’í e la spontanea offerta della principessa
Ileana di Romania (ora arciduchessa Anton d’Austria) di
rendere nella sua lingua natia un opuscolo bahá’í scritto in
inglese che, in seguito, è stato distribuito nel suo paese
natale.
17 C’è anche da sottolineare il progresso fatto nella
trascrizione degli scritti bahá’í in Braille, che già comprende
opere come la versione inglese del «Kitáb-i-Iqán»,
delle «Parole Celate», delle «Sette Valli», della «Ishráqát»,
della «Súriy-i-Haykal», delle «Parole di Saggezza», di
ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
533
«Preghiere e Meditazioni di Bahá’u’lláh», delle «Lezioni di
San Giovanni d’Acri» di ‘Abdu’l-Bahá, della «Promulgazione
della pace universale», della «Saggezza di ‘Abdu’l-
Bahá», della «Mèta di un nuovo ordine mondiale» e
anche delle versioni (due edizioni) in inglese, esperanto e
giapponese di «Bahá’u’lláh e la Nuova Era» e di opuscoli
scritti in inglese, francese ed esperanto.
18 I principali responsabili dell’arricchimento della letteratura
della Fede e della sua traduzione in tante lingue non hanno
esitato a diffonderla con ogni mezzo a loro disposizione, nei
rapporti giornalieri con i privati e nei contatti ufficiali con le
organizzazioni che essi cercavano di informare dei suoi scopi e
dei suoi principi. L’energia, la vigilanza e la fermezza dimostrate
da questi araldi della Fede di Bahá’u’lláh e dai loro
rappresentanti eletti, sotto i cui auspici la distribuzione della
letteratura bahá’í ha assunto negli ultimi anni straordinarie
proporzioni, meritano il massimo apprezzamento. Dai resoconti
preparati e fatti circolare dalle principali agenzie incaricate
della pubblicazione e distribuzione di questa letteratura
negli Stati Uniti e nel Canada, emergono fatti notevoli: nello
spazio di undici mesi fino al 28 febbraio 1943, erano stati
venduti o distribuiti oltre diciannovemila libri, centomila opuscoli,
tremila programmi di studio, quattromila serie di
scritti scelti e milleottocento cartoline e pieghevoli di anniversario
e del Tempio, nel corso di due anni erano stati
stampati 376 mila opuscoli che descrivevano il carattere e lo
scopo della Casa di culto eretta negli Stati Uniti d’America,
erano stati distribuiti alle due Fiere mondiali di San Francisco e
New York oltre trecentomila libri ed opuscoli, in un periodo di
dodici mesi erano stati donati a varie biblioteche mille e ottantanove
libri e, attraverso il Comitato nazionale simpatizzanti,
in un anno, più di duemilatrecento lettere con oltre
quattromila e cinquecento opuscoli erano stati consegnati a
DIO PASSA NEL MONDO
534
autori, annunciatori della radio e rappresentanti delle minoranze
negra ed ebrea, nonché a varie organizzazioni interessate
agli affari internazionali.
19 Anche nella presentazione di questa vasta letteratura a
uomini illustri e di rango, i rappresentanti eletti e gli insegnanti
viaggianti della comunità bahá’í americana, aiutati
da Assemblee di altri paesi, hanno mostrato un’energia e
una determinazione altrettanto lodevoli quanto gli sforzi
sostenuti per la sua produzione. Letteratura bahá’í riguardante
vari aspetti della Fede è stata donata al Re
d’Inghilterra, alla regina Maria di Romania, al presidente
Franklin D. Roosevelt, all’Imperatore del Giappone, al
defunto presidente von Hindenburg, al Re di Danimarca,
alla Regina di Svezia, a re Ferdinando di Bulgaria,
all’Imperatore di Abissinia, al Re d’Egitto, al defunto re
Feisal dell’Iraq, a re Zog d’Albania, al defunto presidente
Masaryk della Cecoslovacchia, ai presidenti del Messico,
dell’Honduras, di Panama, di El Salvador, del Guatemala e
di Porto Rico, al generale Chiang Kai Shek, all’ex Chedivè
d’Egitto, al principe ereditario svedese, al duca di Windsor,
alla duchessa di Kent, all’arciduchessa Anton d’Austria,
alla principessa Olga di Jugoslavia, alla principessa Kadria
d’Egitto, alla principessa Estelle Bernadotte di Wisborg, al
Mahatma Gandhi, a numerosi principi regnanti dell’India,
al primo ministro di tutti gli Stati della Confederazione
australiana e ad altri personaggi di minor spicco. Alcune di
queste personalità l’hanno ricevuta di persona, altri tramite
intermediari adatti, credenti o rappresentanti eletti di comunità
bahá’í.
20 Gli insegnanti e le Assemblee non hanno trascurato il loro
dovere di mettere questa letteratura a disposizione della gente
nelle biblioteche statali, universitarie e pubbliche, estendendo
così alla gran massa dei lettori l’opportunità di conoscere la
ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
535
storia e i precetti della Rivelazione di Bahá’u’lláh. Un semplice
elenco di alcune delle più importanti di queste biblioteche sarà
sufficiente a mostrare la dimensione di queste attività che interessa
i cinque continenti: il British Museum di Londra, la
biblioteca Bodleiana di Oxford, la biblioteca del Congresso a
Washington, la biblioteca del Palazzo della pace all’Aia, le
biblioteche della fondazione Nobel per la pace e della fondazione
Nansen a Oslo, la Biblioteca reale a Copenaghen, la biblioteca
della Società delle nazioni a Ginevra, la biblioteca
Hoover per la pace, la biblioteca dell’università di Amsterdam,
la biblioteca del Parlamento di Ottawa, le biblioteche delle
università di Allahabad, di Aligarch, di Madras, dell’università
internazionale Shantineketan di Bolepur, dell’università ‘Uthmáníyyih
di Hyderabad, la Biblioteca imperiale di Calcutta,
la biblioteca Jamia Milli di Delhi, la biblioteca dell’università di
Mysore, la biblioteca Bernard di Rangoon, la biblioteca Jerabia
Wadia a Poona, la biblioteca pubblica di Lahore, le biblioteche
delle università di Lucknow e di Delhi, la biblioteca
pubblica di Johannesburg, le biblioteche circolanti di Rio de
Janeiro, la Biblioteca nazionale di Manila, la biblioteca
dell’università di Hong Kong, le biblioteche pubbliche di
Reykjavik, la biblioteca Carnegie nelle isole Seychelles, la Biblioteca
nazionale cubana, la biblioteca pubblica di San Juan, la
biblioteca dell’università di Ciudad Trujillo, la biblioteca pubblica
dell’università e la biblioteca Carnegie di Porto Rico, la
biblioteca del Parlamento di Canberra e la Biblioteca parlamentare
di Wellington. Libri autorevoli sulla Fede di Bahá’u’lláh
sono stati collocati in tutte queste nonché nelle
principali biblioteche dell’Australia e della Nuova Zelanda, in
nove biblioteche del Messico, in parecchie biblioteche di
Mukden in Manciuria e in più di mille biblioteche pubbliche, in
un centinaio di biblioteche di servizio e in duecento biblioteche
DIO PASSA NEL MONDO
536
di università e college, compresi college indiani, degli Stati
Uniti e del Canada.
21 Biblioteche di prigioni di stato e, dall’inizio della guerra,
quelle dell’esercito sono state incluse nel piano elaborato da
uno speciale comitato per la diffusione della letteratura della
Fede della comunità bahá’í americana. E quella solerte e intraprendente
comunità non ha trascurato l’interesse dei ciechi,
come è dimostrato dal collocamento di libri, trascritti in Braille
dai suoi membri, in trenta biblioteche e istituti di diciotto stati
degli Stati Uniti d’America, a Honolulu (Hawaii), a Regina
(Saskatchewan) e nelle biblioteche per ciechi di Tokyo e Ginevra,
nonché in un gran numero di biblioteche circolanti,
collegate a biblioteche pubbliche in varie grandi città del continente
nordamericano.
22 Non posso abbandonare l’argomento senza dedicare una
speciale menzione a colei che, non solo in virtù della parte
preponderante da lei svolta nel dare il via alle disposizioni per
la traduzione e diffusione della letteratura bahá’í, ma soprattutto
per i suoi sforzi prodigiosi, e in realtà impareggiabili, nel
campo dell’insegnamento internazionale, si è coperta di una
gloria che non solo ha eclissato i successi degli insegnanti della
Fede suoi contemporanei in tutto il globo, ma ha superato le
gesta compiute dai suoi divulgatori nel corso d’un intero secolo.
A Martha Root, archetipo degli insegnanti viaggianti
bahá’í, la più possente Mano innalzata da Bahá’u’lláh dopo il
trapasso di ‘Abdu’l-Bahá, se vogliamo esprimere un giusto
apprezzamento dei suoi molteplici servizi e dell’atto supremo
della sua vita, va assegnato il titolo di Prima Ambasciatrice
della Fede e Orgoglio degli insegnanti bahá’í, uomini e donne,
d’Oriente e d’Occidente.
23 La prima ad alzarsi, nello stesso anno in cui le Tavole
del Piano Divino furono rese note negli Stati Uniti
d’America, in risposta agli storici inviti in esse espressi da
ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
537
‘Abdu’l-Bahá, imbarcatasi con ferma determinazione e
sublime spirito di distacco per i suoi viaggi nel mondo, che
coprirono un periodo pressoché ininterrotto di vent’anni e
la portarono quattro volte intorno al globo, nel corso dei
quali si recò quattro volte in Cina e in Giappone e tre volte
in India, visitò tutte le città importanti del Sud America,
trasmise il Messaggio del Nuovo Giorno a re, regine,
principi e principesse, presidenti di repubbliche, ministri e
uomini di stato, pubblicisti, professori, membri del clero e
poeti e a una quantità di persone di varie categorie sociali,
contattò ufficialmente o ufficiosamente congressi religiosi,
società per la pace, associazioni esperantiste, congressi
socialisti, società teosofiche, club femminili e altre organizzazioni
affini, quest’anima indomabile, in virtù del carattere
dei suoi sforzi e della qualità delle vittorie conseguite,
ha stabilito un record che costituisce il massimo
accostamento all’esempio dato da ‘Abdu’l-Bahá ai discepoli
nel corso dei Suoi viaggi in Occidente.
