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UNA SVOLTA PER TUTTE LE NAZIONI
Dichiarazione della Comunità Internazionale Bahá’í
nella ricorrenza del cinquantenario delle Nazioni Unite
L'unificazione dell'intera umanità è il contrassegno dello stadio che la società umana sta альфа банк украина
ora per raggiungere. L'unità familiare, l'unità della tribù, della città-stato e della nazione
sono state l'una dopo l'altra tentate e pienamente conseguite. L'unità del mondo è la mèta
per la quale questa umanità afflitta sta lottando. Il periodo della fondazione delle nazioni è
ormai terminato e sta giungendo al suo culmine l'anarchia inerente alle sovranità nazionali. альфа банк
Questo mondo in crescita verso la maturità deve abbandonare un tale feticcio, riconoscere
l'unicità e l'organicità delle relazioni umane e instaurare una volta per sempre il
meccanismo che meglio potrà incarnare tale fondamentale principio della sua vita.
Shoghi Effendi, 1936
Un riesame: un momento di riflessione
Il XX secolo, uno dei più tumultuosi periodi della storia umana, è stato caratterizzato da numerosi
sconvolgimenti, rivoluzioni e radicali fratture col passato. Alcuni di questi sconvolgimenti - come per
esempio il disfacimento del sistema coloniale e dei grandi imperi del XIX secolo o la nascita e la caduta
dei vasti e disastrosi esperimenti del totalitarismo, del fascismo e del comunismo - sono stati estremamente
distruttivi e hanno comportato la morte di milioni di persone, la scomparsa di sistemi di vita e
tradizioni di antica data e il crollo di venerande istituzioni.
Altri movimenti e andamenti sono stati più palesemente positivi. Le scoperte scientifiche e le nuove
idee sociali hanno stimolato molti progressi sociali, economici e culturali. Si è aperta una strada verso
nuove definizioni dei diritti umani e nuove affermazioni della dignità delle persone, verso maggiori opportunità
di realizzazione personale e collettiva e verso nuove audaci modalità di avanzamento del sapere
e della coscienza umana.
Questi due processi - il crollo delle vecchie istituzioni da una parte e la fioritura di nuovi modi di
pensare dall'altra - sono segni di una tendenza che si è andata sempre più affermando negli ultimi cent'anni:
la tendenza verso una sempre più stretta interdipendenza e integrazione fra gli esseri umani.
Questa tendenza è osservabile in un’ampia varietà di fenomeni che vanno dalla fusione dei mercati
finanziari mondiali, che a sua volta rispecchia la comune dipendenza dell'umanità da fonti interdipendenti
di energia, cibo, materie prime, tecnologie e conoscenze, alla costruzione di sistemi di comunicazione
e di trasporto che collegano fra loro tutte le parti del mondo. Si riflette nella comprensione scientifica
del-l’interconnessione della biosfera terrestre, una comprensione che ha conferito una nuova urgenza
alla necessità di un coordinamento globale. Si evidenzia, anche se in modo distruttivo, nelle moderne
capacità degli apparati bellici, la cui potenza è a poco a poco cresciuta fino al punto in cui è ora
possibile che un manipolo di uomini metta fine alla civiltà. È l’universale consapevolezza di questa
tendenza - nelle sue espressioni costruttive e distruttive - che rende così commovente la ben nota foto2
grafia che riproduce la terra come una sfera bianca e azzurra che ruota nell'infinita oscurità dello spazio,
align="left">un'immagine che trasmette concretamente l'idea che siamo un unico popolo, ricco di diversità, che abita
una patria comune.
Questa tendenza si rispecchia anche nei continui sforzi compiuti dalle nazioni del mondo per creare
un sistema politico mondiale che offra all'umanità una possibilità di pace, giustizia e prosperità. In questo
secolo l'umanità ha tentato per due volte di costruire un nuovo ordine internazionale. Questi due
tentativi hanno entrambi cercato di affrontare l'emergente riconoscimento dell'interdipendenza planetaria,
mantenendo intatto nel contempo un sistema che antepone la sovranità dello stato ad ogni altra cosa.
Vista da questo scorcio di secolo, la Società delle Nazioni, una grande innovazione nel concetto della
sicurezza collettiva, ha segnato un primo passo decisivo verso l'ordine mondiale.
Il secondo tentativo, scaturito dal cataclisma della seconda Guerra Mondiale e basato su una Carta
fondamentalmente formulata dai vincitori del conflitto, è stato per cinquant'anni una tribuna internazionale
di estremo ricorso, un'impareggiabile istituzione che si presenta quale nobile simbolo degli interessi
collettivi dell'umanità nel suo complesso.
Come organismo internazionale, le Nazioni Unite hanno dimostrato che l'umanità ha capacità di azione
congiunta nel campo della salute, dell'agricoltura, dell'educazione, della tutela dell'ambiente e del
benessere dei bambini. Hanno affermato la nostra volontà morale collettiva di costruire un futuro migliore,
come dimostra la generale adesione ai patti internazionali per i diritti umani. Hanno rivelato una
compassione profondamente radicata nella razza umana, come dimostra l’assegnazione di risorse umane
ed economiche all'assistenza di popoli in difficoltà. E negli importantissimi campi della preparazione,
della realizzazione e del mantenimento della pace, hanno illuminato un'audace strada verso un futuro
senza guerra (1).
Eppure le mete complessive descritte nella Carta delle Nazioni Unite si sono dimostrate irrealizzabili.
Malgrado le grandi speranze dei fondatori, la formazione delle Nazioni Unite cinquant' anni or sono
non ha inaugurato un'èra di pace e di prosperità per tutti (2).
Sebbene le Nazioni Unite abbiano sicuramente contribuito a prevenire una terza guerra mondiale, gli
ultimi cinque anni sono stati caratterizzati da numerosi conflitti locali, nazionali e regionali che sono
costati milioni di vite. Le migliorate relazioni fra le superpotenze avevano appena rimosso le motivazioni
ideologiche di questi conflitti, quando antiche passioni etniche e settaristiche sono riemerse a costituire
nuove sorgenti di guerra. Per di più sebbene la fine della Guerra fredda abbia ridotto il pericolo
di una guerra mondiale terminale, sussistono strumenti e tecnologie - ed entro certi limiti le sottostanti
pressioni - che potrebbero portare una distruzione di dimensioni planetarie.
Anche nel campo delle questioni sociali persistono gravi problemi. Mentre per quanto riguarda i problemi
globali della promozione della salute, dello sviluppo sostenibile e dei diritti umani sono stati raggiunti
nuovi livelli di consenso, in molti altri campi la situazione si è deteriorata. L'allarmante diffusione
di un razzismo militante e del fanatismo religioso, la cancerosa crescita del materialismo, il diffuso
aumento del crimine e della criminalità organizzata, il notevole incremento della violenza gratuita, la
crescente disparità fra ricchi e poveri, le continue ingiustizie a spese delle donne, il danno intergenerazionale
prodotto dal diffuso cedimento della vita familiare, gli immorali eccessi di uno sfrenato capitalismo
e la crescita della corruzione politica - tutto parla in questo senso. Almeno un miliardo di persone
vivono in miseria e oltre un terzo della popolazione mondiale e analfabeta (3).
Mentre i due processi di caduta e di rinnovamento portano il mondo verso un culmine, il cinquantenario
delle Nazioni Unite offre una provvidenziale occasione per riflettere sul modo in cui l'umanità potrà
affrontare congiuntamente il futuro. In verità, sono recentemente emerse una grande varietà di utili
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proposte per il rafforzamento delle Nazioni Unite e per il miglioramento della loro capacità di coordinare
le risposte delle nazioni a queste sfide.
Queste proposte si possono grosso modo dividere in tre categorie. Un primo gruppo affronta principalmente
i problemi burocratici, amministrativi ed economici del sistema delle Nazioni Unite. Un altro
comprende coloro che suggeriscono la riforma di organismi come il Consiglio sociale ed economico, il
Consiglio di amministrazione fiduciaria e le istituzioni economiche di Bretton Woods. Altri ancora propongono
di introdurre innovazioni nella struttura politica delle Nazioni Unite, chiedendo, per esempio,
l'allargamento del Consiglio di sicurezza e/o il riesame della Carta delle Nazioni Unite (4).
Molti di questi lavori sono costruttivi, altri sono anche provocatori. Fra questi, uno dei più equilibrati
e ponderati è la relazione della Commissione sul governo globale, intitolato Our Global Neighborhood
(il nostro quartiere globale), che sostiene la generale adozione di nuovi valori nonché di riforme
strutturali nel sistema delle Nazioni Unite (5).
È nell’intento di contribuire alle discussioni e alle consultazioni che si stanno svolgendo su questo
tema di fondamentale importanza che la Comunità internazionale bahá’í ha voluto esprimere le proprie
opinioni. La nostra previsione si basa su tre proposizioni iniziali.
Primo, le discussioni sul futuro delle Nazioni Unite devono svolgersi nel più ampio contesto dello
sviluppo dell’ordine internazionale e in quella direzione. Le Nazioni Unite si sono sviluppate contemporaneamente
ad altre grandi istituzioni della fine del XX secolo. È nel loro complesso che queste istituzioni
definiranno lo sviluppo dell’ordine internazionale e ne saranno modellate. Perciò la missione, il
ruolo, i principi operativi e perfino le attività delle Nazioni Unite devono essere esaminati solo alla luce
del loro inserimento nel più ampio obiettivo dell’ordine internazionale.
Secondo, poiché il genere umano è un corpo unico e indivisibile, ogni membro della razza umana
viene al mondo come pegno affidato alle cure della collettività. Questo rapporto fra individuo e collettività
costituisce la base morale della maggior parte dei diritti umani che gli strumenti delle Nazioni Unite
stanno cercando di definire. Serve anche a definire il compito di stabilire e preservare i diritti
dell’individuo come uno degli scopi primari dell’ordine internazionale.
Terzo, le discussioni sul futuro dell’ordine internazionale devono coinvolgere e stimolare il genere
umano nella sua totalità. Questo dibattito è così importante che non può riguardare solo i leader - appartengano
essi al governo, alla comunità accademica, alla religione o a organizzazioni della società civile.
Al contrario, deve impegnare donne e uomini della strada. La loro ampia partecipazione, approfondendo
la consapevolezza della cittadinanza mondiale, farà in modo che il processo si alimenti da se
stesso e aumenterà i consensi a favore di un ordine internazionale allargato.
Comprendere il contesto storico: un appello ai leader del mondo
La Comunità internazionale bahá’í vede nella confusione in atto nel mondo e nelle disastrose condizioni
degli affari umani una fase naturale di un processo organico che procede irresistibilmente verso
l'unificazione della razza umana in un unico ordine sociale i cui confini saranno quelli dell'intero pianeta.
La razza umana, come unità organica e distinta, ha attraversato stadi evolutivi analoghi agli stadi
della prima e della seconda infanzia nella vita dei suoi singoli membri e si trova ora al culmine di una
turbolenta adolescenza alle soglie di una lungamente attesa età della maturità (6). Il processo dell'integrazione
globale, già realizzato nel campo degli affari, della finanza e delle comunicazioni, sta facendo
capolino in campo politico.
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Storicamente, questo processo è stato accelerato da eventi improvvisi e catastrofici. Sono state le devastazioni
della prima e della seconda Guerra mondiale che hanno rispettivamente prodotto la Società
delle Nazioni e le Nazioni Unite. Che le future conquiste siano anch'esse ottenute dopo orrori altrettanto
inimmaginabili o conseguite per un atto di volontà consultativa, è la scelta che si presenta a tutti coloro
che abitano sulla terra. Non prendere provvedimenti decisivi sarebbe un atteggiamento ingiustificabilmente
irresponsabile.
Poiché attualmente la sovranità è nelle mani degli stati nazionali, il compito di decidere l'esatta architettura
del nascente ordine internazionale è un obbligo che ricade sui capi di stato e sui governi. Esortiamo
tutti i leader di tutti i livelli di assumere un ruolo ponderato nel sostenere la convocazione dei
leader del mondo entro la fine del secolo, perché esaminino la possibilità di ridefinire e ristrutturare
l'ordine internazionale in modo tale da poter affrontare i problemi che assillano il mondo. Come qualcuno
ha suggerito, questo incontro potrebbe essere chiamato Summit mondiale sul governo globale (7).
Questo Summit potrebbe avvalersi dell'esperienza compiuta in tutte le proficue Conferenze delle
Nazioni Unite dei primi anni Novanta. Queste Conferenze, fra le quali figurano il Summit mondiale dei
fanciulli del 1990, il Summit della terra del 1992, la Conferenza mondiale dei diritti umani del 1993, la
Conferenza internazionale della popolazione e dello sviluppo del 1994, il Summit mondiale dello sviluppo
sociale del 1995 e la Quarta conferenza mondiale della donna del 1995, hanno introdotto una
nuova metodologia nelle deliberazioni globali su temi critici.