24 Le otto udienze consecutive con la regina Maria di
Romania, la prima delle quali ebbe luogo a palazzo Controceni
di Bucarest nel gennaio 1926, la seconda, nel 1927
a palazzo Pelisor a Sinaia, seguita da una visita a Sua
Maestà e alla figlia, principessa Ileana, nel gennaio
dell’anno successivo, al Palazzo reale di Belgrado dove
erano ospiti del re e della regina di Jugoslavia e poi,
nell’ottobre del 1929, si videro nella residenza estiva
«Tehna Yuva» della regina, a Balcic sul mar Nero e di
nuovo, nell’agosto del ’32 e nel febbraio del ’33 in casa
della principessa Ileana (ora arciduchessa Anton d’Austria)
a Mödling presso Vienna e, un anno dopo, in febbraio, per
un’ulteriore udienza a palazzo Controceni, e l’ultima, nello
stesso palazzo, nel febbraio del 1936: queste udienze
spiccano per la profonda influenza esercitata dalla visitaDIO
PASSA NEL MONDO
538
trice sulla sua regale ospite, come ha dimostrato il successivo
encomio autografo dalla regina. I tre inviti al Palazzo
reale di Belgrado che quell’infaticabile campionessa della
Fede ricevette dal principe Paolo e dalla principessa Olga di
Jugoslavia, le conferenze tenute in più di quattrocento
università e college in Oriente e in Occidente, le visite, ripetute
due volte, a tutte le università tedesche ad eccezione
di due e a quasi cento università, college e scuole in Cina,
gli innumerevoli articoli pubblicati su giornali e riviste
praticamente di tutti i paesi che visitò, le numerose trasmissioni
radiofoniche e gli innumerevoli libri piazzati in
biblioteche private e di stato, gli incontri personali con
statisti di oltre cinquanta paesi nei tre mesi che trascorse a
Ginevra ai tempi della Conferenza per il disarmo nel 1932, i
diligenti sforzi compiuti durante i suoi difficili viaggi per
supervisionare la traduzione e la produzione di un gran
numero di versioni di «Bahá’u’lláh e la Nuova Era» di J. E.
Esslemont, la corrispondenza scambiata e la presentazione
di libri bahá’í a personaggi di spicco e di cultura, il suo
pellegrinaggio in Persia e il toccante omaggio che rese alla
memoria degli eroi della Fede visitando i luoghi della storia
bahá’í nella nazione, la visita ad Adrianopoli dove, nel suo
traboccante amore per Bahá’u’lláh, cercò le case dove Egli
aveva abitato e le persone che aveva incontrato durante il
Suo esilio nella città e dove fu ricevuta dal sindaco e dal
governatore, la sollecita e inesauribile assistenza prestata
agli amministratori della Fede in tutti quei paesi dove le sue
istituzioni erano state erette o erano in via di formazione,
questi possono essere considerati i momenti culminanti dei
suoi servigi, che sotto molti aspetti non hanno paralleli
nell’intera storia del primo secolo bahá’í.
25 Altrettanto imponente è l’elenco dei nomi di coloro che
ella intervistò nel corso della sua missione che comprende,
ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
539
oltre a quelli già nominati, personaggi regali e figure eminenti
come re Haakon di Norvegia, re Feisal dell’Iraq, re
Zog di Albania e membri della sua famiglia, la principessa
Maria di Grecia (ora duchessa di Kent), la principessa Elisabetta
di Grecia, i presidenti della Cecoslovacchia,
Thomas G. Masaryk e Eduard Benes, il presidente
dell’Austria, il dottor Sun Yat Sen, il dottor Nicholas
Murray Butler, presidente della Columbia University, il
professor Bogdan Popovic dell’università di Belgrado, il
Ministro degli esteri turco Tawfíq Rushdí Bey, il Ministro
degli esteri e il Ministro dell’educazione cinesi, il Ministro
degli esteri lituano, il principe Muḥammad-‘Alí di Egitto,
Stephen Radich, i Maharaja di Patiala, Benares e Travancore,
il Governatore e il Gran Muftì di Gerusalemme, il
dottor Erling Eiden, arcivescovo di Svezia, Sarojini Naidu,
Sir Rabindranath Tagore, Madame Huda Sha‘aráví, leader
delle femministe egiziane, il dottor K. Ichiki, ministro della
Casa imperiale giapponese, il professor Tetrujiro Inouye,
professore emerito dell’Università imperiale di Tokyo, il
barone Yoshiro Sakatani, membro della Camera dei pari
del Giappone e Mehmed Fuad, preside della facoltà di
lettere e presidente dell’Istituto di storia turca.
26 Né l’età, né la salute malferma, né la penuria di
letteratura che aveva ostacolato i suoi primi sforzi, né le
magre risorse che avevano imposto un peso supplementare
alle sue fatiche, né i climi estremi cui si esponeva,
né i disordini politici in cui incappò nel corso dei
suoi viaggi riuscirono a scoraggiare lo zelo e a far deflettere
dai suoi propositi questa donna spiritualmente
dinamica e santa. Sola e, più di una volta, in circostanze
estremamente pericolose, continuò a invitare con toni
squillanti uomini di diversi credi, colori e classi al
Messaggio di Bahá’u’lláh finché, mentre nonostante gli
DIO PASSA NEL MONDO
540
assalti di una malattia mortale e dolorosa sopportata con
eroica fermezza ritornava a casa per collaborare al Piano
settennale da poco lanciato, cadde in viaggio nella lontana
Honolulu. Là, in quel simbolico luogo fra gli emisferi
orientale e occidentale nei quali aveva ugualmente
lavorato con tanta energia, morì il 28 settembre 1939,
portando a termine una vita che può certo essere considerata
il più bel frutto finora prodotto dall’Età formativa
della Dispensazione di Bahá’u’lláh.
27 All’ingiunzione del Testamento di ‘Abdu’l-Bahá di
seguire le orme dei discepoli di Gesù Cristo, di non «fermarsi
nemmeno un istante», di «viaggiare per tutte le
contrade», di non «cercare riposo» e di «innalzare dappertutto
il trionfale grido di Yá Bahá’u’l-Abhá» questa
immortale eroina rispose con un’obbedienza di cui le generazioni
presenti e future potranno essere fiere e che potranno
emulare.
28 Libera «come il vento», riponendo «tutta la sua
fiducia» in Dio «come il miglior viatico» per il suo viaggio,
ella realizzò quasi alla lettera il desiderio così appropriatamente
espresso da ‘Abdu’l-Bahá in quelle Tavole ai cui
appelli ella si era immediatamente alzata a rispondere: «Oh!
potessi io viaggiare in quelle regioni, fosse anche a piedi e
nella più completa povertà, ed esclamando “Yá Bahá’u’l-
Abhá” in città, villaggi, montagne, deserti e oceani,
promuovere gli insegnamenti divini! Ma, ahimè, non
posso farlo. Quanto me ne rammarico! Piaccia a Dio che
lo facciate voi».
29 «Sono profondamente costernata nel sentire della
morte della buona signorina Martha Root», è il tributo
regale alla sua memoria proferito dalla principessa Olga di
Jugoslavia, quando fu informata del suo decesso, «poiché
non ne avevo idea. Siamo state sempre liete delle sue visite
ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
541
in passato. Era così gentile e garbata, una vera lavoratrice
per la pace. Sono sicura che si sentirà molto la sua mancanza
nel suo lavoro».
30 «In verità, tu sei un araldo del Regno e un precursore
del Patto», è la testimonianza dell’infallibile penna del
Centro del Patto di Bahá’u’lláh. «Ti sacrifichi realmente e
mostri gentilezza a tutte le nazioni. Stai spargendo un
seme che, a tempo debito, farà nascere migliaia di messi.
Stai piantando un albero che per l’eternità metterà foglie
e fiori e darà frutti, un albero la cui ombra s’allargherà,
giorno dopo giorno».
31 Di tutti i servigi resi da questa brillante ancella della
Fede alla Causa di Bahá’u’lláh il più superbo e di gran
lunga il più importante è stato la quasi immediata risposta
evocata nella regina Maria di Romania al Messaggio che
quell’ardente e audace pioniera le aveva portato in uno dei
periodi più neri della sua vita, in un’ora di amare difficoltà,
di perplessità e di tristezza. «Giunse», scrisse in una lettera,
«come giungono tutti i grandi messaggi, in un’ora di profondo
dolore, di conflitto interiore e d’angoscia, così il
seme scese in profondità».
32 Figlia maggiore del Duca di Edimburgo, secondogenito
di quella Regina alla quale Bahá’u’lláh aveva
rivolto parole d’elogio in una significativa Tavola, nipote
dello zar Alessandro II per il quale la stessa Penna
aveva rivelato un’Epistola, imparentata per nascita e per
matrimonio con le più illustri famiglie europee, nata nella
Fede anglicana, strettamente legata per matrimonio alla
Chiesa greco-ortodossa, religione di stato del suo paese
d’adozione, fine scrittrice, dotata d’una personalità affascinante
e radiosa, donna di grande talento, ispirata, di
natura coraggiosa e ardente, appassionatamente devota
a tutte le imprese di carattere umanitario, lei sola fra le
DIO PASSA NEL MONDO
542
regine sue consorelle, sola fra i personaggi di nascita e di
rango regale, senti uno spontaneo impulso di acclamare
la grandezza del Messaggio di Bahá’u’lláh, di proclamare
che Egli è il Padre e che Muḥammad è Profeta di
Dio, di raccomandare gli insegnamenti bahá’í a tutti gli
uomini e le donne e di esaltarne la potenza, la sublimità e
la bellezza.
33 Per la sua impavida confessione di fede davanti ai
familiari e in particolare alla figlia minore, per i suoi tre
consecutivi encomi che costituiscono il suo più grande e
durevole legato alla posterità, per i tre ulteriori apprezzamenti
che scrisse come suo contributo alle pubblicazioni
bahá’í, per le sue molte lettere ad amici e conoscenti e per
quelle indirizzate alla sua guida e madre spirituale, per le
sue varie espressioni di fede e gratitudine per la lieta novella
che le era stata annunciata attraverso libri bahá’í che
aveva ordinato assieme alla figlia minore e infine per il suo
mancato pellegrinaggio in Terra Santa, un pellegrinaggio
che intendeva fare con l’espresso proposito di rendere
omaggio alle Tombe dei Fondatori della Fede, per tutti
questi atti l’illustre regina merita d’essere considerata la
prima dei regali sostenitori della Causa di Dio che sorgeranno
in futuro, ciascuno dei quali, secondo le parole di
Bahá’u’lláh, sarà acclamato «occhio dell’umanità, diadema
risplendente sulla fronte della creazione, sorgente di
benedizioni per il mondo intero».