Una delle ragioni del successo di queste deliberazioni è stata la massiccia partecipazione delle organizzazioni
della società civile. Le laboriose trattative sul tema dei cambiamenti delle strutture politiche,
sociali ed economiche del mondo intercorse fra le delegazioni dei governi sono state ispirate e modellate
dall'energico coinvolgimento di queste organizzazioni, che tendono a rispecchiare i bisogni e le preoccupazioni
dell'uomo della strada. È inoltre significativo che l'incontro dei leader del mondo, alla presenza
della società civile e dei mass media del mondo, abbia invariabilmente dato ai lavori delle conferenze
una garanzia di legittimità e di consenso.
Nel prepararsi al Summit, i leader del mondo devono tener conto di queste lezioni, coinvolgere la
più ampia cerchia di persone possibile e assicurarsi la buona volontà e l'appoggio dei popoli del mondo.
Alcuni temono che le istituzioni politiche internazionali debbano inevitabilmente evolvere verso un
eccessivo accentramento e costituiscano un ingiustificabile stratificazione burocratica. Va esplicitamente
ed energicamente detto che ogni nuova struttura di governo mondiale deve, di principio e in pratica,
assicurare che la responsabilità decisionale rimanga al giusto livello (8).
Non sarà sempre facile trovare il giusto equilibrio. Da una parte, il genuino sviluppo e il vero progresso
possono essere conseguiti solamente dai popoli stessi, che agiscano individualmente e collettivamente,
per rispondere a specifici interessi e bisogni del momento e del luogo. Se ne può dedurre che
il decentramento del governo è la conditio sine qua non dello sviluppo (9). Dall'altra parte, l'ordine internazionale
richiede chiaramente direzione e coordinamento globali.
Perciò, secondo i principi del decentramento or ora descritti, alle istituzioni internazionali dev’essere
conferita l'autorità di agire solo nei temi d'interesse internazionale là dove gli stati non possano fare da
sé o d'intervenire per difendere i diritti dei popoli e degli stati membri. Tutte le altre questioni devono
essere rimesse esclusivamente alle istituzioni nazionali e locali (10).
Inoltre, nel disegnare la struttura specifica del futuro ordine internazionale, i leader devono esaminare
molti possibili metodi di governo. Invece di essere modellata in base a uno solo dei sistemi di governo
riconosciuti, la soluzione potrebbe concretizzare, riconciliare e assimilare nella propria struttura gli
elementi validi che si trovano in ciascuno di essi.
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Per esempio, uno dei modelli di governo collaudati che possono inserire le diversità del mondo nel
contesto di una struttura unificata è il sistema federale. Il federalismo si è dimostrato efficace ai fini del
decentramento dell'autorità e della decisionalità in stati grandi, complessi ed eterogenei, pur preservando
una certa misura di unità e stabilità complessive. Un altro modello che merita di essere esaminato è
il commonwealth, che a livello globale anteporrebbe l'interesse collettivo a quello delle singole nazioni.
Nel disegnare l'architettura dell'ordine internazionale si deve stare molto attenti affinché con l'andar
del tempo esso non degeneri in forme di dispotismo, oligarchia o demagogia che corrompano la vita e
l'apparato delle istituzioni politiche che lo costituiscono.
Nel 1995, in occasione della prima revisione decennale della Carta dell'ONU, la Comunità internazionale
bahá’í presentò alle Nazioni Unite una dichiarazione basata su idee formulate oltre un secolo
prima da Bahá’u’lláh. «Il concetto bahá’í di ordine mondiale è definito in questi termini: un super-stato
mondiale a cui favore tutte le nazioni dei mondo cedano ogni diritto di far guerra, alcuni diritti di imporre
tasse e tutti i diritti di mantenere armamenti per qualunque scopo ad eccezione del mantenimento
dell'ordine interno entro i rispettivi domini. Questo stato dovrà comprendere un Esecutivo internazionale
adatto a esercitare un'autorità suprema e indiscussa su qualsiasi membro recalcitrante del Commonwealth,
un Parlamento mondiale i cui membri siano eletti dai popoli dei rispettivi paesi e la cui elezione
sia confermata dai rispettivi governi, un Tribunale supremo le cui sentenze siano vincolanti anche
quando le parti interessate non abbiano volontariamente accettato di sottomettere il proprio caso al suo
giudizio» (11).
Pur convinti che questa formulazione del governo mondiale sia l'estrema protezione e l'inevitabile
destino del genere umano, riconosciamo che essa riproduce un quadro della società globale in un futuro
lontano. Data l'urgenza dell'attuale stato delle cose, il mondo ha bisogno di strategie audaci, pratiche e
praticabili che siano qualcosa di più che ispiranti visioni del futuro. Nondimeno, se ci si concentra su
un concetto convincente, dal pantano delle opinioni e delle dottrine contraddittorie emerge una direzione
nel cambiamento evolutivo chiara e coerente.
Definire il ruolo dell'ONU nel contesto dell'emergente ordine internazionale
Le Nazioni Unite sono state il perno del sistema internazionale creato dai vincitori della seconda
Guerra mondiale e, nei lunghi decenni del conflitto ideologico fra Oriente e Occidente, hanno svolto il
loro compito originario di tribuna di dialogo internazionale. Nel corso degli anni, il loro mandato è stato
allargato fino a includere non solo la definizione dei criteri e la promozione dello sviluppo sociale ed
economico, ma anche operazioni di pace in più di un continente.
Nello stesso periodo, la realtà politica del mondo ha subito grandi cambiamenti. Al tempo degli inizi
dell'ONU, gli stati indipendenti erano più o meno cinquanta. Quel numero è salito fino a 185. Alla fine
della seconda Guerra mondiale, i governi erano i principali attori sulla scena globale. Oggi, la crescente
influenza della società civile e delle corporazioni multinazionali ha creato un panorama politico più
complicato.
Malgrado la crescente complessità della sua missione, l'ONU ha mantenuto più o meno la stessa
struttura concepita per un organismo internazionale nuovo circa cinquant'anni fa. Non è sorprendente
che la ricorrenza del suo cinquantenario abbia stimolato un nuovo dialogo sulla sua capacità di affrontare
le realtà politiche del XXI secolo. Purtroppo, in questo dialogo, le critiche hanno di gran lunga sorpassato
gli elogi.
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La maggior parte delle critiche mosse contro le Nazioni Unite si fondano sul confronto con grandi
organizzazioni del settore privato o su valutazioni relative a esagerate aspettative di fondo. Sebbene alcuni
confronti specifici possano servire ad aumentare l'efficienza, un più generalizzato ricorso ad essi è
fondamentalmente ingiusto. In molte circostanze le Nazioni Unite sono prive non solo dell'autorità, ma
perfino delle risorse necessarie per agire efficacemente. Accusare l'ONU di aver fallito significa di fatto
accusare gli stati che ne sono membri.
Giudicate senza tener conto della realtà nella quale operano, le Nazioni Unite sembreranno sempre
inefficienti e inefficaci. Ma, viste come uno degli elementi di un più vasto processo di sviluppo dei sistemi
dell'ordine internazionale, la chiara luce dell'analisi si allontana dai difetti e dai fallimenti per illuminare
vittorie e risultati. Se si assume un atteggiamento mentale evolutivo, le prime esperienze delle
Nazioni Unite rappresentano una ricca fonte di apprendimento quanto al loro futuro ruolo nel contesto
del regime internazionale.
L’atteggiamento mentale evolutivo implica la capacità di immaginare un'istituzione a lunga scadenza
- di intuire la sua capacità intrinseca di sviluppo, di identificare i principi fondamentali che ne governano
la crescita, di formulare strategie di grande efficacia da utilizzare per brevi periodi e perfino di
prevedere drastiche interruzioni nel suo percorso.
Studiando le Nazioni Unite sotto questa prospettiva vengono in luce importanti possibilità di rafforzamento
dell'attuale sistema senza indiscriminate ristrutturazioni delle sue principali istituzioni o radicali
riorganizzazioni dei suoi processi essenziali. Di fatto, pensiamo che nessuna proposta di riforma
dell'ONU possa avere una grande influenza se le sue raccomandazioni non siano internamente coerenti
e non indirizzino l'ONU verso una strada evolutiva progettata che lo porti ad assumere un suo particolare,
adeguato ruolo nel futuro ordine internazionale.
Crediamo che l'insieme di raccomandazioni qui descritte rispondano a questi requisiti e che la loro
adozione rappresenti un passo misurato ma significativo verso la costruzione di un ordine più giusto
(12).
Ridare vita all'Assemblea generale
Tutti i sistemi di governo si fondano sull'autorità della legge e la prima istituzione che promulga leggi
è l'assemblea legislativa. Mentre l'autorità delle assemblee legislative locali e nazionali è abitualmente
rispettata, le istituzioni legislative regionali e internazionali sono state oggetto di timori e di sospetti.
Inoltre, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite è stata bersaglio di attacchi a causa della sua inefficienza.
Sebbene alcune delle accuse che le sono state mosse siano infondate, vi sono almeno due punti
deboli che impediscono all'Assemblea generale di avere influenza.
Primo, l'attuale ordinamento attribuisce un'indebita importanza alla sovranità nazionale, creando una
curiosa mescolanza di anarchia e conservatorismo. Se le Nazioni Unite dovranno essere riformate, il
ramo legislativo e la sua struttura votante dovranno rappresentare con maggior precisione i popoli del
mondo e gli stati nazionali (13).
Secondo, le risoluzioni dell'Assemblea generale non sono vincolanti se non sono separatamente ratificate
sotto forma di trattato da ciascuno degli stati membri. Se l'attuale sistema, che antepone la sovranità
nazionale a ogni altro interesse, deve cedere il passo a un sistema che risponda agli interessi di un'unica
umanità interdipendente, le risoluzioni dell'Assemblea generale devono gradualmente assumere
- relativamente a un ambito circoscritto di questioni - la forza di leggi con clausole che ne prevedano
l'applicazione e le sanzioni.
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Questi due punti deboli sono strettamente collegati, perché è improbabile che la maggioranza dei
popoli del mondo, sospettosi e timorosi nei confronti di un governo mondiale, si sottomettano a un'istituzione
internazionale a meno che essa non sia più genuinamente rappresentativa (14).
Tuttavia, a breve scadenza, sono possibili cinque provvedimenti pratici al fine di rafforzare l'Assemblea
generale, di migliorarne la reputazione e di darle un indirizzo a più lungo termine.
AMPLIARE I REQUISITI MINIMI PER ESSERNE MEMBRI
I requisiti minimi di comportamento dei governi verso i sudditi sono stati chiaramente stabiliti nella
Dichiarazione universale dei diritti umani e nei successivi patti internazionali, collettivamente conosciuti
come Dichiarazione internazionale dei diritti umani.
Se uno stato membro non si attiene rigorosamente all'impegno di tenere periodiche elezioni a partecipazione
universale e a voto segreto, di rispettare la libertà di espressione e altri diritti umani di questo
tipo, esso impedisce alla grande maggioranza della sua popolazione di partecipare attivamente e intelligentemente
agli affari della sue comunità.
align="left">Proponiamo che gli stati membri che violano questi criteri siano perseguiti. Analogamente, le nazioni
che chiedono di essere ammesse non devono essere accettate finché non si adeguino apertamente
a questi criteri o non facciano sforzi credibili per orientarsi in quella direzione.
align="left">NOMINARE UNA COMMISSIONE CHE STUDI CONFINI E FRONTIERE
Le rivendicazioni irredentiste insolute continuano a essere una maggiore ragione di conflitto e di
guerra, mettendo così in evidenza l'urgente bisogno di accordi generali sui confini nazionali. Trattati di
questo tipo possono essere conclusi solo dopo aver esaminato l'arbitrarietà con cui molti stati nazionali
sono stati originariamente definiti e tutte le principali rivendicazioni delle nazioni e dei gruppi etnici.
Invece di delegare queste rivendicazioni al Tribunale mondiale, crediamo che sarebbe meglio istituire
una speciale Commissione internazionale che prima faccia un inventario di tutte le rivendicazioni riguardanti
i confini internazionali e poi, dopo un attento esame, presenti le sue raccomandazioni per i
necessari provvedimenti (15). I risultati potrebbero rappresentare un sistema di precoce identificazione
di crescenti tensioni fra gruppi etnici o civili e di valutazione della pericolosità di situazioni che potrebbero
essere risolte con tempestive azioni diplomatiche preventive.
Per creare una genuina comunità di nazioni a lungo termine, è necessario risolvere definitivamente
tutte le dispute sui confini. Questa ricerca servirebbe allo scopo.
CERCARE NUOVE INTESE FINANZIARIE
Inizialmente prodotto dalla riluttanza di alcuni degli stati membri a versare in tempo le imposte,
complicato dalla mancanza dell'autorità di pretendere gli interessi maturati a causa dei ritardi e ulteriormente
aggravato dalle inefficienze burocratiche in alcune parti delle sue operazioni, il deficit del
budget annuale costringe l'ONU a una mentalità di amministrazione in crisi.
Il pagamento volontario da parte degli stati membri non sarà mai un valido metodo di finanziamento
per un'istituzione internazionale. Perché l'apparato delle Nazioni Unite possa funzionare bene, è necessario
trovare metodiche efficaci per la produzione del loro reddito. Proponiamo di nominare immediatamente
un'Unità operativa di esperti che incominci una rigorosa ricerca di risoluzioni.