34 «Fra quelli della mia casta», ha testimoniato in una
lettera personale ,«alcuni si meravigliano e disapprovano il
mio coraggio di espormi pronunciando parole inusuali per
una testa coronata, ma io sono spinta da un impulso interiore
cui non posso resistere. A capo chino riconosco che
anch’io non sono altro che uno strumento in Mani più
grandi e gioisco di saperlo».
ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
543
35 Martha Root, al suo arrivo a Bucarest, aveva inviato a Sua
Maestà un biglietto e una copia di «Bahá’u’lláh e la Nuova
Èra» che attrasse talmente l’attenzione della Regina che continuò
a leggerlo fino alle ore piccole del mattino e la indusse,
due giorni più tardi, il 30 gennaio 1926, a concedere a Martha
Root un’udienza a palazzo Controceni di Bucarest, nel corso
della quale Sua Maestà manifestò la convinzione che «questi
insegnamenti sono la risoluzione dei problemi del mondo».
Seguì la pubblicazione lo stesso anno e di sua iniziativa di tre
storiche testimonianze che apparvero in quasi duecento
giornali degli Stati Uniti e del Canada e che furono poi tradotte
e pubblicate in Europa, in Cina, in Giappone, in Australia, nel
Vicino Oriente e nelle isole.
36 Nella prima ella afferma che gli scritti di Bahá’u’lláh e di
‘Abdu’l-Bahá sono «un grande grido di pace che va al di là di
tutti i limiti delle frontiere, al di sopra di tutti i dissensi a
proposito di riti e dogmi… È un meraviglioso messaggio che
Bahá’u’lláh e Suo Figlio ‘Abdu’l-Bahá ci hanno dato! Non lo
hanno imposto aggressivamente, sapendo che il germe di eterna
verità racchiuso nel suo grembo non può che mettere
radici e germogliare… È il messaggio di Cristo ripreso quasi
con le stesse parole, ma adattato al migliaio d’anni e più di
differenza che intercorre fra l’anno uno e oggigiorno». Aggiunge
un importante ammonimento che ricorda le significative
parole del dottor Benjamin Jowett che, nella conversazione
col suo allievo professor Lewis Campbell aveva proclamato
la Fede «la più grande luce venuta nel mondo dai
tempi di Gesù Cristo», avvertendolo di «sorvegliarla» senza
mai perderla di vista. «Doveste mai», scrive la Regina, «posare
gli occhi sul nome di Bahá’u’lláh o di ‘Abdu’l-Bahá, non allontanate
da voi i Loro scritti. Esaminate i Loro libri e lasciate
che le Loro parole e le Loro lezioni gloriose, apportatrici di
DIO PASSA NEL MONDO
544
pace e creatrici d’amore, vi penetrino nel cuore come sono
penetrate nel mio… Cercatele e siate più felici».
37 In un’altra testimonianza, nella quale fa un significativo
commento sul rango del Profeta arabo, dichiara:
«Dio è tutto. Ogni cosa. È il potere che guida tutti gli
esseri… Sua è la voce dentro di noi che ci indica il bene
e il male. Ma perlopiù noi ignoriamo o fraintendiamo
questa voce. Perciò Egli scelse i Suoi Eletti perché
scendessero tra noi sulla terra per chiarire la Sua Parola,
il Suo vero significato. Ecco perché i Profeti, perché
Cristo, Muḥammad, Bahá’u’lláh: perché gli uomini
hanno bisogno di tanto in tanto d’una voce sulla terra che
porti Dio vicino a loro e raffini la loro percezione
dell’esistenza del vero Dio. Queste voci che ci sono state
inviate hanno dovuto diventare carne, sì che le nostre
orecchie terrene potessero udire e comprendere».
38 Per queste testimonianze le fu inviato un apprezzamento
a nome dei seguaci di Bahá’u’lláh in Oriente e in
Occidente e, nella commoventissima lettera che ella scrisse
come risposta, si legge: «In verità, con il Messaggio di
Bahá’u’lláh e di ‘Abdu’l-Bahá mi giunse una grande luce…
Anche la mia figliola più giovane trova molta forza e
conforto negli insegnamenti degli amati Maestri. Trasmettiamo
il Messaggio di bocca in bocca e tutti coloro ai quali
lo diamo vedono improvvisamente una luce risplendere
davanti a sé e molto di ciò ch’era oscuro e fonte di perplessità
diventa semplice, luminoso e pieno di speranza
come non era mai stato prima. Che la mia lettera aperta sia
stata un balsamo per coloro che soffrono per la Causa è per
me veramente una grande gioia, lo prendo come un segno
che Dio ha accettato la mia umile offerta. L’occasione che
mi è stata data di potermi esprimere pubblicamente è stata
anche opera Sua, perché, invero, ci fu una catena di cirESPANSIONE
DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
545
costanze ogni anello della quale mi conduceva senza ch’io
lo volessi un passo più avanti, finché all’improvviso tutto fu
chiaro davanti ai miei occhi e compresi il perché
dell’accaduto. Così Egli ci guida verso il nostro ultimo
destino… Pian piano il velo si solleva, il dolore lo ha lacerato.
E anche il dolore fu un passo che mi avvicinò alla
verità: perciò non protesto contro il dolore».
39 In una significativa e commovente lettera a un intimo
amico americano residente a Parigi scrisse: «Ultimamente una
grande speranza mi è venuta da un certo ‘Abdu’l-Bahá. Nel
messaggio di Fede Suo e di Suo padre Bahá’u’lláh, ho visto
soddisfatte tutte le mie aspirazioni a una vera religione… Cioè,
questi libri mi hanno dato una forza incredibile e ora sono
pronta a morire in qualunque momento piena di speranza. Ma
prego Dio di non portarmi ancora via, perché ho tanto lavoro
da compiere ancora».
40 E, di nuovo, in uno dei suoi ultimi apprezzamenti della
Fede: «L’insegnamento bahá’í porta pace e comprensione.
È come un grande abbraccio che riunisce tutti coloro che
hanno a lungo cercato parole di speranza… Rattristata
dalla continua discordia tra i credenti di molte confessioni e
stanca della loro reciproca intolleranza, ho scoperto
nell’insegnamento bahá’í il vero spirito di Cristo, così
spesso negato e frainteso». E ancora questa meravigliosa
confessione: «L’insegnamento bahá’í porta pace all’anima
e speranza al cuore. Per coloro che cercano sicurezza le
parole del Padre sono come una fonte nel deserto dopo un
lungo vagare».
41 «La bella verità di Bahá’u’lláh», scrisse a Martha
Root, «è sempre con me, un aiuto e un’ispirazione.
Quello che ho scritto l’ho scritto perché il mio cuore
traboccava di gratitudine per la riflessione che mi avete
portato. Sono felice se ritiene che sia stata d’aiuto.
DIO PASSA NEL MONDO
546
Pensavo che le mie parole, essendo lette da tanti, potessero
avvicinare la verità».
42 Durante una visita nel Vicino Oriente espresse
l’intenzione di visitare le Tombe bahá’í e, accompagnata
dalla figlia più giovane, effettivamente passò da Haifa ed
era vicina alla mèta quando le fu negato il diritto di compiere
il pellegrinaggio che aveva progettato, con grande
delusione della Più Grande Santa Foglia che, ormai in età
avanzata, aveva ansiosamente atteso il suo arrivo. Pochi
mesi dopo, nel giugno del 1931, in una lettera a Martha
Root scrisse: «Ileana ed io fummo crudelmente deluse che
ci fosse proibito di recarci alle Sacre Tombe… ma in quel
periodo stavamo attraversando una grave crisi e ogni mia
mossa veniva rivoltata contro di me e sfruttata politicamente
in modo molto scortese. Ciò mi ha causato molta
sofferenza e ha molto sgarbatamente ridotto la mia libertà…
Ma la bellezza della verità rimane e io mi ci aggrappo
nelle vicissitudini di una vita divenuta alquanto triste…
Sono lieta di udire che il suo viaggio è stato proficuo e le
auguro un continuo successo, sapendo quanto sia bello il
Messaggio che lei porta di terra in terra».
43 Dopo questa triste delusione, scrisse a un amico
d’infanzia che abitava vicino ad ‘Akká in una casa precedentemente
occupata da Bahá’u’lláh: «È stato molto bello
avere tue notizie e sapere che vivi vicino ad Haifa e sei,
come me, seguace degli insegnamenti bahá’í. Mi interessa
che tu abiti in quella speciale casa… Ne sono stata molto
interessata e ho attentamente esaminato ogni foto.
Dev’essere un bel posto… e la casa in cui vivi, così incredibilmente
attraente e impreziosita dal suo legame con
l’Uomo Che noi tutti veneriamo… ».
44 Il suo ultimo tributo pubblico alla Fede che aveva tanto
amato risale a due anni prima della sua morte. «Oggi più
ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
547
che mai», scriveva, «mentre il mondo è alle prese con tale
scompiglio e tanta confusione, dobbiamo essere incrollabili
nella Fede, cercando ciò che ci lega e non ciò che ci separa.
A chi cerca la luce, gli insegnamenti bahá’í offrono una
stella che li condurrà a una più profonda comprensione, alla
sicurezza, alla pace e alla benevolenza verso tutti gli uomini
».
45 L’illuminante testimonianza di Martha Root è contenuta
in uno dei suoi articoli: «Per dieci anni Sua Maestà e
sua figlia S. A. R. la principessa Ileana (ora arciduchessa
Anton) hanno letto con interesse ogni nuovo libro sul movimento
bahá’í, non appena veniva stampato… Ricevendomi
in udienza nel 1927 a palazzo Pelisor di Sinaia, dopo
la morte del marito, Sua Maestà re Ferdinando, la Regina
mi concesse graziosamente un’intervista durante la quale
parlammo degli insegnamenti bahá’í sull’immortalità. Aveva
sul tavolo e sul divano alcuni libri bahá’í, perché stava
proprio leggendo in ciascuno di essi gli insegnamenti sulla
vita dopo la morte. Mi chiese di porgere i suoi saluti agli…
amici in Írán e ai numerosi bahá’í americani che erano stati
tanto gentili con lei durante il suo viaggio negli Stati Uniti
l’anno prima… Ho incontrato nuovamente la Regina il 19
gennaio 1928, nel Palazzo reale di Belgrado dove lei e S. A.