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Nello studiare le alternative, l'Unità operativa deve tenere presenti alcuni principi fondamentali. Primo,
non vi possono essere imposte senza rappresentanza. Secondo, nell'interesse dell'equità e della giustizia,
le imposte devono essere progressive. Terzo, non si devono trascurare i meccanismi per incoraggiare
le contribuzioni volontarie da parte di individui e comunità (16).
ADOTTARE UNA LINGUA AUSILIARIA UNIVERSALE E UNA SCRITTA COMUNE
Le Nazioni Unite, che attualmente usano sei lingue ufficiali, sarebbero molto avvantaggiate dalla
scelta di un'unica lingua esistente o dalla creazione di una nuova da usare come lingua ausiliaria in tutti
i luoghi di dibattito. Questo provvedimento è stato da lungo tempo invocato da molti gruppi, dagli esperantisti
alla Comunità internazionale bahá'í (17). Oltre a far risparmiare denaro e a semplificare le
procedure burocratiche, questa mossa sarebbe di grande aiuto nella promozione dello spirito di unità.
Proponiamo di nominare una Commissione ad alto livello, i cui membri provengano da varie regioni
e da campi attinenti, come linguistica, economia, scienze sociali, educazione e comunicazione, che incominci
a studiare attentamente la questione della lingua ausiliaria internazionale e dell'adozione di una
scrittura comune.
Prevediamo che alla fine il mondo non potrà fare altro che adottare un'unica lingua ausiliaria e un'unica
scrittura su cui tutti siano d'accordo, da insegnare in tutte le scuole del mondo oltre alla lingua o
alle lingue di ciascun paese. Ciò faciliterebbe la transizione verso una società globale grazie a una migliore
comunicazione fra le nazioni, ridurrebbe i costi amministrativi delle società d'affari, dei governi e
di altri enti che svolgono imprese globali e favorirebbe in genere più cordiali relazioni fra tutti i membri
della famiglia umana (18).
Questa proposta dev'essere interpretata alla lettera. Non prevede in alcun modo la decadenza delle
lingue o delle culture oggi viventi.
ESAMINARE LA POSSIBILITÀ DI UN’UNICA VALUTA INTERNAZIONALE
La necessità di promuovere l'adozione di una valuta mondiale come elemento vitale
nell’integrazione dell'economia globale è lapalissiana. Fra gli altri benefici, gli economisti ritengono
che un'unica valuta frenerebbe le speculazioni improduttive e le imprevedibili oscillazioni del mercato,
favorirebbe il livellamento degli introiti e dei prezzi in tutto il mondo e pertanto comporterebbe notevoli
risparmi (19).
La possibilità di risparmio non porterà ad alcun provvedimento pratico se non sarà prodotto un sostanzioso
corpo di prove che risolva le importanti preoccupazioni e dubbi degli scettici, accompagnato
da un credibile piano di attuazione. Proponiamo di nominare una Commissione formata dai più esperti
leader politici, accademici e professionisti che incominci immediatamente a esaminare i benefici economici
e i costi politici di una valuta unica e a formulare ipotesi per un efficiente metodo di attuazione.
Sviluppo di una funzione esecutiva significativa
A livello internazionale, l'unica, la più importante funzione esecutiva è l'applicazione di un patto di
sicurezza collettiva (20).
La sicurezza collettiva implica un patto che obblighi le nazioni ad agire di concerto contro ogni minaccia
verso la collettività. L'efficacia del patto dipende dalla misura in cui i membri si assoggettano al
bene collettivo, anche se motivati da un sentimento di interesse egoistico illuminato.
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Nelle Nazioni Unite, il ruolo di applicazione è svolto per lo più dal Consiglio di sicurezza, mentre le
altre funzioni dell’esecutivo sono condivise dal Segretariato. Entrambi sono limitati nell’esecuzione dei
compiti loro affidati. Il Consiglio di sicurezza è limitato nella possibilità di adottare provvedimenti decisivi.
Il Segretariato subisce la pressione delle complesse richieste degli stati membri.
Quattro misure pratiche sono possibili a breve scadenza per rafforzare la funzione esecutiva delle
Nazioni Unite.
LIMITARE L'ESERCIZIO DEL DIRITTO DI VETO
L'intenzione originale della Carta delle Nazioni Unite nel conferire il diritto di veto ai cinque membri
permanenti era di impedire al Consiglio di sicurezza di autorizzare azioni militari contro un membro
permanente o di esigere l'uso delle sue forze contro la sua volontà (21). Infatti, a partire dalla Guerra
fredda, il diritto di veto è stato ripetutamente esercitato per ragioni di sicurezza regionale o nazionale.
Nella sua proposta di riforma dell'ONU del 1955, la Comunità internazionale bahá’í si pronunciò a
favore di una graduale eliminazione dei concetti di «membro permanente» e di «diritto di veto», via via
che si fosse creata una maggiore fiducia nei confronti del Consiglio di sicurezza. Oggi, quarant'anni dopo,
riconfermiamo quella posizione. Ma proponiamo anche che, come misura di transizione, siano introdotti
provvedimenti intesi a limitare l'esercizio del diritto di veto fino a rispecchiare l'intenzione originale
della Carta.
ISTITUZIONALIZZARE SOLUZIONI MILITARI AD HOC
Per sostenere le operazioni di pacificazione delle Nazioni Unite e per dare maggiore credibilità alle
risoluzioni del Consiglio di sicurezza, dev'essere creata una Forza internazionale (22). Se ne devono garantire
la lealtà all'ONU e l'indipendenza da considerazioni nazionali. Armata di tutto punto, il comando
e il controllo di questa Forza dev'essere affidato al Segretario generale sotto l'autorità del Consiglio
di sicurezza. Ma le sue finanze devono essere decise dall'Assemblea generale. Nel costituire questa forza,
il Segretario generale deve utilizzare personale competente proveniente da tutte te parti del mondo.
Ben organizzata, questa Forza contribuirebbe a dare un senso di sicurezza che potrebbe incoraggiare
misure di disarmo globale, permettendo così l'immediato bando di tutte le armi ad altissimo potenziale
distruttivo (23). Inoltre, in armonia col principio della sicurezza collettiva, si arriverebbe a poco a poco
a capire che gli stati hanno bisogno di mantenere soltanto gli armamenti necessari alla difesa e al mantenimento
dell'ordine interno.
Un passo immediato verso la creazione di questa Forza potrebbe essere quello di istituzionalizzare il
presente sistema di soluzioni ad hoc formando nuclei di forze regionali di rapido impiego in momenti
di crisi.
APPLICARE LA NOZIONE DI SICUREZZA COLLETTIVA AD ALTRI PROBLEMI DELLA GENTE DEL
MONDO
Alcuni pensano che il principio della sicurezza collettiva, originariamente concepito nel contesto di
una minaccia di aggressione militare, possa essere ora applicato più estesamente a tutte le minacce che,
anche se sembrano di natura locale, sono di fatto il risultato del crollo complessivo dell'attuale ordine
globale. Queste minacce includono, pur non essendo limitate a queste, il traffico internazionale della
droga, la sicurezza del cibo e la comparsa di nuove pandemie globali (24).
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Crediamo che questo tema debba essere incluso nell' agenda del Summit globale proposto. Ma è improbabile
che formulazioni della sicurezza collettiva estese abbiano la precedenza sul caso fondamentale
dell'aggressione militare.
PRESERVARE LE ISTITUZIONI DELL’ONU CON COMPITI ESECUTIVI INDIPENDENTI CHE
ATTUALMENTE SONO FUNZIONANTI
Alcuni degli organismi della famiglia ONU più indipendenti, come l' UNICEF, l'Organizzazione internazionale
della aviazione civile, l’Unione postale universale, l'Unione internazionale dei telegrafi e
delle comunicazioni, l'Organizzazione internazionale del lavoro e l'Organizzazione mondiale della Sanità,
hanno avuto grande successo in ambiti di interesse internazionale ristretti ma importanti.
In genere, questi organismi hanno già una propria funzione esecutiva. La loro indipendenza dev' essere
preservata e rafforzata nell'ambito dell'esecutivo internazionale (25).
Rafforzare il Tribunale mondiale
In tutti i sistemi di governo deve esistere una funzione giudiziaria forte che moderi i poteri degli altri
rami e che enunci, promulghi, protegga e amministri la giustizia. Il desiderio di creare una società giusta
è stato fra le forze più importanti della storia (26) - e senza dubbio non si può creare nel mondo una
civiltà mondiale durevole che non abbia solide basi nel principio della giustizia.
La giustizia è l'unica forza che possa trasformare l'albeggiante consapevolezza dell'unità del genere
umano in una volontà collettiva grazie alla quale le necessarie strutture della vita comunitaria globale
possano essere fiduciosamente erette. Un'èra che già vede i popoli del mondo ottenere sempre più facilmente
accesso a ogni genere di informazione e a una grande varietà di idee vedrà anche la giustizia
affermarsi come principio fondamentale di una proficua organizzazione sociale.
A livello dell'individuo, la giustizia è quella facoltà dell' anima umana che consente a ogni persona
di distinguere il vero dal falso. Agli occhi di Dio, Bahá’u’lláh dichiara, la giustizia è «la più diletta di
tutte le cose» perché permette a ognuno di vedere con i propri occhi invece che con quelli degli altri, di
conoscere per cognizione propria piuttosto che con quella del vicino o del gruppo.
A livello del gruppo, il rispetto della giustizia è 1'indispensabile bussola nel processo decisionale
collettivo, perché essa è l’unico mezzo per conseguire l'unità fra pensiero e azione. Lungi dall' incoraggiare
quello spirito punitivo che spesso in ere passate si è mascherato sotto il suo nome, la giustizia
è l'espressione pratica della consapevolezza del fatto che, nel perseguimento del progresso umano, gli
interessi dell'individuo e della società sono inestricabilmente legati. Nella misura in cui la giustizia diviene
la considerazione fondamentale dell' interazione umana, viene incoraggiato un clima consultativo
che consente che le opzioni siano esaminate spassionatamente e che si possano scegliere idonee linee di
condotta. In un siffatto clima le probabilità che le perenni tendenze alla manipolazione e allo spirito di
parte possano sviare il processo decisionale sono molto minori.
Tale concetto di giustizia sarà a poco a poco rafforzato dalla constatazione che in un mondo interdipendente,
gli interessi dell'individuo e della società sono inestricabilmente intrecciati. In questo contesto,
la giustizia è un filo che dev'essere intessuto nell'esame di qualsiasi interazione, nella famiglia, nel
quartiere o a livello globale.
Noi vediamo nell'attuale sistema delle Nazioni Unite la base di un Tribunale mondiale rafforzato.
Fondata nel 1945 come organo giudiziario primario delle Nazioni Unite, la Corte internazionale di giustizia
è caratterizzata da molti elementi positivi. L'attuale sistema della selezione dei giudici, per esem11
pio, mira a costituire un collegio di giudici che rappresenti una grande varietà di popoli, regioni e sistemi
giudiziari (27).
Il principale difetto della Corte è che le manca l'autorità di emettere verdetti legalmente vincolanti,
tranne nei casi in cui gli stati abbiano preventivamente stabilito di sottomettersi alle sue decisioni. Priva
di giurisdizione, la Corte non ha il potere di amministrare la giustizia (28). Col tempo, le sue decisioni
potrebbero diventare vincolanti e applicabili per tutti gli stati; ma in tempi brevi essa potrebbe essere
rafforzata con due provvedimenti.
ESTENDERE LA GIURISDIZIONE DELLA CORTE
Attualmente, la giurisdizione della Corte è limitata ad alcune categorie di casi e solo le nazioni sono
autorizzate a iniziare azioni legali. Proponiamo che il diritto di sottoporre casi alla Corte sia riconosciuto,
oltre che agli stati membri, anche ad altri organi delle Nazioni Unite.
COORDINARE I TRIBUNALI TEMATICI
Il Tribunale mondiale deve fungere da ombrello per i tribunali tematici esistenti e per quelli nuovi,
che arbitrano e giudicano casi internazionali in ambiti tematici specifici.
I primi componenti di un sistema unificato già si ritrovano nei Tribunali specializzati nell'arbitrato di
questioni di commercio e trasporto e nelle proposte di istituzioni come il Tribunale criminale internazionale
e la Camera per le questioni ambientali. Fra le aree tematiche i cui problemi potrebbero dover
essere presi in esame con questo sistema vi potrebbero essere i tribunali per il terrorismo internazionale
e il traffico di droga.
Sviluppare le capacità dell'individuo: una sfida cruciale all'ordine internazionale emergente
L'obiettivo primario delle istituzioni di governo di qualsiasi livello è il progresso della civiltà umana.
È difficile che questo obiettivo possa essere conseguito senza l'ispirata e intelligente partecipazione dell'intera
umanità alla vita e agli affari della comunità.
Gli enti internazionali, concentrati sul compito di creare istituzioni e di costruire una comunità di
nazioni, sono storicamente restati lontani dalla mente e dal cuore dei popoli del mondo. La maggior
parte delle persone, separate da molti strati di governo dall'arena internazionale e confuse dal modo in
cui i mass media presentano le notizie internazionali, non ha ancora maturato una simpatia verso le istituzioni
come le Nazioni Unite. Solo coloro che sono entrati nell'arena internazionale attraverso canali
come le organizzazioni della società civile sembrano capaci di dare appoggio a queste istituzioni.
Paradossalmente, le istituzioni internazionali non possono conseguire un livello di governo efficace
e maturo e svolgere il loro compito primario di promozione della civiltà umana, se non riconoscono e
non alimentano il loro rapporto di reciproca dipendenza con i popoli del mondo. Questo riconoscimento
metterebbe in moto un benefico ciclo di fiducia e di sostegno che accelererebbe la transizione verso un
nuovo ordine mondiale.
I compiti inerenti allo sviluppo di una società globale richiedono livelli di capacità superiori a quelli
che la razza umana è stata finora capace di ottenere. Per raggiungere tali livelli, occorrerà un'enorme
espansione delle possibilità di accesso al sapere da parte degli individui. Le istituzioni internazionali
riusciranno a evocare e indirizzare le potenzialità latenti nei popoli del mondo nella misura in cui
1'esercizio dell' autorità sarà temperato dall'obbligo di conquistare la fiducia, il rispetto e il sincero ap12
poggio di coloro le cui azioni essi cercano di governare e di consultarsi apertamente e nella misura più
completa possibile con tutti coloro i cui interessi sono coinvolti.
Da parte loro gli individui che acquisteranno fiducia e rispetto verso queste istituzioni chiederanno
alle istituzioni nazionali di dare un maggiore appoggio politico ed economico all’ordine internazionale.
D'altra parte le istituzioni internazionali dotate di influenza e forza maggiori avranno migliori possibilità
di intraprendere azioni volte a stabilire un ordine mondiale effettivo e legittimato.
Oltre alle misure intese a rafforzarne la struttura, le Nazioni Unite devono adottare provvedimenti
che sviluppino la capacità latente in tutte le persone di partecipare a questo galvanizzante processo. A
questo scopo, certi temi che accelerano il progresso dell' individuo e della società richiedono una speciale
considerazione. Fra questi, la promozione dello sviluppo economico, la protezione dei diritti umani,
il miglioramento della condizione femminile e la particolare cura dello sviluppo morale sono quattro
priorità così strettamente collegate al progresso della civiltà che si deve raccomandare alle Nazioni Unite
di includerle tutte nella loro agenda.
Promuovere lo sviluppo economico
Le strategie per lo sviluppo economico adottate negli ultimi cinquant’anni dalle Nazioni Unite, dalla
Banca mondiale e da alcuni governi, pur sinceramente concepite e perseguite, non sono state all’altezza
delle aspettative. Nella maggior parte del mondo, il divario fra coloro che hanno e coloro che non hanno
si è allargato e si sta sempre più velocemente allargando con il persistere della disparità dell'entità
degli introiti. I problemi sociali non sono diminuiti. Anzi, la criminalità e le malattie sono in aumento e
stanno incominciando a divenire endemiche e più difficili da combattere.
Questi fallimenti possono farsi risalire ad alcuni fattori. Fra questi fattori vi sono una mal riposta attenzione
su progetti di larga scala e l'iper-accentramento burocratico, i termini ingiusti del commercio
internazionale, la diffusa corruzione cui si è consentito di prosperare in tutto il sistema, l'esclusione delle
donne a tutti i livelli del processo decisionale, la generale incapacità di far pervenire le risorse ai poveri
e lo storno di risorse destinate allo sviluppo verso la produzione di materiale bellico.
Uno spassionato esame di questi fattori rivela una sistematica e fondamentale pecca comune nell'attuale
paradigma dello sviluppo economico: spesso ci si occupa di bisogni materiali senza tener conto
degli aspetti spirituali e del loro fattore motivante.
Lo sviluppo non dev'essere confuso con la creazione di un'insostenibile società consumistica. La vera
prosperità comprende il benessere spirituale e materiale. Il cibo, l'acqua, la casa e una certa misura di
benessere materiale sono essenziali, ma gli esseri umani non trovano né mai troveranno appagamento in
queste necessità. L'appagamento non si trova nemmeno in successi materiali meno tangibili come il riconoscimento
sociale o il potere politico. Infine, nemmeno i successi intellettuali soddisfano i nostri bisogni
più profondi.
La realtà dello spirito umano può meglio essere compresa nel desiderio di qualcosa di più, di qualcosa
che trascende noi stessi. Sebbene l'aspetto spirituale della nostra natura sia oscurato dalla battaglia
quotidiana necessaria per conseguire i traguardi materiali, il bisogno di trascendenza non può più essere
ignorato. Perciò il paradigma dello sviluppo sostenibile deve occuparsi delle aspirazioni spirituali degli
esseri umani oltre che dei loro bisogni e desideri materiali.
Ai fini dello sviluppo economico il migliore investimento è l'educazione. «L'uomo è il Talismano
supremo. La mancanza di un'adeguata educazione l'ha però privato di ciò che inerentemente possiede»
scrive Bahá’u’lláh. «Considera l'uomo come una miniera ricca di gemme di valore inestimabile. Soltanto
l'educazione può rivelarne i tesori e permettere all'umanità di goderne» (29). L'educazione è molto di
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più che un processo di apprendimento di un certo limitato sapere o di acquisizione di un insieme di capacità
necessarie per vivere. In verità, l'educazione, che dev'essere un imperativo fondamentale dello
sviluppo, deve anche insegnare il processo dell'acquisizione del sapere, coltivare i poteri dell' intelletto
e del ragionamento e instillare nello studente indispensabili qualità morali.
Questo indirizzo globale nell'educazione permette alle persone di contribuire alla creazione della ricchezza
e ne incoraggia la giusta distribuzione (30).
La vera ricchezza nasce da un lavoro svolto non solo come mezzo per guadagnarsi da vivere ma anche
come modo per essere d'aiuto alla società. Riteniamo che avere un lavoro che abbia uno scopo sia
un bisogno fondamentale dell'anima umana, altrettanto importante ai fini del giusto sviluppo dell'individuo
quanto il cibo nutriente, l'acqua pulita e l'aria pura lo sono ai fini del corpo.
A causa dei danni spirituali prodotti dalla dipendenza, i progetti che si limitano a prevedere la redistribuzione
dei beni materiali sono destinati al fallimento. La distribuzione delle ricchezze dev'essere
affrontata in modo efficace e giusto. Anzi, dev'essere intimamente integrata nel processo della produzione
della ricchezza.
Proponiamo alle Nazioni Unite la seguente raccomandazione per promuovere uno sviluppo più efficace.
LANCIARE UNA RISOLUTA CAMPAGNA PER L'APPLICAZIONE DELL'AGENDA 21
Il piano d'azione formulato alla Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo ha raggruppato
molte diverse opinioni formulate dalla società civile e un insieme di principi non diversi da
quelli esposti in questa dichiarazione. Purtroppo, però, gli stati membri hanno fatto ben poco per mettere
in pratica le misure descritte nel piano.
Se gli obiettivi dell'Agenda 21 devono essere perseguiti e raggiunti, potrebbe essere necessario uno
sforzo allargato paragonabile, non per la natura che è diversa, ma per le proporzioni e l'impegno, al
Piano Marshall per lo sviluppo dell'Europa post-bellica. In questo caso le istituzioni di Bretton Woods
sarebbero invitate a organizzare una cospicua campagna per accelerare gli sforzi nazionali di applicazione
dell'Agenda. Un mandato di questa natura può nascere soltanto da una conferenza, simile agli incontri
che si tennero a Bretton Woods cinquant'anni fa e dedicata a un completo riesame di queste istituzioni.
Lo scopo di questo riesame sarebbe quello di mettere a disposizione dei popoli del mondo risorse
sufficienti ad attuare iniziative locali. Inoltre la conferenza potrebbe anche ampliare la propria agenda
e includervi temi più profondi di sicurezza economica globale attraverso la ridefinizione di istituzioni
esistenti o la creazione di nuove strutture (31).
Se avrà successo, questo nuovo meccanismo potrebbe essere utilizzato anche per coordinare l'applicazione
delle misure identificate durante il recente Summit sociale.
Proteggere i diritti umani fondamentali
Nei cinquant' anni trascorsi dalla fondazione delle Nazioni Unite, è emersa la consapevolezza che, se
si vogliono ottenere la pace, il progresso sociale e la prosperità economica, i diritti umani devono essere
riconosciuti e protetti internazionalmente.
La base sulla quale si fonda il concetto internazionale di diritti umani è l'importantissima Dichiarazione
universale dei diritti umani adottata dalle Nazioni Unite nel 1948 ed elaborata in due patti Internazionali,
il Patto internazionale sui diritti civili e politici e il Patto internazionale sui diritti sociali, economici
e culturali. Esistono inoltre altre 75 convenzioni e dichiarazioni che identificano e promuo14
vono i diritti delle donne e dei bambini, il diritto alla libertà di culto e il diritto allo sviluppo, per nominarne
solo alcuni.
Il regime per i diritti umani che vige attualmente presso le Nazioni Unite ha due fondamentali difetti:
la limitatezza dei mezzi di applicazione e di sollecitazione e una scarsa attenzione ai doveri che accompagnano
i diritti.
L’applicazione dei diritti umani a livello internazionale dev’essere gestita in modo analogo al modo
in cui sono trattate le aggressioni militari in un regime di sicurezza collettiva. La violazione dei diritti
umani in uno stato dev’essere considerata di interesse collettivo e i meccanismi di applicazione devono
prevedere una risposta unificata da parte dell’intera comunità internazionale. La questione del quando e
come intervenire per proteggere i diritti umani è più difficile da risolvere. Una applicazione energica
richiede un alto grado di consenso globale sulla definizione del concetto di violazione flagrante e volontaria.
Importanti passi verso il consenso globale sono stati compiuti durante il processo che è culminato
nella Conferenza mondiale sui diritti umani del 1993, dove si affermò inequivocabilmente che i diritti
umani sono universali, indivisibili e interdipendenti e si pose fine al vecchio dibattito sulla relativa importanza
dei diritti civili e politici nei confronti dei diritti sociali, economici e culturali (32). Le risoluzioni
della Conferenza hanno inoltre confermato che i diritti umani devono essere applicati indipendentemente
dalla provenienza razziale, dall’origine etnica, dal credo religioso o dall'identità nazionale. Essi
comprendono la parità fra donne e uomini, includono i medesimi diritti di libertà di ricerca, di informazione
e di culto per tutte le persone del mondo e incorporano il diritto universale ai bisogni
fondamentali come il cibo, la casa e le cure sanitarie (33). Oltre che ottenere consensi e rafforzare il
rispetto dei diritti umani, è importante creare una maggiore comprensione del fatto che a ogni diritto si
accompagna un corrispondente dovere.
Il diritto di essere considerati una persona davanti alla legge, per esempio, implica il dovere di obbedire
align="left">alla legge - e di rendere la legge e il sistema legale più giusti. Similmente, in campo socio-economico,
il diritto di sposarsi comporta il dovere di sostenere l'unità della famiglia, di educare i figli e di
trattare con rispetto tutti i membri della famiglia (34). Il diritto al lavoro non può essere separato dal
dovere di svolgere i propri compiti nel miglior modo possibile. In senso lato, il concetto di diritti umani
«universali» implica un dovere verso l'umanità nel suo complesso.
Infine, se sta all' individuo compiere il proprio dovere in ognuna di queste aree, sta alle istituzioni internazionali
proteggere i relativi diritti umani. Proponiamo tre misure di immediata esecuzione.
RAFFORZARE L'APPARATO DI VERIFICA, APPLICAZIONE E SOLLECITAZIONE DELLE NAZIONI
UNITE
L'apparato di cui le Nazioni Unite si servono per verificare, applicare e sollecitare l'adesione dei governi
ai patti internazionali è inadeguato. Il Centro dei diritti umani consiste di un esiguo gruppo professionale
che lotta per appoggiare gli sforzi compiuti per verificare che i paesi si attengano a tutti i trattati
che hanno ratificato.
Crediamo che le risorse assegnate a questo Centro debbano essere sostanzialmente incrementate se
si vuole che esso svolga bene i propri compiti.
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INCORAGGIARE LA RATIFICA UNIVERSALE DEI PATTI INTERNAZIONALI SUI DIRITTI UMANI
align="left">Poiché gli stati membri che ratificano i patti internazionali sui diritti umani si assumono un obbligo,
anche se poi in pratica quell'obbligo non può essere imposto, il Segretario generale e tutti gli enti dell'ONU
potrebbero esaminare tutte le possibilità per incoraggiare gli stati membri ad agire su questa questione.
align="left">Infatti una scadenza impegnativa per la ratificazione universale può essere un'incoraggiante
mèta che l'Assemblea generale potrebbe porre.
ASSICURARE CHE GLI ORGANI DI VERIFICA DELL'ONU CHE SI OCCUPANO DI DIRITTI UMANI
SIANO RISPETTATI
Poiché il mandato degli organi di verifica dei diritti umani è molto importante, l'ONU dev'essere
particolarmente attenta alle loro impressioni e ai loro metodi e altrettanto ponderata nell'agire per risolvere
tutte le situazioni compromettenti.