R. la principessa Ileana erano ospiti della regina di Jugoslavia.
Avevano portato alcuni dei loro libri bahá’í e le
parole che ricorderò più a lungo fra tutte quelle che sua
Maestà disse sono: “Il sogno supremo che realizzeremo è
che l’indirizzo del pensiero bahá’í ha una tale forza, servirà
a diventare pian piano una luce per tutti coloro che cercano
la vera espressione della Verità”… Poi nell’udienza a palazzo
Controceni, il 16 febbraio 1934, quando fu riferito a
Sua Maestà che la traduzione rumena di “Bahá’u’lláh e la
Nuova Era” era stata appena pubblicata a Bucarest, ella
DIO PASSA NEL MONDO
548
disse d’essere lieta che il suo popolo potesse avere
l’opportunità di leggere quel prezioso insegnamento… E
proprio oggi, 4 febbraio 1936, ho avuto un’altra udienza
con Sua Maestà, a palazzo Controceni di Bucarest… Di
nuovo la regina Maria di Romania mi ha cordialmente ricevuta
nella penombra della sua biblioteca, poiché erano le
sei… Che visita memorabile!… Mi ha anche detto che
quand’era a Londra aveva incontrato una bahá’í, Lady
Blomfield, che le aveva mostrato l’originale del Messaggio
che Bahá’u’lláh aveva inviato a Londra a sua nonna, la
regina Vittoria. Mi ha chiesto del progresso del movimento
bahá’í specialmente nei paesi baltici… Ha anche parlato di
molti libri bahá’í, della profondità dell’Íqán e particolarmente
delle “Spigolature dagli Scritti di Bahá’u’lláh” che,
ha detto, è un libro meraviglioso! Per citare proprio le sue
parole: “Persino i dubbiosi vi troverebbero una forza portentosa,
se solo lo leggessero e dessero alla loro anima il
tempo di espandersi”… Le ho chiesto se potevo parlare
della spilla che è storicamente preziosa per i bahá’í e ha
risposto: “Sì, lo potete”. Una volta, era il 1928, Sua Maestà
aveva fatto un dono alla scrivente, una bella e rara spilla che
la Regina aveva avuto alcuni anni prima in dono dai suoi
regali parenti in Russia. Erano due piccole ali d’oro e argento
lavorato, montate con minute scaglie di diamanti e
legate da una grossa perla. “Lei fa sempre regali agli altri e
io voglio fare un regalo a lei”, disse la Regina sorridendo e
me l’appuntò sul vestito. Le ali e la perla la fanno assomigliare
al “Portatore di luce” bahá’í! La stessa settimana fu
inviata a Chicago come dono per il Tempio bahá’í… e alla
Convenzione nazionale, che era in sessione quella primavera,
fu sollevata un’obiezione: può essere venduto il dono
d’una Regina? Non è da conservare per ricordo della prima
regina che si è levata a promuovere la Fede di Bahá’u’lláh?
ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
549
Ad ogni modo la spilla fu immediatamente venduta e il
denaro dato al Tempio, perché tutti i Bahá’í offrivano il
massimo possibile per far progredire la potente struttura, la
prima del genere negli Stati Uniti d’America. Il signor
Williard Hatch, un bahá’í di Los Angeles, California, che
comprò la bellissima spilla, la portò ad Haifa in Palestina
nel 1931 e la sistemò negli Archivi del monte Carmelo dove
resterà nei secoli fra i tesori bahá’í…».
46 La regina Maria di Romania morì nel luglio del 1938. Un
messaggio di condoglianze fu inviato alla figlia, la Regina di
Jugoslavia, a nome delle comunità bahá’í in Oriente e in Occidente,
al quale ella rispose esprimendo «sinceri ringraziamenti
a tutti i seguaci di Bahá’u’lláh». L’Assemblea Spirituale
Nazionale della Persia inviò al figlio, re di Romania e alla
Famiglia reale rumena una lettera in persiano e in inglese che
esprimeva cordoglio e partecipazione a nome dei seguaci della
Fede nella terra natale di Bahá’u’lláh. Un messaggio di profonda
e affettuosa partecipazione fu inviato da Martha Root
alla principessa Ileana che le rispose per ringraziarla. In memoria
della Regina furono tenute riunioni commemorative,
durante le quali fu reso onore alla sua audace, memorabile
confessione di fede nello stadio di Padre di Bahá’u’lláh, al suo
riconoscimento dello stadio profetico del Fondatore dell’Islam
e ai numerosi apprezzamenti della Fede da lei scritti. Nel primo
anniversario della sua morte, l’Assemblea Spirituale Nazionale
dei bahá’í degli Stati Uniti e del Canada dimostrò la sua grata
ammirazione e il suo affetto per la defunta Regina, partecipando
con una maestosa offerta floreale al solenne servizio
commemorativo, tenuto in suo onore e organizzato dal Ministro
rumeno nella cappella di Betlemme della cattedrale di
Washington D. C., durante la quale la delegazione americana,
guidata dal Segretario di stato, formata da funzionari e rappresentanti
della Marina e dell’Esercito, gli ambasciatori briDIO
PASSA NEL MONDO
550
tannico, francese e italiano e i rappresentanti di altre ambasciate
e legazioni europee si unirono in un comune omaggio a
una persona che, a parte l’immortale gloria conquistata nel
regno di Bahá’u’lláh, aveva meritato, nella vita terrena, la
stima e l’amore di molte anime che vivevano oltre i confini del
suo paese.
47 Il riconoscimento del divino Messaggio da parte della
regina Maria è il primo frutto della visione che Bahá’u’lláh
aveva avuto molto tempo prima, durante la Sua prigionia, e
che aveva annunciato nel Kitáb-i-Aqdas. «Quale grande
benedizione attende il re che si leverà ad assistere la Mia
Causa nel Mio Regno, che si distaccherà da tutto fuorché
Me!… Tutti dovranno glorificare il suo nome, riverire il
suo stadio e aiutarlo ad aprire le città con le chiavi del
Mio Nome, l’Onnipotente Protettore di tutto ciò che dimora
nei regni del visibile e dell’invisibile. Un tal re è
occhio dell’umanità, diadema risplendente sulla fronte
della creazione, sorgente di benedizioni per il mondo intero.
O genti di Bahá, offrite le vostre sostanze, anzi, la
vita per aiutarlo».
48 La comunità bahá’í americana, incoronata d’imperitura
gloria per questi cospicui servigi internazionali di Martha
Root, era destinata, al volgere del primo secolo bahá’í, a
distinguersi grazie agli sforzi concertati dei suoi membri in
patria e all’estero per ulteriori conquiste di tale ampiezza e
qualità che nessuna descrizione delle attività
d’insegnamento della Fede in quel secolo può permettersi
di ignorarli. Non sarebbe esagerato dire che queste colossali
conquiste, con i meravigliosi risultati che ne scaturirono,
poterono essere conseguite solo grazie
all’utilizzazione di tutti gli organi di un Ordine Amministrativo
di nuova istituzione, funzionante secondo un Piano
accuratamente concepito e che esse costituiscono un degno
ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
551
epilogo della registrazione di cent’anni di sublime impegno
al servizio della Causa di Bahá’u’lláh.
49 Che la comunità dei Suoi seguaci negli Stati Uniti e nel
Canada abbia conseguito la palma della vittoria negli ultimi
anni di un secolo così glorioso non è motivo di sorpresa. Le
imprese compiute negli ultimi due decenni dell’Età eroica e nei
primi quindici anni dell’Età formativa della Dispensazione
bahá’í erano già state un buon augurio per il futuro e avevano
aperto la strada alla vittoria finale entro la fine del primo secolo
dell’Èra bahá’í.
50 Quasi cent’anni prima, il Báb aveva lanciato, nel
Qayyúmu’l-Asmá’, i Suoi specifici appelli «ai popoli
d’Occidente», di «uscire» dalle loro «città» e aiutare la Sua
Causa. Bahá’u’lláh, nel Kitáb-i-Aqdas, Si era rivolto collettivamente
ai Presidenti di tutte le Repubbliche delle
Americhe, ordinando loro di levarsi e ricongiungere «gli
sbandati» e schiacciare «l’oppressore… con la verga dei
comandamenti» del loro Signore, e per di più nei Suoi
Scritti aveva anticipato l’apparire «in Occidente» dei
«segni della Sua potenza». Da parte Sua, ‘Abdu’l-Bahá
aveva dichiarato che «la luce» sparsa sull’Occidente dalla
Rivelazione di Suo Padre avrebbe acquisito «uno straordinario
fulgore» e che «la luce del Regno» avrebbe irradiato
«un fulgore ancor maggiore sull’Occidente». Aveva
esaltato in particolare il continente americano come la
«terra dove saranno rivelati gli splendori della Sua luce e
palesati i misteri della Sua Fede» e affermato che «esso
guiderà spiritualmente tutte le nazioni». In modo ancora
più specifico aveva scelto la grande repubblica
dell’Occidente, la più importante nazione di quel continente,
dichiarando che il suo popolo era «degno d’essere il
primo a edificare il Tabernacolo della Più Grande Pace e
a proclamare l’unità del genere umano» e che la nazione
DIO PASSA NEL MONDO
552
americana era «ben dotata e capace di compiere ciò che
ornerà le pagine della storia, divenendo oggetto d’invidia
del mondo e di benedizione sia in Oriente sia in Occidente
per i trionfi della sua gente».
51 Il primo atto del Suo ministero era stato di spiegare lo
stendardo di Bahá’u’lláh nel cuore di quella Repubblica. Seguirono
poi la Sua lunga visita a quei lidi, la posa della prima
pietra della prima Casa di culto costruita dalla comunità dei
Suoi discepoli in quella terra e infine la rivelazione, al tramonto
della sua vita, delle Tavole del Piano Divino, che investivano i
Suoi discepoli del mandato di issare la bandiera della Fede di
Suo Padre in tutti i continenti, i paesi e le isole del globo, come
Egli l’aveva issata nella loro terra. Aveva inoltre acclamato
uno dei loro più celebri presidenti, colui che per gli ideali che
aveva espressi e le istituzioni che aveva inaugurato aveva fatto
sorgere l’«alba» della Pace preannunziata da Bahá’u’lláh,
aveva espresso la speranza che dal loro paese la «divina illuminazione
» potesse «fluire a tutti i popoli del mondo». In
quelle Tavole li aveva chiamati «Apostoli di Bahá’u’lláh»,
aveva assicurato loro che se il «successo» avesse coronato la
loro «impresa», «il trono del Regno di Dio sarà fermamente
insediato nella pienezza della sua maestà e della sua gloria»
e aveva fatto l’elettrizzante annuncio che «nel momento in
cui» essi «porteranno questo Messaggio Divino… nei continenti
di Europa, Asia, Africa e Australasia, fino alle isole
del Pacifico, questa comunità si troverà solidamente insediata
sul trono di un dominio imperituro» e che «il mondo
intero» sarebbe risonato «delle lodi della sua maestà e
grandezza».
52 Già durante la vita di Colui Che l’aveva creata, teneramente
allevata e ripetutamente benedetta e che infine le
aveva assegnato una missione così particolare, quella comunità
aveva lanciato l’impresa del Mashriqu’l-Adhkár,
ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
553
acquistandone il terreno e costruendone le fondamenta.
Aveva mandato insegnanti in Oriente e in Occidente a
propagare la Causa che aveva abbracciato, aveva stabilito
le basi della sua vita comunitaria e, dopo il Suo trapasso,
aveva eretto la sovrastruttura e iniziato la decorazione
esterna del Tempio. Inoltre, si era assunta la parte preponderante
nel compito di erigere l’ossatura dell’Ordine
Amministrativo della Fede, difenderne la causa, dimostrarne
l’indipendenza, arricchirne e diffonderne la letteratura,
prestare assistenza morale e spirituale ai suoi seguaci
perseguitati, respingere gli assalti dei suoi avversari e
conquistare al suo Fondatore la fedeltà di un regnante.
Questo curriculum così splendido doveva culminare, al
volgere del secolo, nell’inizio di un Piano, il primo stadio
nell’esecuzione della Missione affidata loro da ‘Abdu’l-
Bahá, che nel breve spazio di sette anni li avrebbe
portati al felice completamento della decorazione esterna
del Mashriqu’l-Adhkár, avrebbe quasi raddoppiato il numero
delle Assemblee Spirituali operanti nel continente
nordamericano, portato il numero totale delle località del
continente nelle quali risiedevano bahá’í a milletrecentoventidue,
fondato le basi strutturali dell’Ordine Amministrativo
in ogni stato degli Stati Uniti e in ogni provincia del
Canada e, grazie ai solidi ancoraggi stabiliti in ciascuna
delle venti Repubbliche dell’America Centrale e
dell’America del Sud, aumentato a sessanta il numero degli
Stati sovrani inclusi nella sua orbita.
53 Molte e diverse forze concorrevano ora a spingere la
comunità bahá’í americana verso una decisa azione: le
raggianti esortazioni e promesse di Bahá’u’lláh e il Suo
ordine di erigere in Suo nome Case di culto, le direttive di
‘Abdu’l-Bahá contenute in quattordici Tavole ai credenti
degli Stati occidentali, nordorientali, centrali e meridionali
DIO PASSA NEL MONDO
554
della Repubblica nordamericana e del Canada, le Sue
profetiche parole sul futuro del Mashriqu’l-Adhkár in
America, l’influenza del nuovo Ordine Amministrativo nel
promuovere e rendere operativo un ardente spirito di collaborazione,
l’esempio di Martha Root che, fornita soltanto
di una manciata di opuscoli mal tradotti, aveva viaggiato
nel Sud America e aveva visitato tutte le importanti città
del continente, la tenacia e l’abnegazione dell’intrepida e
brillante Keith Ransom-Kehler, la prima martire americana,
che viaggiando in Persia aveva sostenuto in numerose interviste
con ministri, ecclesiastici e funzionari del governo
la causa dei suoi fratelli oppressi in quella terra, aveva rivolto
non meno di sette petizioni allo Scià e infine, sorda
agli avvertimenti dell’età e della salute malferma, era deceduta
a Iṣfáhán. Altri fattori che avevano spinto i membri
della comunità verso nuovi sacrifici e avventure erano stati
il desiderio di rafforzare l’opera saltuariamente compiuta
con i loro insediamenti e i loro viaggi da numerosi pionieri,
i quali avevano aperto il primo centro della Fede in Brasile,
circumnavigato il continente sudamericano, visitato le Indie
Occidentali e distribuito letteratura in vari paesi del
Centro e del Sud America, la consapevolezza delle loro
pressanti responsabilità di fronte al rapido deterioramento
della situazione internazionale, la consapevolezza che il
primo secolo bahá’í volgeva rapidamente verso il termine e
l’impazienza di portare a una degna conclusione l’impresa
ch’era stata lanciata trent’anni prima. Incuranti della vastità
del campo d’azione, del potere detenuto da organismi ecclesiastici
solidamente arroccati, dell’instabilità politica di
alcuni dei paesi nei quali dovevano stabilirsi, delle condizioni
climatiche che avrebbero dovuto affrontare e della
varietà delle lingue e delle abitudini delle popolazioni fra le
quali avrebbero dovuto risiedere, profondamente consaESPANSIONE
DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
555
pevoli degli urgenti bisogni della Fede nel continente nordamericano,
i membri della comunità bahá’í si accinsero,
come un sol uomo, a inaugurare una triplice campagna,
accuratamente pianificata e sistematicamente condotta, che
si proponeva di formare un’Assemblea Spirituale in ogni
stato vergine e provincia del Nord America, introdurre un
nucleo di credenti residenti in ciascuna delle repubbliche
dell’America Centrale e Meridionale e completare la decorazione
esterna del Mashriqu’l-Adhkár.
54 Per la prosecuzione di questo nobile Piano furono
progettate e perseguite un centinaio di attività amministrative
e educative. Grazie a una generosa contribuzione
di fondi, alla costituzione di un Comitato interamericano,
alla formazione di Comitati regionali d’insegnamento ausiliari,
alla fondazione di una Scuola internazionale per la
formazione degli insegnanti bahá’í, all’insediamento di
pionieri in aree vergini e alle visite d’insegnanti viaggianti,
alla diffusione di letteratura in spagnolo e portoghese,
all’inizio di corsi di formazione per insegnanti e di lavoro
estensivo da parte di gruppi e Assemblee locali, alla pubblicità
sui giornali e alla radio, a mostre di diapositive e
modelli del Tempio, a convegni e conferenze intercomunitari
in università e college, all’intensificazione di corsi di
insegnamento e di studi latino-americani nelle scuole estive,
grazie a queste e altre attività i prosecutori del Piano
settennale sono riusciti a confermare il trionfo di quella che
può essere considerata la più grande impresa collettiva
lanciata dai seguaci di Bahá’u’lláh nell’intera storia del
primo secolo bahá’í.
55 In verità, prima che il secolo finisse, non solo i lavori del
Tempio erano stati ultimati con sedici mesi di anticipo sul
previsto, ma inoltre invece che un piccolo nucleo in ciascuna
delle Repubbliche latine, Assemblee Spirituali erano
DIO PASSA NEL MONDO
556
già state costituite a Città del Messico e Puebla (Messico),
a Buenos Aires (Argentina), a Città del Guatemala (Guatemala),
a Santiago (Cile), a Montevideo (Uruguay), a
Quito (Ecuador), a Bogotà (Colombia), a Lima (Perù), ad
Asuncion (Paraguay), a Tegucigalpa (Honduras), a San
Salvador (El Salvador), a San José e Puntarenas (Costa
Rica), all’Avana (Cuba) e a Port-au-Prince (Haiti). Un
lavoro estensivo cui parteciparono neofiti latino-americani
era stato inoltre iniziato ed energicamente portato avanti
nelle repubbliche del Messico, Brasile, Argentina, Cile,
Panama e Costa Rica. Alcuni credenti avevano preso residenza
non solo nelle capitali di tutte le repubbliche latino-
americane, ma anche nei centri di Veracruz, Cananea e
Tacubaya (Messico), Balboa e Cristobal (Panama), Recife
(Brasile), Guayaquil e Ambato (Ecuador) e Temuco e
Punta Arenas (Cile) e le Assemblee Spirituali dei bahá’í di
Città del Messico e San José avevano avuto il riconoscimento
legale. A Città del Messico era stato aperto un
centro bahá’í che comprendeva una biblioteca, una sala di
lettura e una sala di conferenze. All’Avana, a Buenos Aires
e Santiago erano stati celebrati Simposi della gioventù
bahá’í e a Buenos Aires era stato costituito un centro per la
distribuzione della letteratura bahá’í nell’America Latina.
56 Non sarebbe mancata a questa gigantesca impresa, nel
suo stadio iniziale, una benedizione che avrebbe cementato
l’unione spirituale delle Americhe, una benedizione che
scaturiva dal sacrificio di colei che, all’alba del Giorno del
Patto, si era assunta il compito di aprire i primi centri bahá’í
in Europa e nel dominion del Canada e che, pur settantenne
e sofferente per la precaria salute, intraprese un viaggio di
seimila miglia verso la capitale dell’Argentina, dove, mentre
si trovava ancora sulla breccia del pionierismo, improvvisamente
morì, dando con la sua morte all’opera iniESPANSIONE
DELLE ATTIVITÀ D’INSEGAMENTO
557
ziata in quella repubblica un impulso che le ha già permesso,
grazie all’apertura di un centro per la distribuzione
della letteratura bahá’í nell’America Latina e ad altre attività,
di assumere una posizione di primato fra le repubbliche
sue consorelle.
57 A May Maxwell che riposa in suolo argentino, a Hyde
Dunn le cui ceneri si trovano agli Antipodi nella città di
Sydney, a Keith Ransom-Kehler tumulata nella lontana
Iṣfáhán, a Susan Moody e Lilian Kappes e alle loro coraggiose
compagne sepolte a Teheran, a Lua Getsinger che
riposa per sempre nella capitale egiziana e infine, ultima,
ma non da meno, a Martha Root sepolta in un’isola nel
cuore del Pacifico, va l’impareggiabile onore d’avere, con i
loro sacrifici e i loro servigi, dato lustro alla Comunità
bahá’í americana, cosa della quale i suoi rappresentanti,
celebrando durante la loro storica prima Convenzione panamericana
le loro vittorie conseguite a caro prezzo,
possono essere eternamente grati.
58 Riunita fra le mura del suo Santuario nazionale, il
Tempio più sacro che sia mai stato innalzato a gloria di
Bahá’u’lláh, mentre commemora contemporaneamente
il primo centenario della Dispensazione bábí,
dell’inaugurazione dell’Era bahá’í, dell’inizio del Ciclo
bahá’í e della nascita di ‘Abdu’l-Bahá, e il cinquantenario
dell’insediamento della Fede nell’emisfero occidentale,
legata nelle celebrazioni ai rappresentanti delle
repubbliche americane, convenuta nei pressi della città
che può gloriarsi d’essere il primo centro bahá’í installato
nel mondo occidentale, questa comunità, in verità,
può sentire, in questa solenne occasione, che essa, a sua
volta, con la trionfale conclusione della prima parte del
Piano per essa tracciato da ‘Abdu’l-Bahá, ha sparso
duratura gloria sulle comunità sue consorelle in Oriente
DIO PASSA NEL MONDO
558
e in Occidente e ha scritto a lettere d’oro le ultime pagine
degli annali del primo secolo bahá’í.