Riteniamo che, durante il processo di selezione dei membri della Commissione per i diritti umani e
dì altri organi di verifica, sarebbe prudente esaminare le qualifiche degli stati membri in posizioni esposte
e poi escludere dall'elezione qualunque stato membro non abbia ancora ratificato le convenzioni internazionali.
Ciò da una parte proteggerebbe le Nazioni Unite da una situazione potenzialmente imbarazzante
e compromettente, mentre dall'altra quegli stati membri potrebbero ancora partecipare a pieno
Crediamo anche che alla regola sopra citata possa essere ammessa una sola eccezione. Gli stati
membri, che non siano sotto inchiesta da parte dell'ONU, la cui costituzione garantisca una sufficiente
protezione dei diritti umani fondamentali, ma che non abbiano avuto la possibilità di completare il processo
di ratificazione per ragioni politiche interne, non devono essere esclusi dall'elezione a posizioni
esposte.
Infine, sembra anche prudente che gli stati membri che abbiano ratificato le convenzioni internazionali
ma siano sotto inchiesta per grossolane violazioni dei diritti umani siano squalificati dall'elezione
agli uffici delle conferenze e di altre riunioni della Commissione dei diritti umani. La cosa impedirebbe
che si creasse l'impressione generale che i lavori siano una farsa.
Migliorare la condizione femminile
Non è possibile creare una civiltà mondiale pacifica e sostenibile senza la piena partecipazione delle
donne in ogni campo dell' attività umana (35). Mentre il concetto incontra un numero crescente di consensi,
c'è un notevole divario fra accettazione mentale e applicazione.
È tempo che le istituzioni del mondo, formate essenzialmente da uomini, usino la propria influenza
per favorire la sistematica inclusione delle donne, non tanto per condiscendenza o per un presunto atto
di sacrificio, quanto per la convinzione che gli apporti delle donne sono necessari al progresso della società
(36). I contributi delle donne saranno ricercati e inseriti nella struttura della società solo quando
saranno apprezzati. Ne risulterà una civiltà più pacifica, equilibrata, giusta e florida (37).
Le ovvie differenze biologiche fra i sessi non devono essere causa di disuguaglianza o disarmonia.
Esse sono un aspetto della complementarietà. Se si attribuirà il giusto valore al ruolo materno delle
donne, il lavoro di allevare ed educare i bambini sarà rispettato e adeguatamente ricompensato. Si deve
anche riconoscere che il ruolo della gestazione non diminuisce le attitudini alla leadership né sminuisce
le capacità intellettuali, scientifiche o creative. Anzi, può essere un arricchimento.
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Crediamo che il progresso in alcuni fronti critici avrebbe un'enorme influenza sul progresso delle
donne. Esprimiamo le seguenti opinioni che costituiscono la base delle raccomandazioni successive.
Prima di tutto, si deve sradicare la violenza contro le donne e le ragazze, una delle più eclatanti e diffuse
violazioni dei diritti umani. La violenza è stata un fatto della vita per molte donne di tutto il mondo,
a prescindere dalla razza, dalla classe sociale o dal grado di istruzione. In molte società, la tradizionale
align="left">convinzione che le donne siano inferiori o un peso ne ha fatto un facile bersaglio di ire e frustrazioni.
Le misure legali forti e i meccanismi di applicazione rigorosi non produrranno alcun risultato se
non saranno sostenuti da un cambiamento nell'atteggiamento degli uomini. Le donne non saranno al sicuro
finché non si affermerà una nuova coscienza sociale, per la quale la mera espressione di condiscendenza
verso le donne, e non solo ogni forma di violenza fisica, sarà motivo di profonda vergogna.
Secondo, la famiglia resta la pietra angolare della società e i comportamenti osservati e appresi in essa
si proiettano in interazioni su tutti gli altri livelli della società. Perciò, i membri dell'istituzione della
famiglia devono subire una trasformazione così che il principio della parità delle donne e degli uomini
possa essere interiorizzato. Inoltre, se i rapporti familiari sono cementati da vincoli d'amore e di unità,
l'influenza di questo atteggiamento valicherà i confini della famiglia e inciderà sulla società nel suo
complesso.
Terzo, se è vero che ogni società si deve porre la mèta complessiva di educare tutti i suoi membri,
tuttavia in questo stadio della storia umana il bisogno maggiore è quello di educare le donne e le ragazze
(38). Per oltre vent'anni, gli studi hanno invariabilmente documentato che, fra tutti i possibili investimenti,
l'educazione delle donne e delle ragazze dà il massimo rendimento complessivo in termini di
sviluppo sociale, sradicamento della povertà e progresso della comunità (39).
Quarto, il dialogo globale sul ruolo degli uomini e delle donne deve promuovere il riconoscimento
della complementarietà intrinseca dei due sessi. Infatti le differenze sono una naturale affermazione della
necessità che le donne e gli uomini lavorino assieme per portare a frutto le proprie potenzialità di
promozione della civiltà, nonché di perpetuazione della razza umana. Queste differenze sono intrinseche
nel carattere interattivo della loro comune umanità. Questo dialogo deve prendere in esame le forze
storiche che hanno portato all'oppressione delle donne ed esaminare le nuove realtà sociali, politiche e
spirituali che stanno oggi trasformando la nostra civiltà.
align="left">Come punto di partenza di questo dialogo offriamo questa analogia tratta dagli Scritti bahá’í: «Il
mondo dell'umanità ha due ali: una, le donne, l'altra, gli uomini. Finché le due ali non saranno ugualmente
sviluppate l'uccello non potrà volare. Senza un’ala rimane debole, il volo è impossibile (40). inoltre,
align="left">proponiamo le tre seguenti misure specifiche.
AUMENTARE LA PRESENZA DELLE DONNE NELLE DELEGAZIONI DEGLI STATI MEMBRI
Raccomandiamo che gli stati membri siano incoraggiati ad assegnare a un crescente numero di donne
compiti d'ambasciata o di altra rappresentanza diplomatica.
INCORAGGIARE LA RATIFICAZIONE UNIVERSALE DELLE CONVENZIONI INTERNAZIONALI CHE
PROTEGGONO I DIRITTI DELLE DONNE E NE MIGLIORANO LA CONDIZIONE
Come nel caso delle convenzioni internazionali sui diritti umani, il Segretario generale e tutte le istituzioni
dell' ONU devono prendere in esame ogni opportunità per incoraggiare gli stati membri a procedere
alla ratifica delle convenzioni e dei protocolli che proteggono i diritti delle donne e mirano al loro
progresso.
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PIANIFICARE PREVENTIVAMENTE L’APPLICAZIONE DELLA PIATTAFORMA D'AZIONE DI
PECHINO
La dichiarazione delle Strategie lungimiranti adottata alla conferenza di Nairobi è stata molto audace
e creativa, ma la sua applicazione è stata alquanto inefficace (41). Crediamo che si debba imparare la
lezione di questa sfortunata esperienza e deliberare piani da eseguire per evitare che la Piattaforma d'azione
nata dalla conferenza di Pechino subisca la stessa sorte.
Proponiamo di creare un sistema di verifica che formuli relazioni nelle quali si faccia il punto sull'
applicazione delle misure adottate e presenti all'Assemblea generale relazioni annuali, indicando i primi
e gli ultimi venti stati membri in termini di adesione.
Dare importanza allo sviluppo morale
Il processo d’integrazione degli esseri umani in gruppi sempre più ampi, pur influenzato dalla cultura
e dalla geografia, è stato per lo più ispirato dalla religione, il più potente strumento di cambiamento
degli atteggiamenti e dei comportamenti umani. Per religione, però, intendiamo le fondamenta
essenziali o realtà della religione, non i dogmi e le cieche imitazioni che l'hanno a poco a poco
incrostata e che sono la causa del suo declino e della sua scomparsa.
Nelle parole di 'Abdu’l-Bahá, la «civiltà materiale è come il corpo. Per quanto infinitamente aggraziato,
elegante e bello, è inanimato. La civiltà divina è come lo spirito e il corpo trae vita dallo spirito.
Senza spirito il mondo dell'umanità è esanime» (42).
L'idea di promuovere codici morali o valori specifici può essere oggetto di controversie, specialmente
in quest'èra di relativismo umanistico. Però, crediamo fermamente che esista un comune sistema di
valori cui non si dà credito a causa di coloro che per scopi politici esagerano nella pratica religiosa o
culturale differenze di minor importanza (43). Queste virtù basilari, insegnate da tutte le comunità spirituali,
costituiscono una struttura fondamentale per lo sviluppo morale.
Una riflessione sugli elementi comuni intrinseci dei grandi sistemi religiosi e morali del mondo rivela
che tutti credono nell'unità, nella cooperazione e nell'armonia fra i popoli, impartiscono direttive per
un comportamento responsabile e sostengono lo sviluppo di virtù che sono la base di interazioni fondate
sulla fiducia e sui principi (44).
PROMUOVERE LO SVILUPPO DI PROGRAMMI SCOLASTICI DI EDUCAZIONE MORALE
Chiediamo una campagna universale per la promozione dello sviluppo morale. In parole semplici,
questa campagna deve incoraggiare e assistere in tutto il mondo le iniziative locali volte a includere
nell'educazione dei bambini la dimensione morale. Può prevedere l'organizzazione di conferenze, la
pubblicazione di materiale attinente e molte altre attività di supporto, che rappresentano tutte quante un
solido investimento in una generazione futura.
La campagna per l'educazione morale potrebbe incominciare da pochi semplici precetti. Per esempio,
la rettitudine di condotta, la fidatezza e l'onestà sono la base della stabilità e del progresso; l'altruismo
deve guidare ogni sforzo umano, sì che la sincerità e il rispetto dei diritti altrui divengano parte integrante
dell'agire di ogni individuo; nella vita, il servizio all'umanità è la vera sorgente della felicità,
dell'onore e del significato.
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Crediamo anche che la campagna avrà successo solo nella misura in cui, nello sforzo, si faccia affidamento
sulla forza della religione. La dottrina della separazione fra chiesa e stato non dev'essere usata
come pretesto per arrestare questa salutare influenza. Specificamente, le comunità religiose dovranno
essere coinvolte nell'importante iniziativa come partner collaborativi.
Procedendo, questa campagna accelererà un processo di potenziamento personale che trasformerà il
modo in cui la gente, indipendentemente dalla classe economica, dalla posizione sociale o etnica, dalla
provenienza razziale o religiosa, interagisce con la società.
Una svolta per tutte le nazioni: un appello ai capi del mondo
Siamo giunti a una svolta nel progresso delle nazioni.
«L'unificazione dell'intera umanità è il contrassegno dello stadio che la società umana sta ora per
raggiungere. L'unità familiare, l'unità della tribù, della città-stato e della nazione sono state l'una dopo
l'altra tentate e pienamente conseguite. L'unità del mondo è la mèta per la quale questa umanità afflitta
sta lottando. Il periodo della fondazione delle nazioni è ormai terminato e sta giungendo ai suo
culmine l'anarchia inerente alle sovranità nazionali. Questo mondo in crescita verso la maturità deve
abbandonare un tale feticcio, riconoscere l'unicità e l'organicità delle relazioni umane e instaurare
una volta per sempre il meccanismo che meglio potrà incarnare tale fondamentale principio della sua
vita» (45).
Oltre un secolo fa, Bahá’u’lláh insegnò che v'è un solo Dio, una sola razza umana e che tutte le religioni
del mondo sono stadi nella rivelazione del volere e dello scopo di Dio per l'umanità. Bahá’u’lláh
ha annunciato che è giunto il tempo, predetto in tutte le scritture del mondo, in cui l'umanità potrà finalmente
vedere l'unificazione di tutti i popoli in una società pacifica e integrata.
Egli disse che il destino dell'uomo non è semplicemente quello di creare un società materialmente
florida, ma anche di costruire una civiltà globale nella quale gli individui siano incoraggiati ad agire
come esseri morali che comprendono la propria vera natura e sono capaci di progredire verso una realizzazione
maggiore di quella che qualsiasi premio materiale possa da solo offrire.
Bahá’u’lláh fu anche fra i primi a utilizzare la frase «nuovo ordine mondiale» per descrivere gli importanti
cambiamenti nella vita politica, sociale e religiosa del mondo. «Si possono già scorgere i segni
di imminenti agitazioni e di caos, dato che la situazione generale appare lamentevolmente difettosa»,
scrisse. «Presto il presente ordine sarà chiuso ed uno nuovo sarà aperto in sua vece» (46).
A tal fine, Egli affidò un compito ai capi e ai membri della società. «Non ci si deve gloriare di amare
la propria patria ma piuttosto di amare il mondo intero. La terra è un solo paese e l'umanità i suoi cittadini
» (47).
Sopra tutto, i leader della prossima generazione dovranno essere animati da un sincero desiderio di
servire l'intera comunità e di capire che la leadership è una responsabilità, non un modo per ottenere
privilegi. Troppo a lungo la leadership è stata vista, da leader e seguaci, come l'affermazione del controllo
sugli altri. In effetti, questa èra esige una ridefinizione della leadership e un nuovo tipo di leader
(48).
Questo vale specialmente in campo internazionale. Se vorranno creare un senso di speranza, ottenere
la fiducia e inculcare nei cuori dei popoli del mondo una viva simpatia verso le istituzioni dell'ordine
internazionale, questi leader dovranno riflettere sulle proprie azioni.
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Con un immacolato curriculum di integrità personale, essi dovranno contribuire a restituire speranza
e fiducia nel governo. Dovranno personificare le caratteristiche dell'onestà, dell’umiltà e della sincerità
d'intenti nel cercare la verità delle situazioni. Dovranno essere fedeli ai principi e lasciarsene guidare,
agendo in tal modo nei migliori interessi a lungo termine dell'umanità nel suo complesso.
«Che la vostra visione sia universale e non limitata a voi stessi» scrisse Bahá’u’lláh. «Non affaccendatevi
con le cose vostre ma fissate i vostri pensieri su ciò che può riabilitare le sorti dell'umanità e santificare
i cuori e le anime degli uomini» (49).
NOTE
align="left">1.Boutros Boutros-Ghali, «An Agenda for Peace: Peace-making and Peace-keeping» («Un'agenda per la
pace: creare e mantenere la pace»), Relazione del Segretario generale in conformità con la Dichiarazione
adottata dal Summit del Consiglio di sicurezza (Nazioni Unite, New York, 31 gennaio1992).
2. Il preambolo della Carta delle Nazioni Unite (Charter of the United Nations and Statute of the Internationai
Court of Justice [La Carta delle Nazioni Unite e lo Statuto della Corte internazionale di giustizia],
Nazioni Unite, Dipartimento dell'Informazione pubblica. DPII511- 93243 - aprile 1994 - 40M)
è sicuramente fra i passi più ispirati nella storia del governo umano:
"NOI POPOLI DELLE NAZIONI UNITE DECISI
a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso della
nostra vita ha portato all'umanità indicibili sofferenze,
a ribadire la nostra fede nei fondamentali diritti umani, nella dignità e nel valore della
persona umana, nei pari diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole,
a creare condizioni nelle quali si possano mantenere la giustizia e il rispetto degli obblighi
che scaturiscono dai trattati e dalle altre fonti di legge internazionale
a promuovere il progresso sociale e a migliorare il livello di vita in maggiore libertà
E PER QUESTI SCOPI
a praticare la tolleranza e a vivere insieme in pace l'un con l'altro da buoni vicini,
a unire le forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale,
a garantire, mediante l'accettazione di principi e l'istituzione di metodi,
che le armi non siano più usate, se non nel comune interesse,
a utilizzare un apparato internazionale per promuovere lo sviluppo sociale ed economico
ABBIAMO DECISO DI UNIRE I NOSTRI SFORZI PER CONSEGUIRE QUESTE METE.
Di conseguenza i nostri rispettivi Governi, attraverso i loro rappresentanti riuniti nella
città di San Francisco, che hanno presentato credenziali che son state trovate nella giusta
forma, si sono accordati di presentare la Carta delle Nazioni Unite e fondano ora un organismo
internazionale che sarà conosciuto come Nazioni Unite".
3. Banca Mondiale, World Development Report (Rapporto sullo sviluppo mondiale), Oxford University
Press, Oxford 1994, pp. 162-3.
4. Sono state recentemente formulate alcune proposte che discutono la necessità di riformare il sistema
delle Nazioni Unite in particolari aree. Our Common Future (Il nostro comune futuro), la relazione del20
la Commissione mondiale dell'ambiente e dello sviluppo, per esempio, ha suggerito alcune modifiche,
come la creazione di uno speciale «Comitato per lo sviluppo sostenibile» che coordini le azioni dell'ONU
intese a promuovere lo sviluppo proteggendo nello stesso tempo l'ambiente (The World Commission
on Environrnent and Development, Our Common Future ( Oxford University Press, Oxford l987).
Anche la relazione della Commissione Brandt, Common Crisis North-South: Cooperation for World
Recovery (La crisi nord- sud: cooperare per guarire il mondo), (Pan Books, Londra 1983), propone
suggerimenti di riforma negli importanti campi della finanza, del commercio e dell’energia, che influenzano
gli squilibri nord-.sud.
Continua ad aumentare anche la letteratura, già voluminosa, che propone grandi cambiamenti nelle
Nazioni Unite, specialmente in vista del cinquantenario. Il primo grande e importante riassetto delle
Nazioni Unite ebbe inizio negli anni cinquanta in previsione del decennale della Carta. A questo proposito
si può considerare una pietra miliare la pubblicazione nel 1958 di World Peace Through World
Law (Pace mondiale per mezzo di una legge mondiale) di Louis B. Sohn e Grenville Clark (Harvard
University Press Cambridge, Mass 1966), che fu fra le prime proposte concrete dell'eliminazione del
diritto di veto.
Proposte più recenti vanno dalla Stockholm Initiative on Global Security and Governance (Iniziativa
di Stoccolma su sicurezza e governo globali 1991), Common Responsibility in the 1990’s (Responsabilità
comuni negli anni novanta),(Ufficio del Primo ministro, Soccolma 1991), che fornisce un quadro
generale di quello che si potrebbe fare per rafforzare le Nazioni Unite, al recente United Nations: a
Work Paper for Restructuring (Nazioni Unite: protocollo di ristrutturazione) di Harold Stassen (Learner
Pubblicaùons Company, Minneapolis 1994), che avanza proposte per riscrivere la Carta delle Nazioni
Unite articolo per articolo. Il più recente libro di Benjamin Ferencz, New Legal Foundation for
Global Survival (Le nuove basi legali della sopravvivenza globale) (Oceana Pubblications, New York
1994), offre una serie di accorti suggerimenti di riforma a impostazione giuridica basati sulla premessa
che nazioni, popoli e individui devono essere liberi di perseguire il proprio destino come meglio credono,
purché ciò facendo non mettano in pericolo o non violino gli altrui fondamentali diritti umani di vivere
in pace e con dignità.
5. The Commission on GlobaI Governance (La Commissione sul governo globale), Our Global Neighborhood
(il nostro quartiere globale) (Oxford University Press, New York 1995).
6. Molti pensatori hanno riconosciuto la realtà dell'unità e ne hanno compreso le conseguenze sullo
sviluppo della società umana. Fra questi vi è il paleontologo Richard Leakey: «Siamo un'unica specie,
un unico popolo. Ogni individuo sulla terra è membro della specie 'homo sapiens sapiens" e le variazioni
geografiche fra i popoli sono semplici variazioni biologiche del tema fondamentale. La capacità
umana di fare cultura ne permette l'elaborazione in modi molto diversi e pittoreschi. Le differenze spesso
profondissime fra le culture non devono essere considerate divisioni fra i popoli. Le culture devono
essere piuttosto interpretate quello che realmente sono: una definitiva dichiarazione di appartenenza alla
specie umana» (Richard E. Leakey e Rodger Lewis, Origins: What new discoveries reveal about the
emergence of our species and its possible future (Origini: quello che le nuove scoperte rivelano sull'origine
e sul futuro della nostra specie) ( Dutton, New York l977).
In termini generali gli scritti di Shoghi Effendi forniscono una profonda e ampia spiegazione del
concetto dell'unità del genere umano. Una breve sintesi del punto di vista bahá’í si trova nell'Ordine
Mondiale di Bahá’u’lláh di Shoghi Effendi (Casa Editrice Bahà’í, Roma 1952), pp. 43-5.
21
7. Non siamo i soli a suggerire questa proposta. La Commissione sul governo globale scrive in Our
Global Neighborhood a p. 351:«Raccomandiamo che l'Assemblea generale decida di indire una Conferenza
mondiale sul governo nel 1995 e di ratificarne e metterne in atto le decisioni entro il 2000».
8. Due slogan d'uso corrente illustrano questo principio: «Piccolo è bello», lo slogan coniato all'inizio
degli anni settanta come principio economico, vale anche per il governo. Schumacher spiega: «Negli
affari umani, sembra che ci vogliano sempre almeno due cose contemporaneamente che, in apparenza,
sembrano essere incompatibili ed escludersi vicendevolmente. Abbiamo sempre bisogno di libertà e di
ordine. Ci vuole la libertà di un'infinità di piccole unità autonome e, nello stesso tempo, l'ordine e il coordinamento
di una grande unità, possibilmente globale» (Small is Beautiful: Economics as if People
Mattered [Piccolo è bello: l'economia come se le persone contassero] (Harper and Row, New York
1973), p. 65).
«Pensa globalmente, agisci localmente», lo slogan promosso dagli attivisti dell'ambientalismo e dello
sviluppo comunitario, esprime una prospettiva nella quale il bisogno di coordinamento complessivo
è attentamente controbilanciato dalle necessità di autonomia locale e nazionale.
9. «Lungi dal mirare allo sconvolgimento delle attuali fondamenta della società...(un sistema di governo
mondiale) cerca anzi di ampliarne le basi, di rimodellarne le istituzioni in maniera consona ai bisogni di
questo mondo in continuo mutamento...non si pone in conflitto con alcun tipo di legittima fedeltà, né
intende scalzare alcuna sostanziale forma di lealtà; non è suo scopo quello di estinguere nel cuore dell'uomo
la fiamma di un sano e intelligente patriottismo, né di sopprimere il sistema delle autonomie nazionali,
così necessario ad evitare i mali di un eccessivo accentramento. Né, essa trascura, o s'attenta di
sopprimere, le differenze di origine etnica, di clima, storia, lingua e tradizioni, pensiero e costumi, che
diversifica i vari popoli e nazioni del mondo: invita piuttosto a una lealtà più ampia, a un'aspirazione
più grandiosa di qualsiasi altra che abbia mai animato la razza umana, insiste sulla subordinazione delle
spinte e degli interessi nazionali alle impellenti esigenze dell'unità del mondo, rigetta da un lato l'eccessivo
accentramento e ripudia dall'altro tutti i tentativi volti verso l'uniformità» (Shoghi Effendi, L'Ordine
Mondiale di Bahá'u'lláh, (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1955) p. 42).
10. Negli anni trenta, Shoghi Effendi, che era allora il capo della comunità bahá’í, descrisse funzioni e
compiti di una futura legislatura mondiale. Fra le altre cose, scrisse: «un corpo legislativo mondiale, i
cui membri, quali fiduciari dell'umanità intera, dovranno... promulgare le leggi necessarie per regolare
la vita e le relazioni e soddisfare i bisogni di tutte le razze e di tutti i popoli» (L'Ordine Mondiale di
Bahá’u'lláh. p. 208).
Questa opinione è condivisa da studiosi come Jan Tinbergen, vincitore nel 1969 del premio Nobel
per l'economia, il quale afferma: «I problemi dell’umanità non possono più essere risolti dai governi
nazionali. Occorre un Governo mondiale. E il miglior modo per ottenerlo è quello di rafforzare il sistema
delle Nazioni Unite» (United Nations Development Programme (UNDP), Human Development Report,
[Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, rapporto sullo sviluppo umano, Global Goveniance
for the 21st Century [Il governo globale del XXI secolo] [Oxford Univetsity Press, New York], p. 88).
11. Comunità Internazionale Bahá’í, Proposte alle Nazioni Unite per la revisione della Carta, 23 maggio
1955.
12. Bahá'u'lláh usa costantemente in tutti i Suoi scritti i termini «ordine», «ordine mondiale» e «nuovo
ordine mondiale» per descrivere l'importante complesso di trasformazioni che si stanno verificando nella
vita politica, sociale e religiosa del mondo. Nel secolo XIX, alla fine degli anni sessanta, Egli scrisse:
«L'equilibrio del mondo è stato sconvolto dalla vibrante influenza di questo grandioso, di questo nuovo
22
Ordine Mondiale. La vita ordinata dell' umanità è stata rivoluzionata dalla azione di questo Sistema unico
e meraviglioso, di cui occhio mortale non ha mai visto l'eguale» (Il Kitdb-i-Aqdas [Casa Editrice
Bahá’í, Roma 1995], par. 181).
13. ‘Abdu'l-Bahá, Il Segreto della Civiltà Divina. (Casa Editrice Bahài, Roma l988), p. 18.
14. United Nations Research Institute for Social Developrnent (UNDP) (Istituto delle Nazioni Unite per
le ricerche sullo sviluppo sociale), States of Disarray: The social effects of globalization (Stati di confusione:
gli effetti sociali della giobalizzazione) (KPC Group, Londra 1995), pp. lO6-9.