PASSATO E FUTURO
1 Così si è concluso il primo secolo dell’Era bahá’í, un
periodo che, per sublimità e fecondità, non ha equivalenti
nell’ambito della storia religiosa e, in verità, negli annali
dell’umanità. Un processo mosso da Dio, dotato di sconfinate
potenzialità, misterioso nel suo funzionamento, terribile
per il castigo inflitto a tutti coloro che tentarono di
ostacolarne lo svolgimento, infinitamente ricco nelle sue
promesse di rigenerazione e redenzione dell’umanità aveva
avuto inizio a Shíráz, aveva poi acquistato slancio a Teheran,
Baghdad, Adrianopoli e ‘Akká, aveva oltrepassato i
mari, riversato la sua influenza rigeneratrice sull’Occidente
e manifestato i primi segni della sua meravigliosa forza
capace di stimolare il mondo nel cuore del continente
nordamericano.
2 Era scaturito dal cuore dell’Asia e, premendo verso
occidente, aveva acquistato velocità nel suo irresistibile
corso, fino ad avvolgere la terra con un cinto di gloria. Era
stato generato dal figlio d’un mercante della provincia del
Fárs, rimodellato da un nobiluomo di Núr, rafforzato grazie
agli sforzi di Uno Che aveva trascorso i più begli anni della
giovinezza e della maturità in esilio e in prigione e aveva
conseguito i più cospicui trionfi in un paese e fra un popolo
che viveva a metà circonferenza del globo di distanza dalla
terra in cui era nato. Aveva respinto ogni assalto che gli era
stato lanciato, aveva abbattuto ogni barriera che si opponesse
alla sua avanzata, umiliato ogni orgoglioso antagonista
che cercasse di distruggere la sua forza e aveva sollevato
ad altezze di incredibile coraggio i più deboli e i più
DIO PASSA NEL MONDO
560
umili di coloro che si erano levati per divenire volontari
strumenti del suo rivoluzionario potere. Eroiche battaglie e
impareggiabili vittorie, intrecciate con terribili tragedie e
adeguate punizioni, hanno formato il disegno di questi
cent’anni di storia.
3 In seguito allo svolgimento di questo processo, un
manipolo di studenti appartenenti alla scuola shaykhí sorta
dalla setta ithná-‘asharíyyih dell’Islam sciita si era espanso
e trasformato in una comunità mondiale, compatta, di
chiare vedute, viva, consacrata dal sacrificio di ben ventimila
martiri, sopranazionale, non settaria, non politica, che
rivendica lo status di una religione mondiale e ne assume le
funzioni, distribuita in cinque continenti e nelle isole, con
ramificazioni protese su sessanta stati sovrani e diciassette
possedimenti, dotata di una letteratura tradotta e diffusa in
quaranta lingue, che controlla proprietà ammontanti a parecchi
milioni di dollari, riconosciuta da numerosi governi
dell’Oriente e dell’Occidente, solidale negli scopi e nelle
vedute, priva di clero professionale, professante un unico
credo, obbediente a un’unica legge, animata da un unico
proposito, strutturalmente unita da un Ordine Amministrativo
divinamente decretato e impareggiabile nelle sue
caratteristiche, che include nella sua orbita rappresentanti
di tutte le principali religioni del mondo, di varie classi sociali
e razze, fedele ai doveri civili, conscia delle sue responsabilità
civiche come dei pericoli con cui la società di
cui fa parte e le cui sofferenze condivide è oggi alle prese e
fiduciosa del proprio alto destino.
4 Il nucleo di questa comunità era stato formato dal Báb,
subito dopo la notte in cui aveva dichiarato la Sua Missione
a Mullá Ḥusayn a Shíráz. Un gran clamore cui avevano
contribuito lo Scià, il governo, il popolo e l’intera gerarchia
ecclesiastica del paese aveva salutato la sua nascita. Una
PASSATO E FUTURO
561
breve e crudele prigionia nelle montagne dell’Azerbaigian
era toccata in sorte al suo giovane Fondatore quasi immediatamente
dopo il Suo ritorno dal pellegrinaggio alla
Mecca. Nella solitudine di Máh-Ku e Chihríq Egli aveva
istituito il Suo Patto, formulato le Sue leggi e trasmesso
alla posterità la stragrande maggioranza dei Suoi scritti.
Una conferenza dei Suoi discepoli, guidata da Bahá’u’lláh,
nel borgo di Badasht, aveva abrogato in drammatiche
circostanze le leggi dell’Islam e aveva inaugurato la nuova
Dispensazione. A Tabríz Egli aveva pubblicamente e incondizionatamente
sostenuto, di fronte all’erede al trono e
ai capi dei dignitari ecclesiastici dell’Azerbaigian, la Sua
pretesa di essere nientemeno che il promesso, lungamente
atteso Qá’im. Tempeste di devastante violenza avevano
decimato nel Mázindarán, a Nayríz, Zanján e Teheran, le
file dei Suoi seguaci e L’avevano privato dei Suoi più nobili
e preziosi sostenitori. Egli aveva dovuto assistere al virtuale
annientamento della Sua Fede e alla perdita della
maggior parte delle Lettere del Vivente e, dopo aver subito
di persona una serie di amare umiliazioni, era stato fucilato
da un plotone di esecuzione nella piazza d’armi di Tabríz.
Un bagno di sangue d’inusitata ferocia aveva travolto la più
grande eroina della Sua Fede, l’aveva privato di altri sostenitori,
aveva tolto la vita al Suo fido amanuense, depositario
delle Sue ultime volontà, e gettato Bahá’u’lláh nelle
profondità della più immonda segreta di Teheran.
5 Nella pestilenziale atmosfera del Síyáh-Chál, nove anni
dopo quella storica Dichiarazione, il Messaggio proclamato
dal Báb aveva dato frutto, la Sua promessa era stata
mantenuta e aveva avuto inizio il più glorioso e importante
periodo dell’Età eroica dell’Era bahá’í. Era seguita una
momentanea eclissi del Sole della Verità, il più grande
Astro del mondo, che era appena sorto, in seguito al preDIO
PASSA NEL MONDO
562
cipitoso bando di Bahá’u’lláh in Iraq per ordine di
Náṣiri’d-Dín Sháh, al Suo improvviso ritiro nelle montagne
del Kurdistàn e alla degradazione e alla confusione che
avevano colpito i resti della perseguitata comunità dei Suoi
condiscepoli a Baghdad. Quando Egli era ritornato dopo
due anni di ritiro, aveva avuto inizio un capovolgimento
delle sorti della comunità in rapido declino, che aveva
comportato la ricostituzione della comunità, la riforma
della sua moralità, la crescita del suo prestigio,
l’arricchimento della sua dottrina ed era culminato nella
Dichiarazione della Sua Missione ai Suoi più intimi compagni
nel giardino di Najíbíyyih alla vigilia del Suo bando a
Costantinopoli. Un’altra crisi, la più dura che la Fede in
lotta per emergere fosse destinata ad attraversare nel corso
della storia, aperta dalla ribellione della persona nominata
dal Báb e dalle iniquità perpetrate da lui e dal malefico
genio che l’aveva sedotto, aveva in Adrianopoli quasi distrutto
le forze recentemente consolidate della Fede e poco
meno che disperso, in un battesimo di fuoco, la comunità
del Più Grande Nome che Bahá’u’lláh aveva portato
all’esistenza. Purificata dal contagio di questo «Massimo
Idolo», indifferente alla crisi che l’aveva colpita, questa
indistruttibile Fede aveva ora sormontato, nella forza del
Patto istituito dal Báb, i più ardui ostacoli che avrebbe mai
incontrato e, proprio in quel momento, raggiunse il meriggio
della gloria, con la proclamazione della Missione di
Bahá’u’lláh ai re, ai governanti e ai capi ecclesiastici del
mondo in Oriente e in Occidente. Ma subito dopo questa
impareggiabile vittoria, era seguito il culmine delle sue
sofferenze, il bando alla colonia penale di ‘Akká decretato
dal sultano ‘Abdu’l-‘Azíz. Questo bando era stato salutato
dai suoi vigili nemici come un segno dell’estinzione finale
dell’avversario tanto temuto e odiato e aveva riversato su
PASSATO E FUTURO
563
quella Fede in quella cittadella, chiamata da Bahá’u’lláh «la
Più Grande Prigione», calamità interne ed esterne quali
non aveva mai sperimentato prima. La formulazione delle
leggi e delle ordinanze della neonata Dispensazione e
l’enunciazione e la riaffermazione dei suoi principi fondamentali,
intelaiatura del futuro Ordine Amministrativo,
avevano però permesso che questa Rivelazione lentamente
maturante, malgrado l’ondata di tribolazioni, facesse un
passo avanti e producesse i suoi frutti migliori.
6 L’ascensione di Bahá’u’lláh aveva gettato nel cordoglio
e nello smarrimento i Suoi leali sostenitori, ravvivato le
speranze dei traditori della Causa che si erano ribellati alla
Sua autorità conferita da Dio e rallegrato e incoraggiato i
Suoi avversari politici ed ecclesiastici. Lo Strumento che
aveva forgiato, il Patto che Egli stesso aveva istituito,
aveva incanalato, dopo il Suo trapasso, le forze da Lui
sprigionate nel corso del Suo ministero quarantennale,
aveva preservato l’unità della Fede e le aveva impartito
l’impulso necessario per spingerla avanti e conseguire il
suo destino. La proclamazione di questo nuovo Patto era
stata seguita da un’ulteriore crisi aperta da uno dei Suoi
figli al quale, secondo le disposizioni di quel Documento,
era stato conferito un rango inferiore solo a quello del
Centro del Patto. Spinta dalle forze generate dalla rivelazione
di quell’immortale e impareggiabile Documento,
l’indistruttibile Fede (che aveva già riportato un’iniziale
vittoria sui violatori del Patto) sotto la guida di ‘Abdu’l-
Bahá, aveva ora irradiato l’Oriente, illuminato
l’Occidente, rischiarato le estremità occidentali
dell’Europa, issato la sua bandiera nel cuore del continente
nordamericano e messo in moto i processi che dovevano
culminare nel trasferimento delle spoglie mortali del suo
Araldo in Terra Santa e nella loro tumulazione in un
DIO PASSA NEL MONDO
564
mausoleo sul monte Carmelo e nell’erezione della prima
Casa di culto nel Turchestan russo. Una grande crisi immediatamente
successiva alle cospicue vittorie riportate in
Oriente e in Occidente, dovuta ai mostruosi intrighi
dell’arciviolatore del Patto di Bahá’u’lláh e agli ordini
emanati dal tirannico ‘Abdu’l-Ḥamíd aveva esposto per
oltre sette anni il Cuore e il Centro della Fede a un incombente
pericolo, aveva colmato d’ansietà e d’angoscia i
suoi seguaci e ritardato l’esecuzione delle imprese concepite
per la sua espansione e il suo consolidamento. Gli
storici viaggi di ‘Abdu’l-Bahá in Europa e in America,
poco dopo la caduta di quel tiranno e il crollo del suo regime,
avevano inferto un duro colpo ai violatori del Patto,
consolidato la colossale impresa che Egli aveva iniziato nei
primi anni del Suo ministero e innalzato il prestigio della
Fede di Suo Padre ad altezze mai raggiunte prima, erano
valsi a proclamare le sue verità dappertutto e avevano
preparato la via alla diffusione della sua luce sull’Estremo
Oriente e fino agli Antipodi. Un’altra grande crisi, l’ultima
che la Fede doveva subire al centro mondiale, provocata
dal crudele Jamál Páshá e accentuata dalle ansietà di una
guerra mondiale devastatrice, dalle privazioni che essa
aveva comportato e dall’interruzione delle comunicazioni
che ne era derivata, aveva minacciato di pericoli ancor più
gravi il Capo della Fede in persona e i più sacri santuari che
custodivano le spoglie dei suoi due Fondatori. La rivelazione
delle Tavole del Piano Divino, durante gli oscuri
giorni di quel tragico conflitto, negli anni conclusivi del
ministero di ‘Abdu’l-Bahá, aveva investito i membri della
principale comunità bahá’í dell’Occidente, i campioni del
futuro Ordine Amministrativo, d’una missione mondiale
che negli ultimi anni del primo secolo bahá’í avrebbe profuso
gloria immortale sulla Fede e sulle sue istituzioni
PASSATO E FUTURO
565
amministrative. La fine del lungo e sconvolgente conflitto
aveva vanificato le speranze di quel despota militare e gli
aveva inflitto un’ignominiosa disfatta, aveva definitivamente
allontanato il pericolo che per sessantacinque anni
aveva minacciato il Fondatore della Fede e il Centro del
Suo Patto, aveva realizzato le profezie da Lui registrate nei
Suoi scritti, ulteriormente accresciuto il prestigio della
Fede e del suo Capo ed era stata contrassegnata dalla diffusione
del Messaggio nel continente australiano.
7 L’improvviso trapasso di ‘Abdu’l-Bahá, che concludeva
l’Età primitiva della Fede aveva gettato, come già era
stato per l’ascensione di Suo Padre, nella tristezza e nella
costernazione i Suoi fedeli discepoli, aveva infuso nuove
speranze nei sempre meno numerosi seguaci di Mirzá
Yaḥyá e Mírzá Muḥammad-‘Alí e stimolato a una febbrile
attività i Suoi avversari politici ed ecclesiastici i quali prevedevano,
tutti, l’imminente disgregazione delle comunità
che il Centro del Patto aveva tanto ispirato e così abilmente
guidato. La promulgazione delle Sue Ultime Volontà e
Testamento, che inaugurava l’Età formativa dell’Era bahá’í,
il Documento che tracciava le caratteristiche
dell’Ordine che il Báb aveva annunciato, che Bahá’u’lláh
aveva previsto enunciandone le leggi e i principi, aveva
galvanizzato a un’azione concertata le comunità in Europa,
in Asia, in Africa e in America, mettendole in grado di erigere
e consolidare le strutture di quell’Ordine, formando
le Assemblee locali e nazionali, abbozzandone le costituzioni,
assicurandone il riconoscimento da parte delle autorità
civili in varie nazioni, fondando quartieri generali amministrativi,
innalzando la sovrastruttura della prima Casa
di culto in Occidente, istituendo le proprietà della Fede ed
estendendone l’ambito e ottenendo dalle autorità civili il
DIO PASSA NEL MONDO
566
pieno riconoscimento del carattere religioso delle proprietà
nel centro mondiale e nel continente nordamericano.
8 Mentre aveva inizio questo imponente processo, la
posa delle basi strutturali dell’Ordine Amministrativo
mondiale bahá’í, una dura e storica condanna pronunciata
da un tribunale ecclesiastico musulmano in Egitto aveva
ufficialmente espulso dall’Islam tutti gli aderenti alla Fede
di estrazione musulmana, li aveva condannati per eresia e
aveva costretto i membri della proscritta comunità ad affrontare
prove e pericoli quali non avevano mai conosciuto
prima. L’ingiusta decisione di un tribunale civile di Baghdad,
istigata in Iraq da nemici sciiti e il decreto pronunciato
da un avversario ancor più temibile in Russia, da un
lato avevano depredato la Fede di uno dei suoi più sacri
centri di pellegrinaggio e dall’altro le aveva negato l’uso
della sua prima Casa di culto, incominciata da ‘Abdu’l-
Bahá ed eretta durante il Suo ministero. Alla fine, ispirati
da quell’inattesa dichiarazione fatta da un eterno
nemico, dichiarazione che segnava il primo passo nel
cammino della Fede verso la totale emancipazione, e indifferenti
a questo duplice violento colpo inferto alle loro
istituzioni, i seguaci di Bahá’u’lláh, già uniti e completamente
equipaggiati grazie alle istituzioni di un solidamente
costituito Ordine Amministrativo, s’erano accinti a coronare
le immortali imprese del primo secolo bahá’í, rivendicando
l’indipendenza della loro Fede, applicando le leggi
fondamentali ordinate nel Libro Santissimo, chiedendo e
talvolta ottenendo dalle autorità governative il riconoscimento
del loro diritto di essere considerati seguaci d’una
religione indipendente, assicurandosi da parte del più alto
Tribunale del mondo la condanna dell’ingiustizia che avevano
subito per mano dei loro persecutori, prendendo residenza
in non meno di altri trentaquattro paesi e in tredici
PASSATO E FUTURO
567
possedimenti, diffondendo la loro letteratura in altre ventinove
lingue, arruolando una regina nei ranghi dei sostenitori
della loro Causa e infine lanciando un’impresa che, al
volgere del secolo, permise loro di completare la decorazione
esterna della seconda Casa di culto e di portare a una
felice conclusione il primo stadio del Piano concepito da
‘Abdu’l-Bahá per la sistematica propagazione della Fede in
tutto il mondo.
9 Se ci volgiamo indietro a guardare il tumultuoso
panorama dell’intero secolo, re, imperatori, principi, in
Oriente e in Occidente o avevano ignorato gli appelli dei
Fondatori, o Ne avevano deriso il Messaggio, o decretato
l’esilio e il bando, o barbaramente perseguitato i seguaci o
assiduamente cercato di screditare i Loro insegnamenti.
Essi furono colpiti dalla collera dell’Onnipotente, molti
persero il trono, alcuni assistettero all’estinzione delle loro
dinastie, certi furono assassinati o coperti di vergogna, altri
si videro impotenti a impedire la catastrofica dissoluzione
del loro regno, altri ancora furono degradati a posizioni di
subordinazione nei loro stessi domini. Il Califfato, il principale
nemico della Fede, aveva sguainato la spada contro il
Suo Autore e per tre volte Ne aveva decretato il bando. Fu
gettato nella polvere e, nella sua ignominiosa caduta, subì
la stessa sorte che la gerarchia ebraica, la principale persecutrice
di Gesù Cristo, aveva subito per mano dei padroni
romani nel primo secolo dell’èra cristiana quasi duemila
anni prima. Membri di vari ordini sacerdotali sciiti, sunniti,
zoroastriani e cristiani, avevano ferocemente assalito la
Fede, avevano bollato di eresia i suoi sostenitori e si erano
incessantemente adoperati per distruggerne la struttura e
sovvertirne i fondamenti. I più pericolosi e ostili di questi
ordini furono rovesciati o praticamente smembrati, altri
persero rapidamente prestigio e influenza, tutti dovettero
DIO PASSA NEL MONDO
568
sostenere l’urto di un potere secolare, aggressivo e determinato
a privarli dei loro privilegi e a rivendicare la
propria autorità. Apostati, ribelli, traditori ed eretici avevano
fatto tutto il possibile, segretamente o apertamente,
per fiaccare la lealtà dei seguaci della Fede, dividerne i
ranghi o aggredirne le istituzioni. Uno per uno, questi nemici,
alcuni a poco a poco, altri con drammatica rapidità,
furono tutti confusi, dispersi, spazzati via e dimenticati.
Non poche tra le figure principali della Fede, primi discepoli,
eminenti campioni, compagni e compagni d’esilio dei
Fondatori, amanuensi e segretari di fiducia del suo Autore e
del Centro del Suo Patto, perfino alcuni parenti della Stessa
Manifestazione, non esclusi la persona nominata dal Báb e
il figlio di Bahá’u’lláh, da Lui menzionato nel Libro del Suo
Patto, si erano permessi di uscire dalla sua ombra, di arrecarle
vergogna con atti di indelebile infamia e di provocare
crisi di tali dimensioni quali non erano mai state sperimentate
da altre precedenti religioni. Tutti, senza eccezione,
precipitarono dalle invidiabili posizioni che occupavano,
molti vissero abbastanza a lungo da assistere alla
vanificazione dei loro disegni, altri furono precipitati nella
degradazione e nella miseria, completamente incapaci
d’intaccare l’unità della Fede che avevano così vergognosamente
abbandonato o di arrestarne il cammino. Ministri,
ambasciatori e altri dignitari di stato avevano assiduamente
complottato per deviarne i propositi, avevano istigato i
successivi bandi dei suoi Fondatori e malignamente tentato
di scalzare le sue fondamenta. Con questi complotti avevano
involontariamente determinato la propria rovina,
perduto la fiducia dei sovrani, bevuto fino alla feccia la
coppa della sventura e irrevocabilmente deciso la propria
fine. L’umanità, perversa e completamente incurante, aveva
rifiutato di dare ascolto agli insistenti appelli e avPASSATO
E FUTURO
569
vertimenti dei due Fondatori della Fede e poi del Centro del
Patto nei Suoi discorsi pubblici in Occidente. Era precipitata
in due devastanti guerre, di dimensioni senza precedenti,
che avevano compromesso il suo equilibrio, falcidiato
la sua gioventù e scosse le sue radici. I deboli, gli
oscuri, gli oppressi, invece, grazie alla loro obbedienza a
una Causa tanto possente e alla loro risposta alle sue intimazioni,
erano stati messi in grado di compiere imprese di
tale valore ed eroismo da eguagliare, e in alcuni casi, da far
apparire minime le azioni di uomini e donne di fama immortale
i cui nomi e le cui imprese adornano gli annali
spirituali dell’umanità.