15. Molte sono le strade che questa Commissione, o la stessa Assemblea legislativa mondiale, potrebbero
seguire per assegnare giusti ed equi confini a tutte le nazioni. Il compito, per quanto scoraggiante,
è un importante aspetto del processo della costruzione del nuovo ordine. ‘Abdu’l-Bahá scrisse: «La vera
civiltà dispiegherà le sue insegne nel cuore del mondo quando un certo numero dei suoi sovrani di
nobile intelletto e sentimento - fulgidi esempi di devozione e determinazione - per il bene e la felicità
dell'intero genere umano, si leveranno con ferma risolutezza e chiara visione a stabilire la Causa della
Pace Universale. Essi debbono fare della Causa della Pace oggetto di una consultazione generale e
cercare con ogni mezzo in loro potere di fondare un'Unione delle nazioni del mondo. Debbono
align="left">concludere un trattato vincolante e stabilire un patto, i cui provvedimenti siano efficaci, inviolabili e
ben definiti e poi proclamarlo in tutto il mondo e ottenerne la sanzione dall'intera razza umana. Questa
suprema e nobile impresa - vera fonte della pace e del benessere di tutto il mondo - deve essere
considerata sacra da tutti coloro che dimorano sulla terra. Tutte le forze dell'umanità devono essere
mobilitate per assicurare la stabilità e la permanenza di questo Sommo Patto. In questo Accordo
universale bisogna fissare chiaramente i limiti e le frontiere di ogni nazione, precisare in modo
definitivo i principi regolatori delle relazioni fra i vari governi e determinare tutte le intese e gli
obblighi internazionali. È parimenti necessario porre stretti limiti alle misure degli armamenti di ogni
governo, perché se si permette un incremento dei preparativi di guerra e delle forze militari di una
nazione, si desteranno i sospetti delle altre. Il principio fondamentale regolatore di un tal solenne Patto
deve essere così ben fissato che se, più tardi, un governo violerà qualcuno di quei provvedimenti, tutti i
governi della terra si muoveranno per ricondurlo a completa sottomissione, anzi la stessa razza umana,
come un sol uomo, risolverà d'abbattere quel governo, con ogni potere a sua disposizione. Se questo
massimo tra i rimedi verrà applicato al corpo infermo del mondo, esso senza dubbio guarirà dai suoi
malanni e rimarrà perpetuamente salvo e sicuro» (Il Segreto della Civiltà Divina, pp. 64-5).
16. Secondo un recente articolo apparso nel The New York Times, negli Stati Uniti le offerte di beneficenza
sono cresciute nel 1994 del 3.6% per un totale di 130 miliardi di dollari (Karen W. Arenson,
«Charitable Giving Rose 3.6% in 1994, Philanthropy Trust Says» (<<Le offerte di beneficenza sono
cresciute del 3.6% nel 1994, dice l'Amministrazione fiduciaria filantropica>>), The New York Times,
giovedì, 25 maggio 1995, sez. A, p. 22).
17. «Quanto alla questione complessiva della Lingua internazionale...Noi bahá’í siamo molto ansiosi di
vedere una lingua ausiliaria universale adottata il più presto possibile, ma non ne raccomandiamo nessuna
in particolare. Se i governi del mondo decideranno di scegliere una lingua esistente, o di elaborarne
una nuova, da usare in tutto il mondo, noi daremo il nostro pieno appoggio, perché desideriamo vedere
al più presto l'adozione di questa misura per l'unificazione della razza umana (Shoghi Effendi, Directives
of the Guardian. [Direttive del Custode] (Bahá'í Publishing Trust, New Delhi l973, p. 39).
Nel suggerire questa proposta, vogliamo richiamare l'attenzione sul termine «ausiliaria». Gli insegnamenti
bahá’í apprezzano e promuovono la diversità culturale, non l'uniformità. In questo momento
23
della storia, dunque, non prevediamo l'imposizione di un'unica lingua in tutto il mondo. Crediamo invece
che i popoli e le nazioni debbano conservare gli idiomi locali e nazionali, ma essere nello stesso
tempo incoraggiati a imparare una lingua universale. Questa lingua finirà sicuramente per essere insegnata
in tutte le scuole del mondo, fra le prescritte materie di studio. Ma ciò non dovrà impedire le legittime
espressioni delle diversità linguistiche e culturali, nazionali e locali.
18. «S'avvicina il giorno in cui tutti i popoli della terra adotteranno una lingua universale e un'unica
scrittura» scrisse Bahá’u’lláh alla fine del secolo scorso. «Quando ciò si sarà raggiunto, a qualsiasi
viaggiatore arrivando in una qualsiasi città, sembrerà di entrare a casa sua» (Spigolature dagli Scritti di
Bahá’u'lláh (Roma l956), p. 273).
19. In un suo «contributo speciale» alla Relazione sullo sviluppo umano, James Tobin, vincitore nel
1981 del premio Nobel per l'economia, osserva che «una valuta unica permanente» eliminerebbe la
maggior parte, se non la totalità delle turbolenze attualmente associate all'enorme speculazione valutaria
in atto oggi nei mercati mondiali. Osservando che questa valuta unica mondiale è ancora molto
lontana, egli propone una misura intermedia, «una tassa internazionale uniforme» sulle transazioni locali
in valuta estera (United Nations Development Programme, Human Development Report (Programma
di sviluppo delle Nazioni Unite. Rapporto sullo sviluppo umano), A Tax on International Currency
Tratrsactions [Una tassa sulle transazioni valutarie internazionali] (Oxford University Press, New
York 1994), p. 70).
20. Il principio della sicurezza collettiva è stato esposto da Bahá’u’lláh oltre un secolo fa in alcune lettere
ai sovrani e ai governanti del mondo. «Siate uniti, o re della terra! in tal modo si calmerà la tempesta
della discordia fra voi, ed i vostri popoli troveranno riposo, se siete di coloro che comprendono. Se
uno di voi prendesse le armi contro un altro, insorgete tutti contro di lui, poiché questa non è altro che
palese giustizia» (Spigolature dagli Scritti di Bahá’u'lláh, p. 278).
21. The Report of the lndependent Working Group on the Future of the United Nations (Relazione del
Gruppo operativo indipendente sul futuro delle Nazioni Unite), The United Nations in its Second Half-
Century (Le Nazioni Unite nel secondo mezzo secolo) (Yale University Press Service, New Haven
1995), p. 16.
22. Glenview Foundation, The Stassen Draft Charter fòr a New United Nations to Emerge from the
Original to Serve World Peace and Progress for the Next Forty Years (L 'abbozzo Stassen della Carta
delle Nazioni Unite che nasceranno dal modello Originario per servire la pace e il progresso mondiali
nei prossimi quarant'anni) (Glenview Foundation, Philadelphia 1985); Glenville Clark e Louis B.
Sohn, World Peace Through World Law; Keith Hindell, «Reform of the United Nations?» (Riforma
delle Nazioni Unite?) in The World Today: Journal of the Royal Institute of International Affairs (Il
mondo d'oggi: Giornale del Regio istituto degli affari interni) (febbraio 1992), vol. 48, n. 2, pp. 30-33;
John Logue, «New World Order 0Means Reformed UN.» («Nuovo ordine mondiale significa riformare
l'ONU»), World Federalist News (Notiziario federalista mondiale), luglio 1992; Benjamin B. Ferencz e
Ken Keyes Jr., Planethood: The Key to Your Future (Globalità: la chiave del tuo futuro), (Love Line
Books, Coos Bay Oregon 1991); Boutros Boutros-Ghali, «An Agenda for Peace: Peace-Making and
Peace-Keeping».
23. Ciò non significa che per mettere al bando queste armi si debba attendere lo sviluppo e lo spiegamento
completo di questa Forza. Sosteniamo incondizionatamente le attuali misure prese per il rinnovamento
del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari e per una chiara formulazione del testo
24
align="left">completo del bando, nonché qualsiasi ulteriore sforzo inteso a eliminare le armi nucleari, chimiche e/o
biologiche. Si deve inoltre cercare con fermezza ancor maggiore di limitare e controllare le armi convenzionali
che uccidono indiscriminatamente come le mine terrestri.
24. Mahbub ul Haq (1994), Primo consigliere dell'Amministratore dell' UNDP. Coordinatore del Gruppo
che prepara le relazioni annuali UNDP sullo sviluppo umano che, negli ultimi anni, ha introdotto
nuove idee nella teoria e nella pratica dello sviluppo, fra le quali v'è un nuovo concetto di sicurezza
umana.
25. Erskine Childers, ed. Challenges to the United Nations: Building a Safer World (La sfida delle Nazioni
Unite: costruire un mondo più sicuro) (St. Martin's Press, New York 1994), pp. 21-5.
26. John Huddleston, The Search for a Just Society (La ricerca di una società giusta) (George Ronald,
Kidlington, Oxford 1989).
27. Circa 75 anni or sono 'Abdu'l-Bahá offrì i seguenti suggerimenti per un futuro tribunale mondiale:
«che le assemblee nazionali di ogni Paese e nazione - cioè i parlamenti - eleggano due o tre persone che
siano le più squisite di quella nazione, e siano bene informate sulle leggi internazionali e sui rapporti fra
i governi e consapevoli degli attuali essenziali bisogni dell’umanità. Il numero di questi rappresentanti
deve essere proporzionale al numero degli abitanti del Paese. L'elezione di queste persone che sono
scelte dall'assemblea nazionale, cioè dai parlamenti, dev'essere confermata dalla camera alta, dal congresso
e dal consiglio dei ministri, nonché dal presidente o dal monarca, sì che esse possano essere gli
eletti di tutta la nazione e del governo. Il Tribunale Supremo sarà composto da queste persone e tutta
l'umanità perciò vi avrà parte, perché ciascuno di questi delegati rappresenterà pienamente la propria
nazione. Quando il Tribunale Supremo impartirà un'ordinanza su una questione internazionale, all'unanimità
o per voto di maggioranza, non vi saranno più pretesti per il querelante o spazio per le obiezioni
dell'imputato. Nel caso uno dei governi o delle nazioni sia negligente o lento nell'esecuzione dell'inappellabile
decisione del Tribunale Supremo, le altre nazioni insorgeranno contro di esso, perché colonne
di questo Tribunale Supremo sono tutti i governi e le nazioni del mondo! Ma una Lega limitata e ristretta
non potrà realizzare lo scopo come dovrebbe e potrebbe» (Antologia dagli Scritti di ‘Abdu'l-Bahá
(Casa Editrice Bahá’í, Roma 1987), p. 287).
28. Attualmente, per esempio, la giurisdizione della Corte è limitata (1) ai casi nei quali le parti si rivolgano
ad essa congiuntamente per accordo speciale, (2) ai temi riguardanti trattati o convenzioni in
align="left">vigore che prevedano si faccia riferimento alla Corte, (3) a specifiche classi di dispute legali fra Stati
che abbiano riconosciuto la giurisdizione della Corte come obbligatoria (Europa World Year Book
1994 ( Annuario europeo 1994), size="3">Interriational Court of Justice [Corte internazionale di giustizia] vol.
1, p. 22).
29. Spigolature, p. 284-5.
«La principale necessità, la più urgente, è dare impulso all'educazione. È inconcepibile che una nazione
possa conseguire prosperità e successo, se non viene portata avanti quest'impresa importante e
fondamentale. La causa principale del declino e della caduta dei popoli è l'ignoranza. Oggi la massa del
popolo non è informata neppure sugli affari ordinari, e tanto meno comprende il nocciolo degli importanti
problemi e delle complesse necessità del momento» ('Abdu'l-Bahá, Il Segreto della Civiltà Divina,
p. 73-4).
«La stessa differenza si nota fra gli animali; alcuni sono stati addomesticati, educati, altri lasciati selvaggi.
La prova è chiara che il mondo della natura è imperfetto, il mondo dell'educazione perfetto. Vale
25
a dire, l'educazione e la cultura affrancano l'uomo dai bisogni della natura; di conseguenza, l'educazione
è necessaria, obbligatoria. Ma l'educazione è di vari tipi. Vi sono l'educazione e lo sviluppo del corpo
fisico che assicurano forza e crescita. C'è l'educazione intellettuale o addestramento mentale per cui
vengono fondate scuole e università. Il terzo tipo di educazione è quello dello Spirito. Grazie ai soffi
dello Spirito Santo l'uomo è innalzato al mondo della moralità e illuminato dalle luci dei doni divini. Il
mondo morale è conseguito solo grazie al fulgore del Sole della Realtà e alla vita vivificante dello spirito
divino» ('Abdul-Bahá in un discorso pronunciato a St. Paul il 20 settembre 1912, The Promulgation
of Universal Peace: Talks delivered by Abdu'l-Bahá during His Visit to the United States and Canada
in 1912 [La promulgazione della pace universale: discorsi pronunciati da 'Abdu'l-Bahá nel corso della
Sua visita negli Stati Uniti e nel Canada nel 1912], compilati da Howard MacNutt (Bahá’í Publishing
Trust, Wilmette, 111. l982, pp. 329-30).
30. I governi e i loro partner devono ricordare che l'uguaglianza materiale non è né possibile né auspicabile.
L'eguaglianza assoluta è una chimera. Più volte sul cammino, una parte delle ricchezze dovrà
essere redistribuita. Perché, in effetti, sta diventando sempre più evidente che neppure il capitalismo
sfrenato fornisce la risposta. Per promuovere la giustizia materiale sono necessarie la regolamentazione
e la redistribuzione. In questo senso, la tassa sul reddito è, di principio, uno degli strumenti più giusti ed
equi. Si deve anche prevedere il ruolo della condivisione volontaria delle ricchezze, a livello individuale
e collettivo. E tuttavia le pari opportunità di avanzamento e di progresso economico devono far parte
della struttura del nuovo ordine. Infine, la più importante regolamentazione di un sistema economico è
quella morale che ha inizio nel cuore e nella mente delle persone.
align="left">31. La Fondazione del Servizio per l'ambiente globale (GEF) è un encomiabile primo passo nella direzione
giusta. Allargandone la scala operativa e ridefinendone il mandato, esso, a lungo andare, potrà figurare
fra gli strumenti che potrebbero essere una base per costituire un fondo per 1' Agenda 21.