10 Nonostante i colpi inferti contro la sua nascente forza
dai detentori dell’autorità temporale e spirituale,
dall’esterno, e da scellerati avversari, dall’interno, la Fede
di Bahá’u’lláh, lungi dallo spezzarsi o piegarsi, era passata
di forza in forza, di vittoria in vittoria. In verità, a leggerla
bene, si può dire che la sua storia si risolva in una serie di
pulsazioni, in un alternarsi di crisi e trionfi, che la conducono
sempre più vicino al suo destino divinamente prestabilito.
L’esplosione di selvaggio fanatismo che salutò la
nascita della Rivelazione proclamata dal Báb, il Suo successivo
arresto e la Sua prigionia erano stati seguiti dalla
formulazione delle leggi della Sua Dispensazione,
dall’istituzione del Suo Patto, dall’inaugurazione della
Dispensazione a Badasht e dall’affermazione pubblica del
Suo rango a Tabríz. Estese e ancor più violente sollevazioni
nelle province, la Sua fucilazione, la strage che ne
seguì e la prigionia di Bahá’u’lláh nel Síyáh-Chál erano
state seguite dal sorgere dell’alba della Rivelazione bahá’í
in quella segreta. L’esilio di Bahá’u’lláh in Iraq, il Suo ritiro
nel Kurdistán e la confusione e le sofferenze che afflissero i
Suoi condiscepoli a Baghdad furono poi seguiti dalla riDIO
PASSA NEL MONDO
570
nascita della comunità bábí che culminò con la Dichiarazione
della Sua Missione nel Giardino di Najíbíyyih. Il decreto
del sultano ‘Abdu’l-‘Azíz che Lo convocava a Costantinopoli
e la crisi provocata da Mírzá Yaḥyá erano state
seguite dalla proclamazione di quella Missione alle teste
coronate del mondo e ai suoi capi ecclesiastici. L’esilio di
Bahá’u’lláh nella colonia penale di ‘Akká, con tutte le
miserie e le difficoltà che comportò, aveva poi portato alla
promulgazione delle leggi e delle ordinanze della Sua Rivelazione
e all’istituzione del Suo Patto, ultimo atto della
Sua vita. Le tragiche prove generate dalla ribellione di
Mírzá Muḥammad-‘Alí e dei suoi complici erano state
seguite dall’introduzione della Fede di Bahá’u’lláh in Occidente
e dal trasferimento dei resti del Báb in Terra Santa.
La rinnovata prigionia di ‘Abdu’l-Bahá e i pericoli e le ansietà
che ne scaturirono avevano avuto come risultato la
caduta di ‘Abdu’l-Ḥamíd, la liberazione di ‘Abdu’l-Bahá
dal confino, la tumulazione delle spoglie del Báb sul monte
Carmelo e i trionfali viaggi del Centro del Patto in America
e in Europa. Lo scoppio della devastante guerra mondiale e
l’aggravarsi dei pericoli ai quali Jamál Páshá e i violatori del
Patto L’avevano esposto erano poi sfociati nella rivelazione
delle Tavole del Piano Divino, nella fuga di
quell’arrogante comandante, nella liberazione della Terra
Santa, nella crescita del prestigio della Fede al centro
mondiale e in una notevole espansione delle sue attività in
Oriente e in Occidente. Il trapasso di ‘Abdu’l-Bahá e
l’agitazione che la Sua scomparsa aveva provocato erano
stati seguiti dalla promulgazione delle Sue Volontà e Testamento,
dall’inizio dell’Età formativa dell’Era bahá’í e
dalla posa delle fondamenta dell’Ordine Amministrativo
che abbraccia il mondo. E, per finire, la sottrazione delle
chiavi della Tomba di Bahá’u’lláh da parte dei violatori del
PASSATO E FUTURO
571
Patto, la violenta occupazione della Sua Casa a Baghdad da
parte degli sciiti, l’inizio delle persecuzioni in Russia e, in
Egitto, l’espulsione della comunità bahá’í dall’Islam erano
stati seguiti dalla pubblica affermazione dello status di religione
indipendente della Fede da parte dei suoi seguaci in
Oriente e in Occidente, dal riconoscimento di tale status al
centro mondiale, dal pronunciamento del Consiglio della
Società delle nazioni che attestava la legittimità delle sue
rivendicazioni, da una notevole espansione delle sue attività
internazionali d’insegnamento e della sua letteratura,
dalla testimonianza di una regina alla sua origine divina e
dal completamento della decorazione esterna della prima
Casa di culto del mondo occidentale.
11 Le tribolazioni che hanno accompagnato il progressivo
sviluppo della Fede di Bahá’u’lláh, in verità, sono state
molto più gravi di quelle sofferte dalle religioni del passato.
E tuttavia, diversamente da quanto era accaduto a quelle,
esse non sono minimamente riuscite a mettere in pericolo la
sua unità o a creare, sia pure temporaneamente, una breccia
nei ranghi dei suoi aderenti. La Fede non è solo sopravvissuta
alle prove, ma ne è emersa purificata e inviolata,
dotata d’una maggiore capacità di affrontare e superare
qualunque futura crisi il suo irresistibile progresso potrà
ingenerare.
12 Grandiosi invece i compiti che questa Fede, duramente
provata e tuttavia invincibile, ha portato a termine e le
vittorie che ha conseguite nello spazio di un secolo! E ora
che s’affaccia alle soglie del secondo secolo bahá’í i compiti
ancora incompiuti, le future vittorie, sono ancor più
grandi. Nel breve lasso di tempo dei primi cent’anni della
sua esistenza essa è riuscita a spargere la sua luce su cinque
continenti, a installare i suoi avamposti nei più remoti angoli
della terra, a stabilire, su inviolabili basi, il suo Patto
DIO PASSA NEL MONDO
572
con tutta l’umanità, a edificare la struttura del suo Ordine
Amministrativo che abbraccia tutto il mondo, a liberarsi di
molti ceppi che ne impedivano la totale emancipazione e il
riconoscimento mondiale, a registrare le prime vittorie su
avversari regali, ecclesiastici e politici e a varare la prima
delle sue sistematiche crociate per la conquista spirituale
dell’intero pianeta.
13 Ma l’istituzione che costituirà l’ultimo stadio
nell’erezione della struttura dell’Ordine Amministrativo,
funzionante nelle immediate vicinanze del suo centro spirituale
mondiale, non è stata ancora fondata. Non è ancora
realizzata la completa emancipazione della Fede dalle catene
dell’ortodossia religiosa, premessa essenziale per il
suo universale riconoscimento e per l’emersione del suo
Ordine Mondiale. Devono ancora essere varate le campagne
destinate a estendere la benefica influenza del suo
Sistema, secondo il Piano di ‘Abdu’l-Bahá, in ogni paese e
isola dove le strutture del suo Ordine Amministrativo non
siano già erette. La bandiera di Yá Bahá’u’l-Abhá che,
come Egli predisse, sventolerà sui pinnacoli del più importante
centro di sapere del mondo islamico non è stata
ancora issata. Non è ancora stata liberata la Più Grande
Casa che Bahá’u’lláh nel Suo Kitáb-i-Aqdas decreta essere
luogo di pellegrinaggio. Non sono ancora stati costruiti né
il terzo Mashriqu’l-Adhkár che dev’essere innalzato a Sua
gloria e il cui terreno è stato recentemente acquistato, né le
Dipendenze delle due Case di culto già esistenti in Oriente e
in Occidente. Non è stata costruita nemmeno la cupola che,
come predice ‘Abdu’l-Bahá, incoronerà il Sepolcro del
Báb. La codificazione del Kitáb-i-Aqdas, il Libro Madre
della Rivelazione bahá’í, e la sistematica promulgazione
delle sue leggi e ordinanze non sono ancora stati incominciati.
I provvedimenti preliminari per l’istituzione di triPASSATO
E FUTURO
573
bunali bahá’í investiti del diritto legale d’applicare e rendere
esecutive quelle leggi e ordinanze devono essere ancora
intrapresi. Non sono ancora state ottenute la restituzione
del primo Mashriqu’l-Adhkár del mondo bahá’í e la
ricostituzione della comunità che l’aveva eretto con tanta
devozione. Il sovrano che, secondo la profezia del Libro
Santissimo di Bahá’u’lláh, adornerà il trono della Sua terra
natale e accoglierà all’ombra della sua regale protezione i
Suoi seguaci a lungo perseguitati è ancora sconosciuto.
Non è ancora stata combattuta la contesa che, come profetizza
‘Abdu’l-Bahá, seguirà gli attacchi concertati dei
capi delle religioni finora indifferenti ai progressi della
Fede. L’Età dell’oro della Fede, che vedrà l’unificazione di
tutti i popoli e di tutte le nazioni della terra, l’instaurazione
della Più Grande Pace, l’inaugurazione del Regno del Padre
nel mondo, l’avvento dell’età della maturità dell’intera
razza umana e la nascita d’una civiltà mondiale ispirata e
diretta dalle energie creatrici sprigionate dall’Ordine
Mondiale di Bahá’u’lláh, splendente nel suo meridiano
fulgore, non è ancora incominciata e le sue glorie sono
ancora impreviste.
14 Qualunque cosa accada a questa giovane Fede di Dio
nei futuri decenni o nei secoli avvenire, qualunque dolore,
pericolo e tribolazione possa insorgere nel prossimo
stadio del suo sviluppo mondiale, da qualunque
parte la aggrediscano i suoi avversari presenti e futuri,
per quanto grandi i rovesci e i ritardi che potrà subire,
noi, che abbiamo avuto il privilegio di comprendere, fin
dove le nostre limitate menti possono arrivare, il significato
dei portentosi fenomeni associati alla sua ascesa e
al suo insediamento, non possiamo avere il minimo
dubbio che ciò che è stato conquistato nei primi
cent’anni della sua esistenza è garanzia sufficiente a che
DIO PASSA NEL MONDO
574
essa continui a procedere, conquistando vette più alte,
abbattendo qualunque ostacolo, aprendo nuovi orizzonti
e riportando vittorie ancor più possenti, finché la sua
gloriosa missione, che si spinge nei nebulosi spazi del
tempo che si estendono nel futuro, non sarà totalmente
adempiuta.