32.Conferenza mondiale sui diritti umani, «Dichiarazione e programma d'azione di Vienna», 14-25 giugno
1993, Vienna, Austria.
33. Questo concetto si ritrova ulteriormente elaborato nella Prosperity of Humankind size="3">, una dichiarazione
dell'Ufficio per l'informazione del pubblico della Comunità internazionale bahá’í pubblicata nel febbraio
1995 (Bahá’í World Centre, Haifa 1995; trad. it. La prosperità del genere umano, Casa Editrice
Bahá’í, Roma 1995): «L'attività più intimamente legata alla coscienza che contraddistingue la natura
umana è l'esplorazione della realtà che l'individuo compie per proprio conto. La libertà di fare ricerche
sullo scopo dell'esistenza e di sviluppare le doti della natura umana che rendono tale scopo raggiungibile
dev’essere protetta. Gli esseri umani devono essere liberi di sapere. Che tale libertà sia spesso violata
e che tale violazione sia flagrantemente incoraggiata dalle caratteristiche della società contemporanea
nulla toglie alla validità dello impulso.
«È questo caratteristico impulso della coscienza umana che fornisce l’imperativo morale per l'enunciazione
di molti fra i diritti contenuti nella Dichiarazione Universale e nei relativi Patti. L'educazione
universale, la libertà di movimento, l'accesso all'informazione e la possibilità di partecipare alla vita politica
sono tutti aspetti del suo esercizio che richiedono un'esplicita garanzia da parte della comunità internazionale.
Altrettanto dicasi per la libertà di pensiero e di fede, che comprende la libertà religiosa,
oltre che per il diritto di avere un'opinione e di esprimerla convenientemente.
«Poiché il corpo dell'umanità è unico e indivisibile, ogni membro della razza che viene al mondo è
un pegno affidato alle cure di tutti gli altri. Questa funzione tutelare è la base morale della maggior parte
degli altri diritti, soprattutto economici e sociali, che gli strumenti delle Nazioni Unite stanno cercan26
do analogamente di definire. La sicurezza della famiglia e del focolare, il diritto alla proprietà e alla
privatezza sono tutti impliciti in questa funzione tutelare. Gli obblighi della comunità comportano anche
che essa provveda all’occupazione, alla cura della salute mentale e fisica, alla sicurezza sociale,
all’equo salario, al riposo e allo svago e a un’infinità di altre ragionevoli aspettative dei singoli membri
della società.
« Il principio della funzione tutelare collettiva determina anche il diritto di aspettarsi che le condizioni
culturali essenziali per la propria identità godano della protezione della legge nazionale e internazionale.
Analogamente al ruolo che il patrimonio genetico svolge nella vita biologica del genere umano
e nell'ambiente, l'immensa ricchezza delle diversità culturali conseguita nel corso di migliaia di anni è
vitale ai fini dello sviluppo sociale ed economico di una razza umana che sta conseguendo la maturità.
align="left">Essa rappresenta un retaggio cui si deve permettere dì produrre il proprio frutto in una civiltà globale.
Da un lato, le espressioni culturali devono essere protette dal soffocamento da parte delle influenze materialistiche
che hanno attualmente il predominio. Dall'altro, devono essere lasciate interagire nei perennemente
align="left">mutevoli modelli della civiltà, libere da manipolazioni per fini politici di parte».
34. Alla fin fine, il rispetto dei diritti umani deve incominciare nella famiglia: «Paragonate le nazioni
del mondo ai membri di una famiglia. La famiglia è una nazione in miniatura. Ampliate la cerchia della
famiglia e avete la nazione. Ampliate la cerchia delle nazioni e avete tutta l'umanità. Le condizioni che
circondano la famiglia circondano la nazione. Gli avvenimenti della famiglia sono gli avvenimenti della
vita della nazione. Contribuirebbe al progresso e all'avanzamento della famiglia se tra i suoi membri
sorgessero dissensi, se tutti litigassero, si rapinassero, gelosi e pronti a vendicare le offese, dediti alla
ricerca di vantaggi personali egoistici? No, ciò sarebbe causa della scomparsa del progresso e dell'avanzamento.
Così accade nella grande famiglia delle nazioni, perché le nazioni altro non sono che aggregati
di famiglie. Perciò come la lotta e il dissenso distruggono la famiglia e ne impediscono il progresso,
così essi distruggono anche le nazioni e ne impediscono l'avanzamento» ('Abdu'l-Bahá, Promulgation
of Universal Peace, p. 157).
35. «Quando tutta l'umanità riceverà le stesse opportunità di educazione e la parità tra uomini e donne
sarà realizzata, le fondamenta della guerra saranno completamente distrutte. Senza parità ciò sarà impossibile,
perché tutte le differenze e le distinzioni portano discordie e contese. La parità fra uomini e
donne conduce all'abolizione delle guerre, perché le donne non saranno mai disposte a sanzionarle. Le
madri non daranno i figli in sacrificio sui campi di battaglia dopo vent' anni di ansietà e di amorevole
devozione nell' allevarli sin dall' infanzia, qualsiasi causa essi siano chiamati a difendere. Non c'è dubbio
che quando le donne otterranno la parità di diritti, le guerre cesseranno del tutto dal mondo umano»
(Abdu'l-Bahá, Promulgation of Universal Peace, pp. 174-5; trad. it.: La Pace. Compilazione, n. 36).
36. «E si sappia ancora una volta che finché la donna e l'uomo non riconoscano e non pratichino la parità,
non sarà possibile alcun progresso sociale e politico né qui né altrove. Il mondo dell' umanità consiste
infatti di due parti o membri: una è la donna, l'altra l'uomo. Finché i due membri non avranno pari
forza, non potrà essere stabilita l'unità del genere umano né realizzate la sua felicità e la sua gioia. A
Dio piacendo, cosi deve essere» ( da un discorso di 'Abdu'l-Bahá al Club della Federazione femminile,
Chicago, Illinois, 2 maggio 1912, size="3">Promulgation of Universal Peace, p.77; trad. it.: La donna, Compilazione
(Casa Editrice Bahá’í, Roma l986, n. 14).
37. «In passato il mondo è stato governato con la forza; l'uomo ha dominato la donna perché egli è più
forte ed aggressivo nelle qualità del corpo e della mente; ma la bilancia comincia a spostarsi; la forza va
perdendo il suo dominio e la sveltezza mentale, l'intuizione e le qualità spirituali dell'amore e dell'abne27
gazione, che sono le forti doti della donna, vanno affermandosi. Così l'èra nuova sarà un'èra meno mascolina
e maggiormente imbevuta di ideali femminili; o per dire più esattamente, sarà un'èra in cui gli
elementi maschili e femminili della civiltà saranno equamente bilanciati» ('Abdu'l-Bahá citato in John
E. Esslemont, Bahá'u'lláh e la Nuova Èra, (Casa Editrice Bahá’í, Roma 1983), p. 216).
38. Questo principio, che le donne e le ragazze abbiano la priorità sugli uomini e sui ragazzi nell'accesso
all'educazione è un vecchio principio degli insegnamenti bahá’í. In un discorso che pronunciò nel
19l2 'Abdu’l-Bahá disse: «Nel proclamare l'unità del genere umano (Bahá’u’lláh) insegnò che donne e
uomini sono uguali agli occhi di Dio e che tra loro non si deve fare alcuna distinzione. L'unica differenza
che esiste oggi fra loro è dovuta alla mancanza di educazione e addestramento. Se alla donna saranno
date pari opportunità di educazione, distinzioni e giudizi di inferiorità scompariranno…Inoltre, l'educazione
delle donne è di maggiore importanza rispetto a quella degli uomini, perché esse sono le madri
della razza e le madri allevano i figli. I primi maestri dei bambini sono le madri. Perciò esse devono
ricevere un addestramento qualificato perché possano educare i figli e le figlie. Fra le parole di Bahá'u'lláh
vi sono molti provvedimenti a questo proposito.
«Egli ha promulgato l'adozione dello stesso programma di educazione per uomini e donne. Le figlie
e i figli devono seguire lo stesso programma di studi, promuovendo così l'unità dei sessi» (Promulgation
of Universal Peace, p. 174-5).
39. Lawrence H. Summers, Vice presidente e Primo economista della Banca Mondiale, Investing in All
the People (Investire nella gente) (1992) e USAID, Technical Reports in Gender and Development.
Making the Case for the Gender Variable: Women and the Wealth and Wellbeing of Nations (Relazioni
tecniche sul genere e lo sviluppo. Spiegare le ragioni della variabile del genere: donne e ricchezza e
benessere delle nazioni) (Office of Women in Development 1989) (Ufficio delle donne in via di sviluppo
1989).
40. 'Abdu'l-Bahá, Antologia, p. 283.
41 «The Nairobi Forward-Looking Strategies for the Advancement of Women» («Le Strategie lungimiranti
di Nairobi per il progresso delle donne») adottate dalla Conferenza mondiale per esaminare e valutare
i risultati ottenuti dal Decennio delle Nazioni Unite per la donna: Parità, sviluppo e pace, Nairobi,
Kenia, 15-26 luglio 1985.
42. Antologia, p. 303.
43. La dichiarazione interreligiosa intitolata «Towards a Global Ethic» («Verso un'etica globale»), che
fu pronunciata da un'assemblea di leader religiosi e spirituali provenienti da quasi tutte le principali religioni
e movimenti spirituali del mondo nel 1993 al Parlamento delle religioni del mondo di Chicago,
suggerisce che è concretamente possibile che le religioni del mondo trovino molti argomenti comuni a
questo proposito. La dichiarazione dice. «Affermiamo che negli insegnamenti delle religioni si trova un
Sistema comune di valori fondamentali che costituiscono la base di un'etica globale...Negli insegnamenti
delle religioni del mondo già si trovano antiche direttive per la condotta umana, che sono la condizione
per l'esistenza di un ordine mondiale sostenibile».
44. La Regola aurea, l’insegnamento che non dobbiamo trattare gli altri in un modo in cui non vorremmo
essere trattati noi, è un'etica variamente ripetuta in tutte le grandi religioni:
Buddhismo: «Non ledere gli altri in modi che tu stesso troveresti lesivi» (Udana Varqa, V, 18).
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Zoroastrismo: «è buona soltanto quella natura che non faccia ad altri ciò che non è buono per sé»
(Dadistan i Dénik XCIV,5).
Ebraismo: «Quello che per te è odioso non farlo al prossimo. La Legge è tutta qui, il resto è solo
commento» (Il Talmud Babilonese, Shabbat I, 31a).
Induismo: «Questa è somma rettitudine: tratta gli altri come vorresti essere trattato tu. Non fare
al prossimo ciò che non vorresti egli facesse a te» ( Il Mahabharata).
Cristianesimo: «Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Luca VI, 31).
Islam: «Nessuno di voi è un credente finché non desidera per suo fratello ciò che desidera per sé»
(Sunna).
Taoismo: Chi è buono «ha misericordia per le cattive inclinazioni degli altri, considera il loro
vantaggio come il proprio e il loro svantaggio nella stessa maniera» (Il Thai- Shang).
Confucianesimo: size="3">Sicuramente questo è il massimo della benevolenza: Non fare agli altri cio che
non vorresti essi tacessero a te» (Analetti XV, 23).
Fede Bahá’í: «Non dovrebbe desiderare per gli altri quello che non desidera per sé, né promettere
quello che non può mantenere» (Spigolature, 291).
45. Shoghi Effendi, L'Ordine Mondiale di Bahá’u’lláh, p. 207.
46. Bahá'u'lláh, La Proclamazione di Bahá’u’lláh ai re e ai governanti del mondo. (Roma 1968), p.
125, size="3">Spigolature, p. 9.
47. Bahá'u'lláh, Tavole di Bahá’u’lláh rivelate dopo il Kitáb-i-Aqdas. (Casa Editrice Bahá’í, Roma
1981), p. 151.
48. La Commissione per il governo globale scrive: «Mentre il mondo chiede risposte illuminate ai problemi
che sorgono la vigilia del nuovo secolo, ci preoccupa la mancanza di leadership in un'ampia gamma
di cose umane. A livello nazionale, regionale e internazionale, all'interno delle comunità e negli
organismi internazionali, nei governi e negli enti non governativi, il mondo ha bisogno di una
leadership credibile e sostenibile.
«Ha bisogno di una leadership proattiva, non semplicemente reattiva, ispirata, non semplicemente
funzionale, che guardi ai lunghi termini e alle future generazioni in nome delle quali custodiamo il presente.
Ha bisogno di capi rafforzati da una visione, sorretti dall'etica e contrassegnati da un coraggio politico
che guardi al di là delle prossime elezioni.
«Non può essere una leadership contenuta nei limiti delle pareti nazionali. Deve superare i confini
della nazione, della razza, della cultura, del linguaggio e del modo di vivere. Deve abbracciare una più
ampia compagine umana, essere pervasa da un senso d'interesse per gli altri, da un senso di responsabilità
verso il quartiere globale» (Our Global Neighborhood, p. 353).
49. Spigolature, pp. 105, 104.